(Titolo originale THE READER; USA / GERMANIA, 2008)

Siamo nel 1958. In una triste cittadina della Repubblica Federale Tedesca, dove sono ancora ben visibili le tracce della guerra, il sedicenne Michael Berg (David Kross), colto da malore dovuto alla scarlattina, viene soccorso da una ancor giovane donna ed aiutato a ritornare a casa. Ripresosi qualche mese dopo dalla malattia, il giovane si reca da lei per ringraziarla. Tra i due nasce un’immediata, travolgente relazione sessuale. Ella, un’attraente bigliettaia di tram trentacinquenne, Hanna Schmitz (Kate Winslet), chiede al suo partner, di leggerle ad alta voce, durante gl’incontri amorosi, lunghe pagine tratte dai classici della letteratura che egli sta studiando a scuola.
Si va da Omero a Saffo, da Lessing a Cechov.
Michael è attratto in modo irresistibile da questa donna, che ha il doppio dei suoi anni, non solo per l’affascinante carnalità, ma anche per la misteriosa freddezza che ne promana; eloquente a quest’ultimo proposito è l’abitudine di Hanna di non chiamarlo mai per nome, ma, in modo distaccato, “Ragazzo”. Un giorno lei scompare, senza dare spiegazioni. Circa un decennio dopo, quando è studente di Giurisprudenza all’Università di Heidelberg, Michael assiste, insieme all’illustre Prof. Rohl (Bruno Ganz, in una breve, ma assai incisiva, parte) ed alcuni compagni di corso, ad un processo promosso contro un gruppo di donne, sorveglianti delle SS durante il conflitto, accusate, tra l’altro, di aver lasciato morire trecento persone rinchiuse in una chiesa durante un incendio, durante le tremende “Marce della Morte”. Tra le donne il giovane riconosce Hanna. Colpisce il contrasto tra l’aria dimessa di quest’ultima e l’atteggiamento arrogante e improntato a sicumera delle altre imputate, tutte ben vestite e pettinate.
Dell’orrenda strage esse danno tutta la colpa a lei, accusandola di aver scritto da sola il rapporto che le incrimina. Hanna potrebbe smentirle in un attimo ed alleggerire così la sua posizione: sarebbe sufficiente rivelare quel segreto che ha sepolto nel più intimo del suo essere, ma tace, anzi avalla in qualche modo l’accusa; come tace, non visto dal suo posto in tribuna, lo stesso Michael, profondamente turbato.
La Corte, composta da giudici ottusi ed ipocriti, impegnati anzitutto a lavarsi la coscienza dalle corresponsabilità che diversi di loro verosimilmente hanno avuto durante il non lontano periodo nazista, condanna a quattro anni di carcere le altre SS, ma irroga ad Hanna l’ergastolo.
Ci troviamo di fronte a un problema di carattere giuridico/morale: perché chi si è autoaccusato di un crimine viene castigato al massimo grado, mentre i suoi omertosi complici sono premiati con una riduzione della pena, senza che si effettui una verifica in ordine alla loro estraneità, o almeno minor responsabilità?
A questo punto………
Tratto da un romanzo del tedesco Bernhard Schlink, Der Vorleser (In italiano, A voce alta, ed. Garzanti), del 1995, The Reader è un film di indubbio impatto emotivo, che si avvale, in primo luogo, della forte interpretazione di Kate Winslet (Oscar meritatissimo, il suo) e della rivelazione David Kross, Michael da giovane.
Quella dedicata alla relazione sessuale tra i due è, a mio parere, la parte più intensa della pellicola perché sa dar voce alle pulsioni, ai sentimenti intensi e contraddittori di un adolescente, alle prese con la scoperta del proprio essere uomo, che sarà segnato a vita dal rapporto con una donna più matura, ma così significativa per lui; ben lontana dalla sua conformista famiglia di origine.
La storia narrata intende trasmetterci un messaggio? E, in caso positivo, quale?
Siamo di fronte ad una Germania che, da un lato sta cercando di capire come sia stato possibile l’orrore del nazismo; ma, dall’altro, c’è chi (i giudici, per esempio), va alla ricerca di colpevoli ben definiti, così da eliminare le proprie responsabilità:
Le società credono di agire secondo una cosa chiamata morale…ma non è così” rileva il Prof. Bohl mentre discute con i suoi studenti, tra cui Michael, tra una fase e l’altra del processo.
E Hanna, come si pone di fronte alla propria storia? Al processo, ha l’onestà, a differenza delle cotonate complici, di raccontare la tragedia del rogo esattamente com’è avvenuta, ma giustifica il proprio comportamento (“Non potevamo lasciar fuggire i prigionieri”) e non domanda perdono a nessuno. In occasione di una gita in bicicletta con Michael aveva pianto dopo che, entrata in una chiesa di campagna, aveva visto e udito dei ragazzini cantare. Rimorso al pensiero di “quella chiesa”, dalla quale uscivano le urla dei prigionieri intrappolati o che altro?
Il valore da proteggere in assoluto è un certo segreto che condiziona la sua esistenza e pone tutto in secondo piano. Una sorta di nucleo di ghiaccio, che si scioglie solo alla fine, quando ella si uccide, poco prima di uscire dal carcere, dopo che la pena le è stata condonata. Tale gesto estremo, tuttavia, sembrerebbe determinato più dal terrore di affrontare di nuovo la vita là, in un mondo esterno, ostile ora più che mai, che dal peso per il crimine commesso. Sembrerebbe, ma il dubbio resta.
Certo, al di là della bravura degl’interpreti, non siamo ai vertici, per limitarci a storie romanzate, di Schindler’s List di Spielberg o de Il Pianista, capolavoro del “diabolico” e tormentato Polansky.
L’enormità della Shoah non è colta; ciò forse è percepito con maggiore sensibilità da parte di chi, come la scrivente, ha passato, solo pochi giorni fa, alcune ore allo Yad Vashem di Gerusalemme.
Una nota stonata: il solito conformismo di presentare la piccola sopravvissuta al rogo, cui Michael maturo (un inespressivo, almeno in questa occasione, Ralph Fiennes) si presenta a New York, come un’algida, elegante ricca signora ebrea americana, chiusa nelle sue sicurezze, che ritiene di ristabilire un’approssimativa equità  accaparrandosi il barattolo  di latta dove Hanna aveva raccolto i suoi risparmi, destinati a lei, a risarcimento tardivo della scatoletta, piena di ricordi di famiglia, che al lager le avevano portato via.

Chi ha passato certe esperienze non pensa alle scatolette di latta, né ha una simile freddezza negli occhi e nel cuore.

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