(Titolo originale Beat the Reaper)
Trad. Luca Conti, Einaudi Stile libero BIG, 2009, pp. 322
“E’ una ben strana maledizione…Siamo fatti per il pensiero e la civiltà…Eppure il nostro unico desiderio è diventare dei killer”.
Estate, tempo di letture: l’occasione per approfondire complesse tematiche storiche o per riprendere con calma un romanzo di formazione che aveva lasciato dietro di sé una scia di problemi irrisolti ed interrogativi aperti.
A volte però capita di abbandonare, sia pure per poco, il familiare terreno della letteratura, diciamo così classica, per approdare a generi, solo in apparenza, lontani, complice magari un articolo particolarmente evocativo, apparso su un quotidiano.
E così mi sono trovata tra le mani questo thriller assai originale, del quale, va da sé, non rivelerò la trama (né men che mai il finale), ma del quale mi limiterò a fornire alcuni dati essenziali sull’Autore e il Protagonista.
Josh Bazell, americano di circa quarant’anni, è laureato in letteratura inglese e scrittura, nonché in medicina. Vive a S. Francisco, ove sta conseguendo la specializzazione in psichiatria.
Il Protagonista, giovane anch’egli, si chiama Pietro Brnwa, alias Peter Brown, anch’egli medico, ma altresì ex killer, sia pure -anche- per spirito di amicizia, della mafia, ricercato con ogni mezzo dai vecchi compari perché entrato in un programma di protezione governativo.
E’ ebreo, come Bazell. E questo è un dato non secondario, sia perché attorno ad una vicenda tragica, svoltasi molti anni addietro, ruota tanta parte della sua storia, sia perché è proprio il “personaggio Pietro” che fa riflettere, sia pure in modo indiretto, come afferma l’Autore in una recente intervista, su diversi temi legati all’Ebraismo. Questo, per cominciare: per decenni il mondo è stato così condizionato dall’orrore della Shoah da essere indotto a mitigare, o almeno occultare, il proprio antisemitismo. Ecco allora affermarsi il modello dell’Ebreo visto come vittima, il timido intellettuale occhialuto (preferibilmente apolide, almeno nello spirito), pronto a chiedere scusa di esistere; uno stereotipo ben presto adottato dai “gentili” (spesso alle prese con sentimenti di colpa) e pure da numerosi intellettuali ebrei politicamente corretti. Ora però, come osserva Bazell, quest’epoca d’oro è terminata ed è tornata la voglia di dire agli Ebrei come debbono comportarsi.
In primo luogo ciò è riscontrabile in quell’attenzione, da lui definita, “psicotica” ai crimini -veri o inventati- commessi dallo Stato di Israele, il quale, pur con tutti gli errori compiuti nei suoi sessant’anni di vita, dovrebbe passare il tempo a scusarsi davanti al mondo intero per non esser stato ancora distrutto, nonostante l’impegno profuso da chi lo odia prima ancora che vedesse la luce.
“Ecco perché” prosegue “il mio protagonista che dà mazzate senza paura, rappresenta un nuovo tipo di ebreo capace di difendersi: perché Woody Allen è il passato, l’uso della forza è necessario”.
Teatro delle imprese di Pietro è un lurido, ma non poi così improbabile, ospedale newyorkese, il Manhattan Catholic, dove egli incontra i personaggi più disparati, ai quali appioppa azzeccati soprannomi, come, ad esempio: “Dolori di Chiappe” o “Miss Osteosarcoma”…anzi, proprio in merito a quest’ultima, una giovane donna, scopre, per fortuna, che il tumore alle ossa non esiste; e, guarda guarda, giusto pochi minuti prima che alla stessa sia amputata una gamba sana.
E’ tra le pareti dell’ospedale che la “grande Mietitrice” attende il nostro medico: sotto le vesti di un paziente moribondo, un suo vecchio conoscente degli anni di mafia.
Se questi muore, il passato del protagonista tornerà alla luce e ciò non può accadere.
Ricco di suspence, di situazioni inverosimili, spassosissimo -ma con immagini e racconti che fanno riflettere- scritto con linguaggio coloritissimo e svelto, impreziosito da note a pié di pagina, nelle quali si mescolano informazioni di carattere medico/legale e spunti sempre interessanti-, questo primo romanzo di Bazell, scritto durante la pratica in ospedale, ha conquistato il pubblico e la critica americani.
Ne sono derivati, da sé, un sito web -www.beatthereaper.com, ben congegnato- ed una serie di video su YouTube, che vede lo scrittore alle prese con consigli professionali tra il serio e il faceto.
E presto la vicenda diverrà un film con Leonardo Di Caprio, interprete ideale per dar corpo e anima all’impagabile carogna dal cuore d’oro.
Buona fortuna, Orso!