“La migliore medicina è la musica. Prima dei concerti i bambini entrano con la flebo o attaccati alla gonna dei genitori, con aria triste e afflitta. Quando iniziamo a suonare, si crea come una magia. I volti dei bambini si illuminano. Diamo poi loro la possibilità di toccare gli strumenti, di provarli. Da quest’anno, poi, li chiamiamo a dirigere la nostra orchestra davanti ai genitori, agli altri pazienti e agli infermieri. Così possono esprimersi” (Mattia Petrilli, flautista dell’Orchestra Mozart, Autunno 2009, ma sempre attuale)
IL PREAMBOLO
Coincidenze che rendono la vita ricca di sorprese e di fascino.
Il terzo appuntamento del percorso chiamato Di nota in nota (v. il mio precedente commento, dicembre 2017) in programma per domani, 20 gennaio, è preceduto, oggi pomeriggio, venerdì 19, da un incontro, organizzato dall’Associazione Mozart 14. Col messaggio di invito la Presidente, Alessandra Abbado, ci riunisce per un aperitivo di buon anno “che sarà occasione per presentarvi le novità dell’Associazione Mozart 14. Ci tengo molto a raccogliere in quella data le persone più vicine e sensibili all’Associazione Mozart 14, in ricordo del nostro fondatore”. Domani, infatti, è il quarto anniversario della sua scomparsa.
Come ho già scritto in diversi commenti su queste pagine, l’Associazione è stata costituita nel 2014 dai quattro figli del M° Claudio Abbado e, in particolare, da Alessandra, per dar seguito, in ambito sociale ed educativo, all’eredità culturale del padre: portare la Musica nei luoghi in cui essa di solito non entra, come ospedali e carceri (ma non solo).
Il Maestro non solo è stato uno dei maggiori direttore d’orchestra del mondo, ma anche un precursore della Musicoterapia, disciplina praticata da tempo all’estero, ma pressoché sconosciuta nel nostro Paese fino a poco tempo fa.
L’ho sottolineato in altre occasioni -ma non mi stancherò mai di ripeterlo perché è un’idea forza cui tengo molto; chi, per caso, mi leggesse si armerà di sacrosanta pazienza- egli era convinto che la Musica fatta insieme abbia un notevole effetto terapeutico e socializzatore.
Alcuni punti essenziali, senza dilungarmi, base di partenza per approfondire la storia e le numerose attività dell’Associazione, leggibili nell’esaustivo sito web: www.mozart14.com
Mozart 14 continua i programmi nati fin dal 2006, quando il volto musicale dell’Orchestra Mozart (quella originaria, fondata nel 2004) era un tutt’uno con quello sociale.
Quali programmi?
Nel 2006, nasce TAMINO, nome che sta ad indicare non solo il protagonista maschile de Il Flauto Magico di Mozart, ma è pure un acronimo (Terapie Attività Musicali (e) INnovative (in) Ospedale).
Scopo del programma è la capillare diffusione della cultura musicale a partire dall’infanzia – in particolare quella che vive situazioni di sofferenza e disagio- grazie al coinvolgimento di figure professionali di elevata competenza artistica e didattica operanti all’interno di strutture educative, assistenziali e sanitarie. Si tratta quindi di professionisti, riuniti in Music Space Italy (struttura di cui è responsabile la D.ssa Barbara Zanchi), non persone di generica, pur lodevole, “buona volontà”),
TAMINO:
– si attiva per la valorizzazione precoce delle potenzialità di apprendimento del linguaggio musicale dei bambini;
– favorisce l’avvicinamento alla musica dei piccoli pazienti e dei loro famigliari in situazioni e fasi della vita particolarmente difficili, forte della convinzione che la Musica possa essere veicolo di serenità e sollievo;
– valorizza giovani musicisti che esprimono speciali talenti di tipo relazionale e comunicativo e desiderano porre la propria arte al servizio di strutture e fasce di utenza che non siano quelle tradizionali del pubblico di un concerto;
- è un valore aggiunto per il Reparto: oggi tutti i reparti pediatrici del Policlinico S. Orsola di Bologna, compreso quello dedicato ai piccoli prematuri, sono coinvolti.
Nel 2011 nasce, sempre dal cuore e dalla mente di Claudio Abbado, il programma PAPAGENO, l’uccellatore de Il Flato Magico. Mozart è una sorta di anima, di referente ideale per questi progetti / programmi.
Papageno, come sappiamo, è presuntuoso, sempre fuor di luogo nel suo comportamento, insicuro, in cerca della propria strada.
Il programma ha come focus un Coro polifonico formato da detenuti e detenute del carcere “Dozza” di Bologna, circa una quarantina, supportati da un gruppo di volontari / e; anche costoro forniti /e di ottima competenza. Gruppo composto di uomini e donne, caso raro in questo ambito.
Il Coro, diretto fin dall’inizio dall’ottimo giovane Maestro Michele Napolitano, nasce dalla consapevolezza che la Musica è strumento efficace di riscatto sociale per le persone. Nel cantare in coro esse imparano a conoscere il valore del rispetto umano e del reciproco ascolto. Percepisci subito la lezione di Josè Antonio Abreu (ben conosciuto dal M° Abbado), ideatore di El Sistema, notevole programma (risale al 1975) per la diffusione dell’educazione musicale in Venezuela [1].
La partecipazione al Coro Papageno è attività formativa riconosciuta a tutti gli effetti, inserita nel curriculum scolastico interno al carcere del CPIA – Centro metropolitano di Bologna per l’istruzione degli adulti-.
Diverse realtà economiche e culturali, grazie all’Associazione e, in primo luogo al suo Presidente, supportano il Coro. Il percorso, in sostanza, non ha mai conosciuto interruzioni. Si esibisce in due concerti ufficiali annuali in carcere: uno il cui pubblico è composto dai soli carcerati; un secondo, a tarda primavera, aperto alla cittadinanza. Quest’ultimo è atteso con profonda emozione dai coristi, che possono finalmente mostrare quanto hanno imparato durante i mesi di costante impegno nelle prove.
Assistere al concerto di Papageno, lo dico per esperienza diretta, è qualcosa di unico.
Vale la pena andarci, vincendo -oltre ad un certo disorientamento che produce l’entrata in un’istituzione totale quale è un carcere- certi pregiudizi nei confronti della popolazione ivi detenuta che chiunque di noi (consapevole o meno) porta dentro di sé. Se ci vai una prima volta, non hai bisogno che qualcuno ti solleciti a ripetere l’esperienza. Essa viene da sé.
Nel 2015, poi, l’Associazione ha inaugurato all’interno del carcere un’altra attività musicale formativa: il corso di alfabetizzazione musicale e di tecnica vocale. Ciò per dare risposta a due nuove esigenze: il desiderio dei coristi più esperti di affinare la propria tecnica vocale, da un lato; e la necessità di creare un percorso propedeutico per insegnare le principali regole della musica corale ai nuovi arrivati, dall’altro.
Inoltre il Coro è importante punto di riferimento ad iniziare una nuova vita per coloro i quali, una volta scontata la pena e rientrati nella società, spesso non hanno alcun punto di riferimento, talvolta nemmeno nelle famiglie d’origine. Spesso è inevitabile, purtroppo, ricadere nella devianza.
Ci tengo a sottolineare questo concetto perché, come raccontava una volta lo stesso Michele Napolitano, qualcuno potrebbe osservare quanto sarebbe più utile per i detenuti imparare un mestiere, anziché “perdere tempo a cantare in gruppo”. Ma, a parte che le due attività non si escludono, l’esperienza è utile anche da questo punto di vista pratico, nel dare cioè una valida, concreta mano agl’interessati per (re) inserirsi nella società civile.
Quando, quattro anni fa, Claudio Abbado è mancato, i suoi figli, Alessandra e i fratelli, non hanno voluto disperdere il lascito paterno e quindi hanno dato vita all’Associazione della quale, in concreto, si occupa a tempo pieno la stessa Alessandra, supportata da un ottimo staff, sempre cordiale e disponibile, a cominciare da quando vai a far loro visita, nella nuova sede di Via Guerrazzi n. 30, dove, fino all’anno scorso, era ubicata la Fondazione Claudio Abbado, ora per quanto ne so, trasferita a Milano presso il Presidente, Paolo Lazzati.
“La nostra ragion d’essere”dice lei “è di restituire gli enormi regali che Claudio ci ha lasciato. I suoi programmi, i suoi ‘sogni’. E questo lo facciamo giorno dopo giorno con il nostro lavoro”.
L’attività dell’Associazione non si ferma qui: ai programmi originali se ne aggiungono di nuovi; gli ultimi, in ordine di tempo, sono Leporello e Cherubino: sulla stessa linea, nella convinzione che la musica è elemento di riscatto dalla sofferenza e dal disagio, nonché fondamento della civile convivenza tra persone e popoli.
I nomi sono volutamente spiritosi, ma azzeccatissimi.
LEPORELLO: si tratta, com’è noto, dell’impudente, furbetto servo del Don Giovanni mozartiano. Egli raccoglie in un libro i nomi di tutte le conquiste amorose del libertino per poi sciorinarne l’elenco alla povera Donna Elvira.
Così il testo, nel libretto di Lorenzo Daponte:
“Madamina, il catalogo è questo
Delle belle che amò il padron mio;
un catalogo egli è che ho fatt’io;
Osservate, leggete con me.
In Italia seicento e quaranta;
In Alemagna duecento e trentuna;
Cento in Francia, in Turchia novantuna;
Ma in Ispagna son già mille e tre”.
L’esperienza maturata con il Coro Papageno nella Casa Circondariale “Dozza” e la volontà di avvicinarsi al mondo dell’adolescenza hanno portato due anni fa Mozart14 a sviluppare Leporello, attività di musicoterapia e songwriting che essa svolge con i ragazzi reclusi dell’Istituto Penale Minorile di Bologna.
Leporello offre ai giovani detenuti -età: fra i 14 e i 24 anni- lo strumento espressivo con cui tradurre prima in testi e poi in canzoni il loro vissuto complesso e doloroso.
Nei testi e nella musica i ragazzi hanno occasione infatti di esprimere tutto il loro disagio, le forti emozioni di ribellione, rabbia, e di elaborare in forma creativa la propria condizione.
La musica di Leporello ha valenza terapeutica ma anche pedagogica. Favorisce l’integrazione e la comunicazione all’interno del gruppo dei ragazzi coinvolti, portandoli a un clima di collaborazione e ascolto reciproco. A chi partecipa ai laboratori musicali di Leporello rimane il beneficio di un’esperienza espressiva musicale, che può diventare occasione di crescita personale.
Le attività di musicoterapia di Leporello sono realizzate grazie al sostegno di Fondazione Maccaferri, SIAE -Società Italiana degli Autori ed Editori-, Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, Hera.
Ultimo nato in ordine di tempo -ma sono certa che non ci si fermerà qui- è CHERUBINO, altro personaggio di un’opera di Mozart. Si tratta de Le nozze di Figaro, ossia la folle giornata (1785/86). Nella vicenda Cherubino e la sua Barbarina rappresentano l’amore acerbo (mentre Susanna e Figaro l’amore che sboccia, il Conte e la Contessa l’amore logorato e senza più alcuna passione, Marcellina e don Bartolo l’amore maturo).
Il programma, nato lo scorso 2017, è rivolto agli adolescenti e ai bambini con disabilità fisiche e cognitive. Si è partiti con un laboratorio di canto corale per giovani con sindrome di down e ritardi cognitivi, fra i 13 e i 20 anni, avviato in collaborazione con l’Azienda USL di Bologna (Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza del Dipartimento di Salute Mentale) e con l’Associazione Genitori Ragazzi Down – GRD. La partecipazione ai laboratori di canto corale stimola l’autonomia personale, e dunque l’autostima, l’interazione e la socializzazione con i coetanei. A breve si prevede si integreranno nel gruppo anche giovani coristi senza disabilità fisiche o cognitive, per stabilizzare e consolidare la compagine.
Fanno parte delle attività di Cherubino anche i laboratori creativi sull’esplorazione della voce rivolti ai bambini sordi dai 4 ai 10 anni, avviati in collaborazione con la Fondazione Gualandi (sordomuti).
Le attività di Cherubino sono realizzate grazie al sostegno di Fondazione Maccaferri e Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna.
Il nostro incontro di venerdì 19 non ha luogo alla sede di Mozart 14, ma presso l’abitazione di un’amica di Alessandra, Margherita Morabito. Giungo all’indirizzo di Via Barberia n. 32, un palazzo antico, senza ascensore, dall’aria un po’ desueta, ma carico di forte suggestione.
Salgo al primo piano; alto, per così dire.
Mi danno il benvenuto Matilde, Stefania, Anna e Francesca, le ragazze dello staff; poco dopo, la Vicepresidente, Maria Elisa.
Entro e mi trovo in un’autentica reggia.
Appartamento molto vasto, con pareti ricoperte da tappezzeria damascata dei colori più vari, compreso un verde intenso, incredibile. I soffitti sono impreziositi con affreschi, inneggianti per lo più alle Arti e alle Muse, in particolare a colei che rallegra, cioè Euterpe Εὐτέρπη, la protettrice della Musica. Peccato aver lasciato a casa la macchina fotografica; d’altronde questo mi consente un’osservazione in libertà, senza il pensiero di scattare ad ogni momento. Preferisco, ad essere sincera, prendere appunti; ognuno ha i propri strumenti del “mestiere”.
Tanti mobili, alcune librerie piene di CD e DVD, seggiole, tavolini delle più diverse fogge e dimensioni, periodi storici….Ma: nulla è ridondante, fuori posto, casuale.
Senti che è un ambiente vissuto. D’altra parte, come potrebbe essere altrimenti? Margherita, una signora dai capelli biondi ricciuti, che compare e, per lo più, scompare -tanto che, purtroppo, dato anche il folto numero di persone intervenute, non riuscirò a salutare-, è legata da vincoli di amicizia con Alessandra, figlia-figlia, verrebbe da dire, di suo padre.
Figlia – figlia? Certo: basta incontrarla una volta, Alessandra, per rendersene conto.
Bell’aspetto, sguardo intenso….un parlare sintetico senza fronzoli…..potresti sbobinare quello che dice, tanto è chiaro ed essenziale perché ogni frase, ogni parola è pensata; e, soprattutto, vissuta. Non ha nulla di manierato; anzi, tutto il contrario.
Ti rendi conto che non ama le chiacchiere, l’esternazione fine a se stessa delle buone intenzioni, rifugge dalle frasi altisonanti intercalate dall’inossidabile come dire, ma preferisce affrontare e, se possibile, vincere (con costanza e spirito combattivo) sfide difficili; come quella di dare attuazione al lascito sociale del Papà, a lui caro tanto quanto quello artistico. L’uno sono l’interfaccia dell’altro.
Ci salutiamo con cordialità. Ho sempre avuto l’impressione che, al di là del tono schivo e forse un po’ distaccato, in realtà sia perfettamente consapevole che io mi sento legata a loro da un vincolo misterioso, al di là del tempo e dell’effettiva frequentazione.
Appare talvolta secca di modi, quasi brusca; forse è timidezza, ritrosia ; ritengo sia persona poco avvezza alla mondanità, sopportata da lei in misura omeopatica, giusto il minimo necessario.
Su questo siamo in sintonia perfetta.
Va conquistata con rispetto e infinita pazienza; questo vale per tutti, ma, per lei, in particolare. Come sarebbe accaduto, se mai ci fossimo incontrati di persona, anche per Claudio.
Quando sorride assomiglia sia a lui che a Giovanna (Cavazzoni), la mamma mancata circa due anni fa; figura benemerita, a sua volta ricca di affetto e di valori positivi, trasmessi ai due figli nati dal matrimonio con Claudio -Daniele e Alessandra-; fondatrice, nel 1982, dell’Associazione VIDAS.
Vidas garantisce assistenza completa e gratuita ai malati terminali di cancro, a domicilio e nell’hospice Casa Vidas, in degenza e day hospice. 1.600 i pazienti assistiti ogni anno a Milano, Monza e in 112 comuni dell’hinterland. Un’assistenza offerta 24 ore su 24, 365 giorni l’anno da équipe sociosanitarie composte da figure professionali specializzate in terapia del dolore e cure palliative e da volontari selezionati e formati. Vidas difende il diritto del malato a vivere anche gli ultimi momenti di vita con dignità. “Quando si dice che non c’è più niente da fare, non è vero. C’è tantissimo da fare. Togliere il dolore, sostenere nell’intimo la persona e far sì che fino all’ultimo respiro sia vita: un’opera di giustizia che incontra la pietas. E in totale gratuità”.
Giovanna ha dovuto affrontare, nel corso della sua esistenza, prove molto dure, ma di questo era convinta: “Qual è il modo migliore per attraversare il dolore? Pensare, se che ti trovi davanti a un fuoco, di buttarti e dire: forse di là c’è un prato. Se facendo un salto fortissimo ti va bene, forse su quel prato potrai seminare la tua vita”.
Margherita, che ci accoglie nella sua dimora, ama la Musica, la Bellezza; e dunque pure le Piante, va da sé. Presenti in un certo numero e ben rigogliose, è loro dedicata una spaziosa veranda, illuminata da una poetica lampada.
Incontro diverse persone ancora sconosciute, ma altrettante a me ben note.
Tra queste ultime: gl’immancabili due “gemelli medici”, amici di famiglia e consoci di Mozart 14, Paolo e Piero -cui all’inizio si aggiunge il terzo fratello, ritengo il maggiore per età, ingegnere, Walter-, ammirano con me le sale e tutto l’ambiente; saluto Michele Napolitano, il direttore del Coro Papageno, che porta a farci conoscere la sua bambina ultima arrivata, nata da poco, addormentata nel caldo marsupio. E un fratello di Maria Elisa, con sua moglie, conosciuti a Novacella l’estate scorsa e poi incontrati il 15 settembre in Formigine al concerto di Spira Mirabilis.
Soprattutto m’intrattengo con una coppia davvero simpatica, Padre, Emilio, e Figlia, Margherita; abitano a Venezia.
Ci conoscemmo circa due anni fa in occasione dell’assemblea annuale di Mozart 14 e simpatizzammo subito; raccontai della mia rinata passione per la Musica, dei concerti ai quali ero tornata a partecipare, insieme a Mauro, dell’importanza che aveva la figura di Claudio Abbado in tutto questo; chiacchierammo come vecchi amici in quel salotto all’ultimo piano, a casa di Alessandra -assente perché impegnata a Milano per assistere Giovanna, che ci avrebbe lasciati di lì a un mese-. Insieme a noi, una dozzina di altri soci e i membri dello staff, tra i quali due i quali, da ultimo, hanno preso strade diverse, con mio rammarico perché sono simpatici e bravissimi: Arianna e Alessandro.
Emilio mi raccontò di Mario, cugino di suo padre, un violoncellista di vaglia; uomo severo che aveva a lungo collaborato con Arturo Toscanini; Lui e il Maestro avevano entrambi due caratteri forti; inevitabili gli scontri. Mostrò una vecchio foto: l’interno di un salotto borghese, tappezzeria e ritratto di Gioachino Rossini alle pareti. Un trio da camera: Mario in piedi, imponente, col suo strumento, a destra; a sinistra, un violinista un po’ intimidito, Mario Fantini; al centro, il pianista bruno giovanissimo, con la tipica pettinatura e l’aria da bravo ragazzo anni ’60; quelli che incontravi alle “festine” e che poi ti accompagnavano fin davanti all’uscio di casa. Facile indovinarne nome e cognome.
Ci siamo rivisti a inizio estate scorsa presso il carcere bolognese in occasione del Concerto del Coro Papageno, senza peraltro andar oltre un rapido saluto.
Oggi chiacchieriamo di Musica, di persone, di ambienti magici, come la grande sala del KKL di Lucerna, ben conosciuta.
Rievochiamo quell’immagine del secondo cugino violoncellista, compresa nella raccolta Claudio Abbado fare Musica insieme [2], testo divenuto ben presto di difficile reperimento; fortuna che entrambi l’abbiamo acquistato all’indomani dell’uscita in libreria.
Confessa, in tutta sincerità, di non essere particolarmente interessato alla rinascita dell’Orchestra Mozart, complice anche il fatto di risiedere lontano da Bologna.
Ma…gli dico…e i ragazzi, i giovani musicisti, voglio dire? Se è tornata, se torna, a suonare, il merito è, in primo luogo, tutto loro. Non lo mette in dubbio; anzi augura ogni successo; peraltro, senza “quel ” Direttore, è tutta un’altra cosa….Questo va da sé, ribatto con garbo. Ognuno peraltro è figlio del proprio tempo e non è, per così dire, clonabile. Tuttavia il Maestro (che, non a caso, amava lavorare coi giovani) sarebbe, anzi, sarà, felicissimo di vedere la sua ultima creatura, tanto amata, vivere dopo di lui; e ciò grazie all’impronta che egli ha lasciato su ciascuno dei figli artistici e su tutti, nell’insieme.
Sorride amichevole. Ognuno resta nella propria posizione. Forse per me è più facile ricominciare da capo, visto che il “prima” non l’ho direttamente vissuto.
Mi confida di aver assistito alle due direzioni della Nona sinfonia di Mahler ad opera di Abbado e di averne riportato una fortissima emozione: “Nel 2010” ricorda “la prima in agosto, a Lucerna; la seconda a Parigi, nella Salle Pleyel, in ottobre”.
I tre minuti di Silenzio. Il pubblico che vive l’estasi mistica. Inevitabile confidarsi “pensieri ultimi”. Ci sentiamo in perfetta sintonia allorché, convinto: “Io ci credo, ci credo molto”. Tiene a precisarlo; il che mi fa piacere, in un’epoca nella quale, per avere il bollino blu d’accesso ai salotti buoni, è necessario dichiararsi “laici”, espressione scipita, più o meno come “cucina internazionale”; indispensabile, però. Perfino una preghiera per venire accettata, ha da essere etichettata come…laica. A prescindere dalle convinzioni religiose del suo Autore. Un…delirio, per non dire peggio.
“E affermo” prosegue “che quell’interpretazione così intensa di Abbado, uomo -a quanto si dice- non credente, mi è stata , dal punto di vista spirituale, assai più di aiuto delle chiacchiere di tanti sedicenti cristiani”. Caro Amico, con me Lei sfonda una porta aperta.
E gli dico la mia sulla fotografia (di Pierre Toulet) scattata alla Salle Pleyel, presente nel testo di cui sopra.
E’ l’immagine da me preferita del libro; senza togliere nulla all’arte di Marco Caselli Nirmal.
L’evento si è appena concluso. Il Direttore al centro, le mani giunte, sorride commosso all’Orchestra (di Lucerna).
Come ho scritto a matita sulla pagina accanto: “Nulla di più poetico e alto di un gruppo unito a un Direttore il quale -ora in nome di Gustav Mahler- rende omaggio ai suoi musicisti”. E’ questo il significato, lui che rende omaggio a loro, non viceversa. Concorda; poi mi fa notare: “Ma non ha assaggiato nulla!” ..
E come potrei?
La giovane Margherita chiede: “Gradisce un bicchiere di vino?”
“Grazie”. “Bianco o rosso?” “Rosso”. Torna poco dopo. Un sangiovese di qualità; il profumo di un pomeriggio intenso.
Ci accomodiamo nella grande sala dove su un vasto schermo scorre un film che illustra l’attività dell’Associazione: bambini e ragazzi che cantano, suonano, sorridono, sempre e comunque attentissimi….Sulla parete l’ingrandimento di una splendida fotografia scattata a Claudio da Marco Caselli a Ferrara nel 2007.
Eccola. Marco mi autorizza a riprenderla qui.
Di lui s’intravvede appena il profilo, dal naso forte, caratteristico.
In primo piano: il braccio sinistro esce dalla camicia sportiva color mattone e termina con la mano che tiene con nonchalance la bacchetta, di solito ben stretta nella destra.
L’indice della medesima mano evoca subito una posa di creazione, michelangiolesca, verrebbe da dire.
Accompagnati da quella mano…quelle mani, quello sguardo…. entriamo nella Magia della Musica, da terra a cielo, da cielo a terra.
Intenso momento di commozione, nel ricordo. Un’amica di Alessandra sta per scoppiare a piangere, lei la trattiene con un gesto affettuoso….Poi guarda un attimo verso di me…..Mi vengono i brividi…Silenzio.
Ci sentiamo tutti uniti, in un forte abbraccio.
Torniamo all’oggi: il modo migliore per onorarlo.
Dopo un’introduzione della Presidente, Francesca, responsabile per le Relazioni Esterne, riassume il percorso svolto negli ultimi mesi ed espone alcune novità, con l’aiuto di brevi filmati.
A maggio 2017, Mozart 14 ha nominato Ezio Bosso testimonial e ambasciatore internazionale dell’Associazione. L’impegno del Maestro a farsi portavoce delle attività ha permesso di essere conosciuti da un più vasto pubblico, oltre a chi segue attivamente. Egli ha inoltre partecipato alle ultime “Giornate di Tamino” (16-19 novembre 2017) inaugurando per la prima volta a Bologna il suo “Studio Aperto” che ha visto un’ampia partecipazione di persone, in primo luogo musicisti esordienti, ma non solo, consentendo di conoscere le attività che Mozart14 sostiene all’interno dei reparti pediatrici del nostro Policlinico. Il connubio con il Maestro Bosso proseguirà anche nel 2018.
Si è inoltre consolidata la presenza sui media (online ed offline), radio/tv/giornali.
In specifico:
TAMINO: Continuano le attività ordinarie e settimanali nei reparti di Chirurgia, Oncoematologia, Terapia Intensiva Neonatale e Neonatologia del Policlinico S. Orsola-Malpighi di Bologna.
E’ in via di completamento la ricerca scientifica sugli effetti benefici -e quindi sul valore scientifico- della Musicoterapia, sostenuta dal Dipartimento di Oncoematologia del nostro Policlinico, diretto dal Prof. Andrea Pession, e dalla nostra Associazione.
Detta ricerca verrà presentata nel corso di questo 2018.
CHERUBINO: Proseguono i laboratori di canto corale ed esplorazione della voce diretti ai bambini sordi della Fondazione Gualandi, agli adolescenti con sindrome di Down (insieme all’Associazione genitori Down) e disabilità cognitive (con AUSL- Dipartimento di salute del Servizio di Neuro Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza).
Obiettivo per il 2018 è consolidare i gruppi e aumentare la rete di relazioni con realtà simili sul territorio.
CORO PAPAGENO: Il documentario SHALOM! La musica viene da dentro. Viaggio nel Coro Papageno (regia di Enza Negroni, produzione Proposta Video) è stato proiettato in anteprima assoluta allo scorso Biografilm Festival di Bologna (9-19 giugno 2017) e trasmesso dalla Rai il 21 e 24 giugno 2017.
È stato realizzato inoltre un cofanetto (volto a raccogliere fondi per le attività del Coro) che contiene il dvd del docu /film, con extra dei concerti del Coro Papageno in Senato, in Vaticano (in occasione del Giubileo dei carcerati) e con la popstar Mika per il programma “Stasera Casa Mika” (novembre 2016); oltre a un libretto di testimonianze sulla nascita del Coro.
Nel 2018 verrà proseguita la raccolta fondi per l’Associazione, sia con attività ed eventi che promuovano il cofanetto sia proponendo i diritti televisivi del documentario al mercato estero.
Mozart 14 ha già ottenuto l’acquisizione dei diritti televisivi per l’Italia da parte della RAI, il che ha permesso di diffondere la conoscenza dell’iniziativa.
Infine, è stata stabilita la data del prossimo concerto del Coro, presso il Carcere della Dozza: Sabato 26 maggio 2018. Tra circa due mesi si metterà in moto l’organizzazione dell’evento; occorre iniziare con un certo anticipo per ovvie ragioni di sicurezza; e pure chi è interessato deve attivarsi per tempo, anche perché i biglietti vengono “bruciati” in pochissimi giorni.
LEPORELLO: Proseguono a pieno ritmo le attività settimanali con il gruppo di ragazzi detenuti dell’Istituto Penale Minorile di Bologna (Pratello).
Nelle settimane prossime verrà presentato in anteprima assoluta in città -e a livello nazionale- il risultato dei laboratori di song writing guidati dai musicoterapisti all’interno dell’Istituto. I musicoterapisti (entrambi fanno capo a Music Space Italy) sono due giovani molto in gamba: Fabrizio Cariati e Marco Paganucci. Si tratta di tre testi, tre canzoni, tre videoclip, che saranno riversati su DVD.
C’è qualcuno che desidero conoscere prima di accomiatarmi.
Si tratta del figlio di Alessandra, Luigi, circa trent’anni, che vive a Milano.
Alto, bruno, sguardo acceso. Un sorriso pieno, come quello del Nonno. “So quanto gli volevi bene e quanto egli amasse i nipoti” . Questo gli dico, nel rammentare una fotografia che li ritrae entrambi, monelli in vena di burle, alcuni anni fa, nel cortile del nostro Archiginnasio.
Ride divertito al ricordo e mi presenta la sua ragazza. Luigi non fa domande, ma immagino si starà chiedendo come mai questa sconosciuta che gli sta di fronte si comporta come un’amica di famiglia, felice di abbracciarlo esprimendogli affetto e gioia per averlo incontrato qui oggi.
Perché sono un’amica di famiglia, mio caro.
DI NOTA IN NOTA
Terzo appuntamento di preparazione all’ORCHESTRA MOZART FESTIVAL
Nel pomeriggio di Sabato 20 Gennaio incontro, presso la Sala Mozart dell’Accademia Filarmonica, con Musicista e Musicologo; cioè Mattia Petrilli e Giordano Montecchi.
Vediamone le biografie.
Nato a Como nel 1984, Mattia Petrilli inizia adolescente lo studio del flauto con Giuseppina Mascheretti al Conservatorio della sua città diplomandosi a 17 anni con il massimo dei voti e la lode nel 2000, sotto la guida di Vincenzo Gallo.
Si perfeziona con Jacques Zoon (il Mitico!) e Jànos Balint presso l’Accademia Internazionale di Imola e l’Hochschule für Musik di Detmold (Germania, Renania Settentrionale / Westfalia).
Fa parte dell’Orchestra Mozart dal 2005. Nel 2006 Claudio Abbado lo invita a suonare come primo flauto nella Gustav Mahler Jugendorchester: in tale veste si esibisce nelle principali città europee -Vienna, Salisburgo, Parigi, Monaco, Madrid, Lisbona- nonché a Buenos Aires, S. Paolo, Rio de Janeiro.
Quale componente della Lucerne Festival Orchestra ha suonato al locale KKL e alla Suntory Hall di Tokio.
Attualmente è primo flauto della London Philarmonic e dell’Orchestra Symphonica d’Italia.
Oltre che da Claudio Abbado è stato diretto dalle maggiori “bacchette” mondiali e ha “fatto Musica Insieme” con i principali solisti.
In veste di solista lui stesso si è esibito con la Detmolder Kammerorchester, l’Orchestra Sinfonica di Milano, la Filarmonica di Stato Rumena “R. Valcea” e l’Orchestra Sinfonica del Lario.
Forte la sua attività cameristica; ha pure fondato il Quartetto di flauto Fuvolario e il Quintetto a fiato Papageno.
Inoltre è risultato vincitore di diversi concorsi nazionali ed internazionali (ad esempio il concorso Internazionale Franz Schubert di Ovada, sezione flauto solista).
Professore invitato presso il Conservatorio di Bratislava, il Conservatorio Superiore di Saragozza, la Soochow University di Suzhou (Cina) e l’Associazione Al Kamandjati (Ramallah), dal 2013 tiene corsi estivi di perfezionamento presso il CFM di Barasso (Varese) e l’Associazione Mikrokosmos di Piacenza.
Nel settembre 2014 è tra i vincitori del prestigioso “Nicolet International Flute Competition”.
In questo 2018 Mattia Petrilli, oltre che al nostro Festival di OM, parteciperà, il 24 Settembre, alla prestigiosa Rassegna “Bologna Festival” nella sezione “Il Nuovo, l’Antico”, dedicata a Luciano Berio.
Nato a Reggio Emilia, Giordano Montecchi si è laureato a Bologna in Filosofia (con lode) nell’Anno Accademico 1980/81 con una tesi in Storia della Musica dal titolo La poetica della memoria nella serialità di Luigi Dallapiccola.
Musicologo e critico musicale, ha prestato sempre attenzione al rapporto tra pratica musicale, cultura e contesto sociale. I suoi interessi di studioso sono rivolti in particolare al vasto orizzonte della modernità attraverso le sue molteplici espressioni, compresi jazz, rock, musica etnica. Ha dedicato studi ad autori quali Luigi Dallapiccola, Bruno Maderna, Goffredo Petrassi, Luciano Berio, Nino Rota, Franco Donatoni, Frank Zappa, ecc.
Autore di numerose pubblicazioni -articoli e saggi, tra i quali Una storia della Musica. Artisti e pubblico dal Medioevo ai giorni nostri, 1998, SuperBur Saggi- si è spesso occupato anche di questioni relative agli aspetti sociali e politici della vita musicale moderna: dall’educazione musicale all’economia dei teatri e della musica.
Dal 1986 svolge attività di critico (musicale), collaborando con Riviste specializzate, quali Amadeus e il Giornale della Musica.
E’ autore di saggi e programmi di sala per: Accademia di Santa Cecilia, Teatro alla Scala, Biennale Musica di Venezia, Settembre Musica di Torino, Milano Musica, Accademia Chigiana di Siena, Rai-Radiotre, Wien Modern, Festival d’Automne di Parigi, Osterfestspiele Salzburg, ecc.; nonché di note di commento a cd per etichette quali: Deutsche Grammophon, Philips, Ricordi, Stradivarius, ecc.
I suoi scritti sono tradotti in inglese, francese e tedesco.
Ha insegnato allo IULM di Milano Discografia e Videografia musicale (2001 / 2004).
E’ docente al Conservatorio Arrigo Boito di Parma (dal 1989) in Storia ed estetica musicale e dal 1989 in Musicologia sistematica.
Il musicologo introduce la conversazione riflettendo sulle diversità tra i modelli di formazione in Europa: se esaminiamo la produzione concertistica, il repertorio orchestrale, la parte del leone la fanno le grandi città del Nord.
Un giovane musicista che creda nel suo lavoro ad un certo punto si trova davanti ad un bivio: diventare solista oppure entrare a far parte di una compagine, di un gruppo? La prima pagina o il primo leggio?
Bella domanda, osserva Mattia ; per un flautista, poi, prosegue ironico, il repertorio è ancora più ristretto e la scelta quindi più difficile!
Racconta la propria esperienza.
Fu il nonno violinista a far nascere in lui l’interesse per la musica classica: ancora vivo (aveva 14 /15 anni) il ricordo di quel concerto, cui assistettero entrambi, tenuto presso il Palazzetto dello Sport di Bolzano.
Suonava la Gustav Mahler Jugendorchester, diretta da Claudio Abbado.
Un giorno, questa fu la promessa fatta da Mattia a se stesso, anch’io sarò seduto là, con loro.
Il che si è realizzato, come la partecipazione, l’abbiamo letto, nell’Orchestra Mozart e nella GMJO.
Studio costante come esempio, fin da subito. Ricorda bene i propri esordi col grande Direttore: “Studiava [il Maestro] e studiava la partitura prima del concerto, raccolto in un angolino, con una concentrazione incredibile. Quello per me fu l’inizio, con la Mozart”.
La capacità produttiva all’estero, nei Paesi di area tedesca e nordica in genere, è assai superiore a quella italiana, sottolinea Montecchi in questa libera chiacchierata; come maggiori sono le risorse destinate.
Claudio Abbado si è adoperato moltissimo, aggiunge, a colmare le differenze e l’incompletezza nella formazione.
Quando diede vita alle diverse compagini, s’impegnò con costanza ad unire le varie scuole, le diverse esperienze, comprese quelle nei Paesi dell’Est Europa che si stavano “aprendo” all’esterno. Un lavoro incredibile davvero; esclama Mattia con convinzione.
Un momento storico che il M° seppe sfruttare e valorizzare al meglio.
Che dire della Mozart? Domanda Montecchi al…funambolo del gruppo, come si autodefinisce il flautista.
Risposta: Essa ha attraversato un lungo periodo di crisi profonda, lo sappiamo. Nessuno ci avrebbe scommesso sulla sua rinascita.
Invece, eccola qua.
Perché? Perché è stata, fin da subito, un dono meraviglioso per tutti noi, una palestra di vita civile. Un seme piantato che ha cominciato pian piano a germogliare.
D’altronde, la stessa parola “Sinfonia”, tanto familiare nella nostra quotidianità artistica, significa suonare insieme.
La conversazione tra Mattia e Giordano è legata da un filo d’oro al pomeriggio di ieri.
S’intrattengono, e noi insieme a loro, sul valore sociale della Musica; sui temi trattati con Mozart 14 e da essa vissuti nel quotidiano.
Quando, per la prima volta, racconta Montecchi, ho assistito ad un concerto del Coro Papageno, mi sono profondamente commosso e ho compreso quanto vere siano le parole di Abbado sull’utilità sociale della Musica; occasione preziosa per far crescere le persone come cittadini.
L’esperienza di Tamino, sottolinea Mattia, ti riporta alla vita concreta e a riflettere sul ruolo del Musicista nella società.
Essere buoni cittadini e…”Portatori sani” di Bellezza. Claudio ha sempre voluto questo.
E si continua.
Il quarto appuntamento con “Di nota in nota” Sarà a Imola.
Lunedì 5 febbraio 2018 verrà replicato presso l’Accademia Pianistica di Imola, all’interno di palazzo Monsignani Sassatelli, il bellissimo concerto eseguito il 16 dicembre scorso al Conservatorio G. B. Martini di Bologna. Il concerto avrà inizio alle 20.45. Per chi fosse interessato, si può prenotare l’accesso inviando un messaggio e mail a info@accademiafilarmonica.it.
L’evento è gratuito e vedrà protagonisti i Solisti dell’Orchestra Mozart (Giacomo Tesini, Nicola Bignami, violini; Sara Marzadori, viola; Luca Bacelli, violoncello; Massimo Guidetti, pianoforte). In programma, come in precedenza, il Quintetto per pianoforte e archi n. 2 in La maggiore op. 81 di Antonín Dvořák.
[1] Ne parlo nel commento al saggio di Giuseppina MANIN, Nel Giardino della Musica, su questo sito, Marzo 2015.
[2] V. MANIN G., op. cit