La musica e’ la società ideale….. Perché ci insegna la cosa più importante: ascoltare e ascoltarci l’un l’altro…Volevamo immaginare Claudio in sala. La scelta è stata quella di festeggiare, ringraziare e immaginarlo mentre sorride” (Ezio Bosso, Direttore d’orchestra, Pianista, Compositore… e molto altro)
“Tutte queste attività, meno appariscenti, ma necessarie… ci ricordano il dovere, l’impegno di restituire quella bellezza che Claudio ci ha donato attraverso la sua musica. Tenendola viva” (Alessandra Abbado, Fondatrice e Presidente di Mozart 14)
“Lei [Alessandra] è quella che ha capito di più [tra i figli] il pensiero del padre, forse perché è una donna. Lei è andata a vedere cosa ci può essere dopo e ha scoperto un mondo, il paese delle meraviglie…ovvero dei miracoli che avvengono con la Musica: ecco la Mozart 14” (Luca Franzetti, violoncellista)
PREMESSA O OUVERTURE, SE PREFERITE
L’amore di una Figlia è in grado di compiere miracoli.
Confesso che ho provato un’intensa emozione quando, il 23 ottobre scorso, l’Associazione Mozart 14 –fondata, se ben ricordo, nel novembre 2013, quindi vivo ancora Claudio, e presieduta da Alessandra figlia del Maestro, per dare continuità ai progetti sociali voluti e attuati con fermezza da lui [1]- ha dato notizia, anzitutto a noi iscritti, di un concerto straordinario, da essa stessa organizzato [2] allo scopo di ricordare Claudio Abbado nel quinto anniversario della morte, avvenuta il 20 gennaio 2014. Un ricordo vissuto, palpitante, il contrario di una dotta museificazione che all’interessato non sarebbe affatto piaciuta.
Andiamo con ordine.
Data e luogo dell’evento annunciato: domenica 20 gennaio 2019, alle ore 18:00, presso il Teatro Manzoni di Bologna.
Protagonista dell’iniziativa, un’orchestra davvero unica costituita da 50 musicisti provenienti da tutta Europa, diretta dal Maestro Ezio Bosso, Direttore Stabile ed Artistico di StradivariFestival Chamber Orchestra, Sony Classical International Artist e Steinway Artist, nonché Testimonial Internazionale di Mozart 14. “Quale rapporto avevo con Abbado? Un rapporto fatto di confronto, di studio, di idee, di passeggiate…[ritorna la figura del Wanderer!]. Arrivai a Ferrara, nel 1990, per incontrarlo. Suonavo il contrabbasso. Quando mi rivolsi a lui con un ‘Maestro’ mi disse: ‘Sono Claudio’. L’incontro con Abbado mi ha cambiato la vita. Per un po’ ci siamo persi di vista, per ritrovarci poi negli ultimi anni. Era il 2012 parlavamo soprattutto di come vivevamo la musica. Il confronto con lui per me era preziosissimo”.
E ancora “Per chi gli vuole bene, Claudio c’è ancora” grazie, Ezio! “Chi gli vuole bene lotta affinché gli altri non lo dimentichino”.
I musicisti coinvolti nell’evento hanno collaborato, nel corso degli anni, col Maestro Abbado (molti fin da giovanissimi) e provengono dalle migliori compagini italiane ed europee. Quelle da lui fondate, come: la Chamber Orchestra of Europe, la Mahler Chamber Orchestra, l’Orchestra Mozart (che vedremo a Bologna nella seconda edizione dell’Orchestra Mozart Festival, dal 26 al 28 aprile prossimi), la Lucerne Festival Orchestra. In unione con l’Orchestra del Teatro alla Scala e del Maggio Musicale Fiorentino, i Berliner Philarmoniker, la Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam.
Tra coloro che hanno subito aderito con entusiasmo ci sono Luca Franzetti, Jacques Zoon, Iseut Chuat, Lucio Corenzi, Giuseppe Russo, Etienne Abelin, Jörg Winkler ….e via via tutti gli altri.
Non mancheranno parti della Stradivari Festival Chamber Orchestra, menzionata sopra, ed elementi della EUYO -European Union Youth Orchestra-, fondata da 1976 da Claudio Abbado, la quale, dal 2018, ha sede a Ferrara.
Il titolo della serata è Grazie Claudio! perché riunisce in sé tanti “Grazie”, a lui diretti.
Grazie in primo luogo dagli oltre 3000 bambini ricoverati che hanno partecipato, a far tempo dal 2006, ai laboratori di musicoterapia del programma “Tamino”.
Grazie dai 300 e passa detenuti della locale Casa circondariale che fanno (e/o hanno fatto) parte del “Coro Papageno” a dal 2011.
E Grazie dai ragazzi del carcere minorile del Pratello di Bologna (programma “Leporello”, laboratorio espressivo di Musicoterapia e Songwriting).
Grazie poi dai bambini e adolescenti coinvolti nel programma “Cherubino” (Laboratori di canto corale).
Leporello e Cherubino sono venuti alla luce negli ultimi due anni grazie alla passione e all’impegno costante dello staff di Mozart 14, che si avvale, giova ricordarlo, di musicoterapisti professionisti (e non di semplici, sia pur lodevoli, volontari beneintenzionati, ma di scarsa preparazione tecnica).
Il filo rosso che lega tutto questo è la consapevolezza del valore formativo e sociale, oltre che artistico, della Musica. Musica come condivisione, esperienza di vita.
ZusammenMusizieren, Far Musica Insieme è un’espressione cara al Maestro Abbado, il suo lascito più prezioso.
Sottolinea il concetto Ezio Bosso, da par suo: “Alla Musica non ‘si va’ , ‘si partecipa’ ”.
Grazie da tutti coloro che nel mondo hanno amato la sua musica -o perché hanno assistito ai concerti da lui diretti o perché, come chi scrive, lo ha scoperto più tardi; ma non è meno legato a lui di chi lo ha frequentato, magari di persona-.
Grazie dai musicisti che lo hanno conosciuto e si sono formati “sotto la sua bacchetta”.
Grazie dalla città di Ferrara: egli vi ha dedicato oltre vent’anni anni di intenso impegno culturale (dal 1989 alla primavera del 2013, con la salute declinante in modo irreversibile) rendendola un centro apprezzato in tutto il mondo. Una gratitudine espressa nell’intitolazione del Teatro Comunale a lui che pure tanto s’impegnò affinché affluissero fondi per la ricostruzione dello stabile danneggiato a seguito del terremoto (primavera 2012).
Grazie infine dalla città di Bologna, che lo ha accolto nell’ultimo decennio della sua vita, dove ha curato il figlio musicale più piccolo, il suo “Beniamino”, cioè l’Orchestra Mozart, e dove ha chiuso gli occhi. Bologna -esprimo un’opinione che ritengo non essere solo mia- non gli ha dimostrato, a suo tempo e nel prosieguo, l’affetto e il sostegno che avrebbe meritato. Sono dovuti trascorrere ben cinque anni perché gli venisse dedicato un concerto. Se, per ipotesi, non ci fosse stata Alessandra con Mozart 14, nessuno in questa città si sarebbe ricordato di lui. Certo, c’è Beniamino; ma Beniamino ha vita autonoma, anche se le sue radici sono orgogliosamente in evidenza: basta veder suonare o sentir parlare i suoi componenti perché ti appaia davanti lui, Claudio; in automatico. Piaccia ciò o meno a certi detrattori inopportuni e insinceri Ma pure in questo secondo caso, l’iniziativa era partita dal basso, tre anni or sono, come sappiamo: dai musicisti, sostenuti dall’Accademia Filarmonica. E nel tempo, si sono compiuti passi di tutto rispetto. Ne abbiamo parlato e ne riparleremo.
Peraltro nessuna delle varie Fondazioni -o simil tali- che qui trattano, in modo lodevole non ci piove, di Musica si è mai degnata di donargli una serata, un momento profondo, un concerto….solo qualche iniziativa sporadica e minore, quasi alla chetichella. Altrove, Ferrara in testa, non è stato così. Ora proprio la presente circostanza può essere occasione per esprimere gratitudine verso una forte figura che ha illustrato Bologna con la sua presenza ed attività.
Il Concerto è stato presentato nella conferenza stampa tenutasi in Palazzo d’Accursio il 25 ottobre scorso alla presenza, oltre che di Alessandra Abbado ed Ezio Bosso (il quale torna a dirigere a Bologna a due anni e mezzo dall’esibizione in Piazza Maggiore per l’Opening Act del G7 Ambiente e le polemiche, sfociate nella sua rinuncia al ruolo di Direttore principale ospite del Teatro Comunale), dei responsabili culturali delle due città (Matteo Lepore -fattivo appassionato di Musica-, per Bologna; Massimo Maisto e Dario Favretti, per Ferrara), nonché di Mauro Gabrieli (Direttore Area Artistica del Teatro Comunale di Bologna).
Un capolavoro di impegno, partecipazione e…alta diplomazia; a dimostrare che “Se una cosa è giusta, la si fa…”, come sosteneva il nostro festeggiato. Magari non sarai subito soddisfatto, ma il tempo e l’impegno ti daranno ragione.
L’evento, sponsorizzato da G.D, Unipol, Tper, Matteiplast, ha il patrocinio della Regione Emilia-Romagna ed è sostenuto dal Comune di Bologna e dal Comune di Ferrara, in collaborazione con il Teatro Comunale di Bologna e con il Teatro “Claudio Abbado” di Ferrara. Insomma, l’Associazione Mozart 14, in testa la sua Presidente, è riuscita a riunire “TUTTI” in un grande abbraccio.
“Un’iniziativa che non solo fa memoria” così il Sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani “ ma che valorizza il suo lascito, rafforzando il legame tra la nostra città e il Maestro; oltre a creare nuovi rapporti con Bologna”.
Fantastico! Ho sempre nutrito notevole stima nei confronti di Alessandra Abbado, fin da quando la conobbi nel novembre 2015 in occasione delle “Giornate di Tamino”, organizzate dall’Associazione Mozart 14 presso il nostro Policlinico S. Orsola.
Una donna di poche, semplici parole, quello che dice lo potresti “sbobinare”, lo sguardo intenso del padre -ma ricorda molto anche la mamma, Giovanna Cavazzoni z’l, altra stupenda figura-, all’inizio un po’ ruvida nel tratto, forse per timidezza, chissà….Devi conquistartela, con pazienza e rispetto; ma poi la sentirai sempre vicina al tuo cuore, anche se magari non ci si parla spesso.
Ho sempre avuto grande considerazione per questa signora, dicevo; ma mai avrei pensato che sarebbe riuscita a realizzare tale magia.
Due parole sul programma.
-Un omaggio a Gioachino Rossini s’impone, nel centocinquantesimo anniversario della morte; e in memoria della Rossini Renaissance, della quale l’ancor giovane Abbado fu uno dei protagonisti: Ouverture da Il Barbiere di Siviglia.
-Sergej Sergeevič Prokof’ev, Pierino e il Lupo, con la voce recitante di Silvio Orlando. Il pensiero corre subito alle due indimenticabili edizioni che, nel 1990 [3] a Ferrara e nel 2008 a Bologna, videro protagonisti Claudio Abbado e Roberto Benigni. Tengo a sottolinearlo, non si tratta affatto di operare un confronto -o una sfida- tra passato e presente, bensì di rimarcare lo spirito gioioso del nostro ricordo riproponendo questa intramontabile fiaba musicale, tanto amata da Claudio.
-Infine, una Sinfonia di Ludwig van Beethoven. Quale? La Terza, Eroica (legata al penultimo, commovente concerto di Lucerna del 17 agosto 2013), oppure la Settima, rappresentazione dell’Utopia, Gioia della Danza?
Vedremo. Tra qualche settimana il mistero sarà sciolto.
Intanto un anticipo di questi momenti indimenticabili (canale YouTube di Mozart 14).
IL CAMMINO
La preparazione al Concerto del 20 gennaio si interseca in primo luogo con i diversi appuntamenti legati alle annuali “Giornate di Tamino”, proseguiti fino a metà dicembre, tutti molto gioiosi e coinvolgenti. Musica e Socialità insieme.
Grazie Claudio! è legato quindi, in prospettiva, al Concerto che il Coro Papageno terrà a Bologna il 4 maggio 2019.
Novità: Il Coro uscirà dal ristretto ambito della Casa circondariale per esibirsi, al Teatro Manzoni, con il celebre jazzista americano Uri Caine [4].
Nel frattempo la stampa e i social network si occupano di Grazie Claudio! con grande interesse e numerosi articoli sui quotidiani ne danno conto.
Non mancano, nell’approssimarsi della ricorrenza, altre notevoli iniziative per ricordare il grande Direttore.
In particolare: la tre giorni 15 /17 gennaio 2019 ad opera della Mahler Chamber Orchestra, costituita da Claudio Abbado nel 1997, diretta dal suo Artistic Advisor, Consulente Artistico (dal 2016), Maestro Daniele Gatti. Protagonista: Robert Schumann con le Sinfonie: n. 2 op. 61 in do maggiore e n. 4 op. 120 in re minore.
Sul rapporto tra Claudio Abbado e Robert Schumann, specie le Sinfonie, ho già scritto a più riprese su questo sito e non mi ci intrattengo oltre.
La compagine si è esibita con notevole affluenza e strepitoso successo di pubblico dapprima nella storica sede di Ferrara, Teatro Abbado, nell’ambito di “Ferrara Musica” (il 15); indi a Reggio Emilia presso il Teatro Romolo Valli (il 16) e infine a Brescia al Teatro Grande (il 17).
Ma nemmeno a Berlino -la città con la quale il Nostro ha lavorato meglio e più a lungo e che lo ha molto amato- se ne stanno con le mani in mano.
Nella capitale tedesca, che ha accolto l’intero archivio del Maestro (depositato presso la Staatsbibliothek zu Berlin), cioè il suo lascito artistico e personale, è inaugurata, presso la Philarmonie il 20 gennaio, l’esposizione Claudio Abbado Lebenswege, cioè Cammini di vita.
La mostra, aperta per un paio di mesi e curata da Fondazione Berliner Philarmoniker, Staatsbibliothek zu Berlin e Fondazione Claudio Abbado, si focalizza su materiali provenienti in prevalenza da quest’ultima istituzione: lettere autografe -indirizzate a Colleghi e Amici, come Carlos Kleiber o Zubin Mehta, o a musicisti quali, ad es., Gyögy Kurtàg-; partiture con i suoi appunti a mano. Ogni volta che affrontava un brano, infatti, annotava a matita sul frontespizio luogo e data di esecuzione, commovente il solo pensiero; immagini varie..
Il giorno dell’inaugurazione: Musica a farla da padrona!
Nell’impossibilità, purtroppo, di recarmi a Berlino (dove spero di andare quando potrò, specie quando il “tesoro”sarà visibile al pubblico, come pare sia negl’intenti dei “custodi”) attendo notizie e commenti dalla mia amica in loco, Corina Kolbe, autrice di appassionati articoli ed esperta in materia.
La casa discografica Warner pubblica un cofanetto da 25 DVD sul Maestro: il primo è il film di Helmut Failoni e Francesco Merini, dedicato all’Orchestra Mozart, nel suo decimo anno di vita. Ho scritto di queste vicende a più riprese sul sito.
E, tanto per non farci mancare nulla, a maggio, in Germania, uscirà, per l’editore Beck, il volume di Wolfgang Schreiber Claudio Abbado Der Stille Revolutionär, cioè il Rivoluzionario Silenzioso. Un titolo che è già un ritratto.
Pure Ferrara è sede di una rilevante esposizione.
Presentazione alla stampa
Precisazione doverosa.
Tra i numerosi capolavori di Gioachino Rossini, autore tanto legato alla nostra regione, un posto a parte lo occupa Il viaggio a Reims o meglio, titolo completo: Il viaggio a Reims ossia L’albergo del Giglio d’Oro. L’ azione si svolge nella nota località termale di Plombierès.
Opera in un atto, su libretto di Luigi Balocchi, (ispirato, nel nome della protagonista, da Corinne ou l’Italie, romanzo di Madame de Staël, 1807), composta per l’incoronazione di Carlo X, re di Francia, eseguita per la prima volta al Théâtre Italien di Parigi il 19 giugno 1825. L’opera, o, per l’esattezza, la “cantata scenica”, dopo le prime recite era stata ritirata dall’autore che ne aveva perfino proibito ulteriori rappresentazioni. Personalità complessa, il nostro Gioachino, indubbiamente. Ho avuto notizia, solo di recente lo ammetto, di una rappresentazione al Teatro alla Scala il 5 novembre 1938; direttore Richard Strauss, scusatemi se è poco.
Parte della musica era stata riutilizzata da lui nel 1828 in una nuova opera, Le Comte Ory; ma il resto della partitura dov’era finito?
L’opera, dimenticata nel corso del tempo -aveva giaciuto per un secolo e mezzo tra i manoscritti dell’Accademia / Biblioteca di S. Cecilia; la si pensava svanita nel nulla-, viene ‘riscoperta’ nel 1984 da Philip Gosset e Janet Johnson, messa in scena dal Rossini Opera Festival di Pesaro con Claudio Abbado, direttore musicale, alla testa della Chamber Orchestra of Europe, Luca Ronconi, direttore artistico, scenografie di Gae Aulenti. L’evento ha luogo il 18 agosto 1984 presso l’Auditorium Pedrotti di Pesaro.
La rappresentazione si avvale di tecniche davvero innovative ed è considerata una delle più importanti del Novecento; proprio per la dialettica “dentro” / “fuori” che la caratterizza.
Nella città marchigiana infatti essa viene ripresa in diretta TV perché si decide, come scrive Giuseppina Manin nel suo Nel giardino della Musica Claudio Abbado: la vita, l’arte, l’impegno [5] “di trasformare quella ‘interferenza’ nel meccanismo cardine della messa in scena. Le telecamere, le riprese video, i maxischermi diventano così parte integrante di una vicenda nata per celebrare i fasti di un re (Carlo X di Francia, cui, nella rappresentazione di Ferrara, presterà il proprio volto Placido Domingo)”. Un evento memorabile.
Dopo Pesaro il “Viaggio” viene allestito in diversi contesti, anche internazionali.
Nel 1992, poiché detta rappresentazione, prevista al Théâtre des Champs Elysées a Parigi, incontra difficoltà insuperabili, Ferrara -dove da alcuni anni (1989) ha luogo la rassegna “Ferrara Musica” (su ispirazione del M° Abbado)- non si lascia sfuggire l’occasione per prendere il posto della capitale francese. Grande merito va al Sindaco di allora, Roberto Soffritti, per l’instancabile ricerca dei finanziamenti e l’impegno profuso.
Un successo senza pari: 20 febbraio 1992.
L’archivio del Teatro custodisce ben oltre 250.000 immagini, un corpus di cui l’Istituto dei Beni Culturali della Regione Emilia Romagna ha finanziato e coordinato scientificamente la catalogazione e digitalizzazione (consultabile nel polo bibliotecario dell’Università di Ferrara).
https://bibliofe.unife.it/SebinaOpac/Opac.do)
L’operazione ha comportato tre anni d’intenso lavoro ed è terminata in tempo per poter collegare le celebrazioni rossiniane con quelle dedicate a Claudio Abbado.
Oltre duemila di queste immagini -scattate per lo più a Ferrara (nonché, in piccola parte, nella versione presso il Comunale di Bologna nel 2001) e che ritraggono, per limitarci ai protagonisti, Claudio Abbado, Ruggero Raimondi, Cecilia Gasdia, Lucia Valentini Terrani- sono opera di Marco Caselli Nirmal, caro amico, il quale tante volte ritorna nelle mie pagine: professionista sensibile, appassionato e rigoroso, fotografo ufficiale del Direttore milanese dal 1990 fino all’ultimo concerto con l’Orchestra Mozart, giugno 2013. Le fotografie dell’evento del 20 gennaio sono opera di Marco, che mi autorizza ad inserirle nel mio commento.
Nel Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara è ospitata dal 18 gennaio al 24 marzo la Mostra Il viaggio a Reims. Memoria di uno spettacolo che espone 85 di queste immagini con 30 ingrandimenti fotografici, 5 disegni -cioè bozzetti di scena creati per lo spettacolo- di Gae Aulenti e un video.
Dal 25 marzo la mostra si sposterà a Bologna presso il Museo Internazionale della Musica: 28 marzo / 5 maggio.
Ho assicurato a Marco la nostra presenza all’apertura, ore 16:30 di venerdì 18.
Fu proprio Marco a parlarmi del Viaggio a Reims -di cui, va da sé, nulla sapevo- come di un’esperienza professionale ed umana fantastica.
Era il 25 aprile 2015, impossibile dimenticare.
Avevo da poco più di due mesi (ri)scoperto la figura di Claudio Abbado, come racconto nel commento scritto al libro di Giuseppina Manin, e desideravo conoscere l’autore della stupenda foto di copertina, la medesima che è l’emblema di Grazie Claudio!
Ero riuscita a mettermi in contatto con Marco via facebook. Ci demmo appuntamento il 25 al mattino davanti al bar del Teatro per un veloce caffè.
Mauro ed io arrivammo per tempo; con un po’ in tensione perché ci chiedevamo che tipo mai fosse il fotografo di simile personaggio. Magari è uno che cammina sollevato da terra perché si crede più importante di lui…Capita a volte, anzi spesso.
Invece vedemmo arrivare in bicicletta un tipo sportivo, dal sorriso accattivante, molto simpatico.
Ci parlò di Claudio Abbado con affetto e deferenza rendendolo ancora più familiare.
L’incontro fu tanto veloce che, iniziato verso le 10, alle 13 era in pieno svolgimento e sarebbe durato chissà quanto se Marco non avesse dovuto congedarsi da noi a causa di un precedente impegno.
Abbiamo subito legato. E’ venuto anche a casa nostra alcune volte a prendere il the (una delle sue passioni!) ed ammirare, nella bella stagione, i nostri terrazzi, pieni di piante; “abbadiani” li ha definiti; con gli agrumi, il melo nano, l’ulivo, i fiori ….Sai la gioia per tale apprezzamento!
DAL VIVO
Oggi, venerdì, eccoci per tempo a Ferrara. Abbiamo lasciato l’auto in un parcheggio accanto a Porta Reno.
Giungiamo in pochi minuti al Teatro.
Nel Ridotto c’è moltissima gente in attesa. Diversi visi noti, a cominciare da Valeria Cicala, da tanto tempo impegnata con l’IBC -cioè l’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia Romagna- promotore della mostra, in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, l’Associazione Ferrara Musica e l’Istituzione Bologna Musei /Museo internazionale e Biblioteca della Musica.
Ecco Marco: mi abbraccia, un po’ emozionato…. Poco dopo, Alessandra; l’attuale Sindaco, Tiziano Tagliani; il predecessore, Roberto Soffritti.
Fa gli onori di casa Roberta Ziosi, Presidente della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara.
Il Presidente della Regione Stefano Bonaccini, cui spetta l’introduzione, rileva come questa mostra si colleghi alle scelte in politica culturale fatte dall’ Emilia Romagna, unica in Italia ad avere promulgato, poco meno di un anno fa, una Legge Regionale sulla Musica (la n. 2 /2018) [6]. La nostra è una terra, prosegue nel suo intervento ricco di suggestione, con ricordi che vanno da Rossini, a Verdi, a Toscanini, ad Abbado, la quale, povera di risorse, ha però sempre saputo valorizzare il proprio patrimonio artistico e culturale, il tempo libero (nel senso più alto del termine) triplicando in periodi di crisi i fondi per la cultura, al contrario di quanto è accaduto in altri contesti.
“……E la storia che qui celebriamo è quella che Parigi non è riuscita a realizzare”, conclude senza malizia, ma con forte soddisfazione.
Evidenzia Tiziano Tagliani: il Teatro custodisce migliaia di immagini che ricostruiscono un’attività artistica di grande spessore, “alcune di queste ora valorizzate insieme alla figura di Claudio Abbado, grazie all’idea di Mozart 14”.
Giuseppina Benassati e Roberta Cristofori, curatrici dell’esposizione, ci guidano nelle sale del Ridotto.
Le fotografie sanno cogliere i diversi momenti di questo lungo percorso e sono frutto di un lavoro intenso, puntiglioso; e non hanno nulla della “posa”.
Esse sono raccolte in uno stupendo catalogo (Longo Editore),
presentato da Stefano Bonaccini, impreziosito dalla colta introduzione di Vittorio Emiliani, eminente studioso di Rossini (interessantissima la storia del recupero della partitura dell’opera, data, come sappiamo, per scomparsa nel nulla dopo le poche recite parigine) e di altre grandi personalità, nonché da interviste ad Alessandra Abbado e Cecilia Gasdia, la Corinna del “Viaggio”, ora sovrintendente e Direttore artistico della Fondazione Arena di Verona.
Il clima di impegno rigoroso e lieto. “A Ferrara era giunto un cast rodato da decine di rappresentazioni in tutto il mondo. Abbado e Ronconi lavoravano in grande sintonia. Mai una tensione, un clima di divertimento”. Così Giuseppina Benassati, nel suo ricordo.
Alessandra Abbado, che di quell’evento era stata Direttore di Produzione (la intravvedi sulla destra nella foto), ricorda, in un’intervista rilasciata a Bruna Grasso -ora Responsabile Organizzativo del Teatro di Ferrara-, pubblicata sul catalogo della mostra, come non solo i cantanti, il Maestro, L’Orchestra, Ronconi, Aulenti, forti della precedente esperienza del 1984, poterono muoversi con grande libertà espressiva e portare alla luce risvolti inattesi. Ma pure le maestranze, impegnate dietro le quinte, il personale degli uffici, furono coinvolti in questa esperienza e riuscirono a dare il meglio di sé. Un grande divertimento collettivo. “Anche Luca Ronconi” osserva “mi colpì per la cristallina chiarezza che raggiunse nella sua idea di regia, come se l’intuizione nata a Pesaro si fosse sviluppata nel tempo e avesse raggiunto la piena maturità a Ferrara. ” Incredibile!!
Te ne accorgi, del valore di questa esperienza unica, soffermandoti davanti alle diverse fotografie, a cominciare da quelle che fermano il sorriso luminoso del Direttore.
A proposito del memorabile evento, confessava Sergio Escobar in un’intervista: “…vissi [a Milano] la straordinaria esperienza di condividere con Abbado la nascita della Filarmonica della Scala [1982], da lui caparbiamente voluta per superare la distinzione tra orchestra lirica e orchestra sinfonica. Tanti i ‘titoli’, ma quello che ho sempre davanti agli occhi è il Claudio Abbado che non sapeva trattenere un sorriso di gioia che coinvolgeva palcoscenico, orchestra e pubblico, mentre dirigeva lo splendido Viaggio a Reims firmato con Ronconi”.
Oggi pomeriggio ci hanno allestito un ricco buffet con champagne evocativo di serate colme di Musica.
In un angolo una grande ciotola con dissetanti mandarini, già sbucciati.
Ezio Bosso ha appena terminato le prove ferraresi, in Teatro, a pochi metri da qua.
Ecco una bellissima istantanea: Il Direttore, Luca Franzetti, Iseut Chuat e Alessandra (dall’espressione del viso, impagabile!).
E un’altra bella immagine di Ezio, Alessandra e i padroni di casa.
Mi avvicino a Bosso. Sorride con affetto e fa un impeccabile baciamano.
Mi ha già conquistata; non è la prima volta che ci incontriamo.
Sguardo luminoso in un volto bellissimo
se non fosse un uomo di Musica, lo vedrei bene come pittore o scultore. E’ del tutto consapevole della propria capacità di catturare l’attenzione di chi gli sta davanti.
Mi congratulo…per diverse ragioni. Per la sua capacità di vivere la Musica con totale passione, per il coraggio con cui affronta le sfide quotidiane in una condizione difficilissima di salute -ma questo non glielo dico, va da sé-, per la scelta felice della Settima Sinfonia come terzo brano al concerto del 20 gennaio.
“Certo” concorda con me “l’Eroica è troppo legata ad un momento notevole, ma doloroso, come il concerto di Lucerna, il penultimo di Claudio. La Settima, oltre ai contenuti, ideali per una festa, va bene perché è la Sinfonia beethoveniana che [Abbado] ha diretto il maggior numero di volte e la prima fu proprio un cinquantennio fa, pensi…..Festeggeremo anche questa ricorrenza!”
C’è un altro motivo per congratularsi e questo glielo rivelo, anche se cerco di buttarla sul ridere.
Il Concerto di domenica prossima, sembra incredibile, è stato oggetto, fin da quando l’iniziativa è stata resa nota, di boicottaggio da parte di un gruppo (non vasto, ma velenosetto) di musicofili, provenienza medio/alta borghesia, ammiratori-competenti-e tanto-tanto-suoi-amici-a-sentir-loro (di Abbado, of course); di quelli che non si perdevano un concerto da lui diretto, ci siamo capiti, a Bologna, in altre città italiane, magari all’estero!!!! Ma detrattori di Bosso, ritenuto, in modo aprioristico, non “all’altezza”. Perché mai?
Così, senza una particolare spiegazione, per il gusto dell’insulto fine a se stesso. Che cosa vuoi che interessino le profonde motivazioni…..Del resto, i detrattori di Claudio Abbado (sembra incredibile, ma c’erano; e ci sono tuttora) usavano e usano le stesse metodologie, arricchendo il tutto, quando è necessario, con vere e proprie invenzioni di sana pianta, C’est la vie, che volete….
Questi signori, per tornare alla prima categoria di denigratori, le cui competenze musicali in generale non metto in dubbio, e ci mancherebbe, si sentono portabandiera dell’unica verità e demonizzano chi la pensa in modo diverso; contrabbandando, ovviamente, le loro affermazioni come espressione di libero pensiero di “chi sa” (!). Altezzosi e supponenti. Insomma quelli cui prende un infarto se, per caso, durante un concerto, scappa un colpo di tosse ad un malcapitato spettatore. “Non si viene qui se si è ammalati!” Cipigliosa ed inappellabile sentenza, a dire il vero espressione di pura stupidità di chi l’ha emessa.
Forse, ma questa è un’opinione personale, c’è in loro una, forse inconscia, invidia per questa persona così forte e piena di Arte e Vita, nonostante le gravi prove che deve affrontare ogni giorno.
La cosa è giunta, pochi giorni prima del concerto, alle orecchie di Ezio, il quale è intervenuto a sorpresa, da bravo diavoletto, su facebook (potenza dei social netwok, peraltro talora da me stigmatizzati) nella polemica con ironia; lieve nella forma, ma tagliente nella sostanza: “Non preoccupatevi di sottolineare di NON voler venire; il concerto è sold out da un mese…. e il ricavato andrà per le attività volute da Claudio…” spiegando, ma le mie parole sono banali in confronto alle sue, come non fosse grave tanto l’offesa diretta a lui, Ezio Bosso (disposto, in un primo momento, a rinunciare a dirigere il concerto per non creare imbarazzi, ma i musicisti e la famiglia Abbado lo hanno convinto a restare), quanto il disprezzo verso l’impegno profuso da Mozart 14, in particolare dalla Presidente e da coloro che le stanno vicino. In definitiva, un insulto alla memoria di colui che asseriscono non aver dimenticato e di voler difendere. “ Il quale, al contrario vostro” prosegue “andò contro ogni pregiudizio chiamando un ragazzino coi capelli lunghi, la barba e i pantaloni di pelle (ed erano cose che non tollerava) e facendolo sbocciare”.
“Avversari” , autocreantisi tali, per così dire, demoliti in un attimo.
“Non avrei mai avuto la Sua capacità di mantenere la calma di fonte a simili meschinità, caro Amico” confesso.
Ride di gusto. Le voglio bene, Maestro; e non vedo l’ora di applaudirLa.
Ecco Marco, grande fotografo, in versione “Giuseppe Verdi”, cioè barbuto, con la bella figlia Margherita della quale è orgoglioso quanto delle sue fotografie.
Ci congratuliamo con Dario Favretti, Direttore artistico di “Ferrara Musica”
“L’avete visto il cavallo all’entrata?” chiede.
Il “cavallo” è l’emblema di Viaggio a Reims (viaggio mancato, ahimé) ed è riprodotto sulla copertina del catalogo.
No, non l’abbiamo visto. Dov’è? “Vi ci porto, venite”. Attraverso un percorso interno al Teatro scendiamo a pianterreno e giungiamo in un ambiente non visibile al pubblico.
La statua, imponente, in legno, ritengo
suscita fantasie di avventure. Mauro ricorda quando, da liceale, recitava Brecht nel gruppo teatrale del Liceo Ginnasio “Luigi Galvani”. Nel finale della celebre L’Opera da tre soldi giunge il cosiddetto deus ex machina, l’ambasciatore della Regina a cavallo. Ma si sa che questo è pura finzione…Il coro infatti sospira ah….che bello sarebbe se ora arrivasse a cavallo l’ambasciatore della Regina…. Anche nella nostra difficile esistenza quotidiana.
Visioni di sogno.
Grazie, sei un tesoro caro Dario!
Ormai in chiusura.
Incrociamo Alessandra con Maria Elisa (Traldi), suo prezioso braccio destro e vicepresidente dell’Associazione. Arrivederci a domenica mattina per assiste alle prove in teatro.
Sì, è per le 11:00.
Mi piacerebbe procurarmi un catalogo della Mostra: Marco, dove potrei trovarlo?
Marco non mi è di particolare aiuto……Mah, non so, farfuglia…Ce n’erano alcuni qui poco fa…
Questi artisti! Sempre un po’ nelle nuvole, uffa….Non intendo insistere, però. Come fai a prendertela con Marco? Impossibile.
All’ingresso su una mensola, però, vedo un volume. Catalogo!
Accanto, due signori stanno chiacchierando piacevolmente tra loro.
Chiedo ad uno, il più giovane: E’ suo? “Sì”, mi risponde.
Dove potrei trovarlo, magari già in libreria?
“Lo prenda!” mi fa questi di rimando. Ma no, per carità: è Suo.
“Lo prenda” insiste con quell’accento simpatico, virante verso il veneto, tipico di Ferrara. “Tanto io me ne procuro un altro in un attimo”.
Non so come ringraziarlo.
Il mattino dopo, nel ricostruire la vicenda del “Viaggio”, riconosco in quel garbato interlocutore nientemeno che l’ex Sindaco Roberto Soffritti che tanto si prodigò per la realizzazione a Ferrara dell’evento fantastico.
Usciamo all’aperto.
Ferrara è magica anche con la nebbia.
Sono le 19:00 circa. Passiamo davanti al Duomo, ora in restauro, avvolto in quella specie di materiale, sorta di robusto tessuto, con cui si proteggono gli edifici durante i lavori edilizi e che riproducono le forme dell’opera oggetto di cure.
Non pensiamo neppure un attimo di ritornare subito a Bologna.
Un acquisto di pane ferrarese s’impone; magari al Panificio Perdonati, in Via S. Romano 108, dove, per caso (?), arriviamo dopo i classici quattro passi nel centro medievale.
Entriamo.
Una matura cassiera, coi capelli biondi un po’ ricci, un personaggio uscito dai romanzi di Giorgio Bassani, s’interessa di noi ed è ben felice di vederci andar via ricchi di pane tipico, a “crocetta”, biscotti casalinghi e tre porzioni di tortellacci di zucca, da gustare a casa.
Con le preziose vivande passeggiamo per queste vie a noi familiari.
Stradine con l’acciottolato, un po’ scomode per passeggiarci, ma tanto suggestive!
Giungiamo nella classica via Carlo Mayr / Via delle Volte dove un’insegna cattura la nostra attenzione.
Riconosco il luogo! E’ la Trattoria Il Mandolino da Afra dove, per un cattivo sortilegio, in un paio di occasioni ferraresi -concerti sinfonici-, qualche tempo fa, avremmo sostato volentieri; se non avessimo trovato i locali chiusi senza alcuna precisazione.
Probabilmente, causa l’imperante crisi, l’esercizio non sarà più attivo: vi eravamo infatti capitati i due giorni diversi della settimana.
Invece, no, è aperto! Entrati, dopo aver fatto attenzione ad un paio di gradini all’ingresso, come avverte il cartello sulla porta, una cortese signora, senz’altro la titolare, Afra, è ben lieta di accoglierci.
D’intesa con lei, torniamo dopo circa venti minuti.
Ambiente intimo, caldo, con mobili in legno, quadri e fotografie alle pareti.
La signora ci ha riservato un bel tavolino in angolo.
Si presenta come Afra Borgazzi e ci racconta la storia del locale; o meglio, della sua famiglia.
Dalla mamma Noemi (affidabile ceppo contadino, classe 1922) lei e la sorella Maria Cristina hanno ereditato la passione per la cucina. Nel 1958 con i soldi ereditati dalla morte del padre (il “nonno Primo”) Noemi, donna intraprendente, acquista una trattoria sita in Via Ragno 31, a due passi da qui.
Detta trattoria, che porta che porta il nome della capostipite, cioè Noemi, è ora gestita da Maria Cristina e dai suoi figli; mentre Afra, è la regina del “Mandolino”. Anche qui i giovani di casa si fanno onore.
Stasera menù rigorosamente ferrarese: cappellacci di zucca al ragù, per me; cappelletti con ripieno di carne in brodo di cappone, per il mio cavaliere. Meravigliosi entrambi.
Vino rosso di ottima qualità.
E come la mettiamo con la….salama da sugo?
Mi spiego.
Pur non essendo affatto una patita di salumi ed insaccati, amo molto questo robusto piatto tradizionale di Ferrara; ma, negli ultimi anni, recandomi in città, ho sempre impattato in versioni di tale meraviglia del tutto falsate: una sorta di secco salame, anziché una gioia che si scioglie in bocca come D-o comanda.
Mi fido della Signora Afra: il tono con cui propone la “sua” salama mi convince in pieno.
Sdraiata su un bel purè di patate, ovvio. Una porzione in due è più che sufficiente.
Non rimaniamo delusi. Gioia per occhi e palato.
Torta tenerina morbidissima a chiudere.
Prezzi davvero onesti, come facciamo notare alla..Contessa, cioè una figlia di Afra, assai somigliante a lei, cui paghiamo il conto.
Complimenti davvero.
Ci rivedremo presto!
Ritorniamo a casa in un lampo.
IL CONCERTO DEL 20 GENNAIO
Eccoci arrivati al…grande giorno.
Mattina della prova generale aperta al pubblico: ore 10:40, circa.
Arrivo da sola per tempo; Mauro mi raggiungerà più tardi.
Caspita, quanta gente! Folla tumultuante che, al solito, non intende seguire nessuna regola.
Mi accodo nella fila di coloro che dispongono del biglietto di accesso alle prove. Siamo in una situazione di vantaggio rispetto a chi è entrato a mani vuote; ma che, ciononostante, fa baccano il triplo del dovuto. Ma tant’è. Siamo in Italia….
Le ragazze dello staff di Mozart 14 (ora ci sono Matilde e Francesca) però non perdono la calma.
Appena mi vedono, mi fanno un cenno di avvicinarmi. Avverto che è in arrivo mio marito. Non preoccuparti, gli teniamo il biglietto.
Entro e prendo posto: Fila R, un po’ lontano, ma non importa; stasera saremo proprio sotto il palco.
I musicisti giungono, uno dopo l’altro, disciplinati, sorridenti, tranquilli; le persone entrano a loro volta; indisciplinate, con aria rivendicazionista e nervose.
La grande lezione della Musica va approfondita da parte loro, a quanto pare.
Luca Franzetti, Jacques Zoon, Iseut Chuat, Lucio Corenzi, Etienne Abelin, Gabrielle Sheck, Jörg Winkler …..Mi sento a casa. Peccato che non ci sia Lucas (Macias), come speravo.
Accompagnato da Anna Maria, la sua assistente personale (persona sorridente e premurosa),
entra Ezio Bosso, accolto da un caloroso applauso. Leva in alto la bacchetta, un gesto che mi commuove sempre.
Anna Maria lo aiuta con pochi precisi gesti a sistemarsi sul podio. Egli l’asseconda premiandola con un bacio e un grande sorriso.
E dove sta scritto che l’assistente personale di un Artista debba essere un’arpia che, per darsi un tono e fabbricarsi il curriculum per il prosieguo del tempo, ritiene suo diritto /dovere trattare a pesci in faccia i seri estimatori dell’Artista stesso? Afferma un detto che si catturano più persone con una goccia di miele che con un barile di aceto.
La gente continua ad entrare e non è capace di star zitta.
Ecco Dario Favretti, in trasferta a Bologna con Roberta Ziosi. Molto bene.
Qualcuno, nonché lo stesso Direttore, invita al silenzio. Oh….finalmente!
Ezio rivolge un saluto colmo di affetto, confessando, tra l’altro, la propria gioia di ritrovare, in questa occasione, persone con cui non suona da ventisei anni.
Anche la voce mi sembra migliorata; più scorrevole, liscia per così dire. Miracoli della Musica. Acchiappiamoli al volo, quando si verificano, senza pensare troppo al “dopo”.
Ancora pubblico che fa il suo ingresso; ma ora è in silenzio.
Si comincia.
Attacco vigoroso con l’Ouverture di Rossini.
Noto che, in mezzo ai musicisti, si è già seduto Silvio Orlando. Osserva attento l’Orchestra, consapevole del grande privilegio che gli è toccato; peraltro con pieno merito.
Marco Caselli svolge il proprio lavoro, abilissimo nella discrezione. Per notarlo, devi sapere che c’è; altrimenti non te ne accorgeresti.
Una premessa. Scriverò il mio commento -da pura ascoltatrice, senza pretese musicologiche; lo ripeto senza stancarmi- in sede di prova generale, inserendo peraltro immagini che si riferiscono per lo più al concerto della sera. E riserverò a quest’ultimo le osservazioni, più psicologiche, sul pubblico, i musicisti, il clima che si è creato. Col pepe di qualche frecciatina, all’indirizzo degli assenti. Beh, ci vuole!
L’Ouverture de Il Barbiere di Siviglia, “opera buffa” che Gioachino Rossini compone nell’arco di pochi mesi tra la fine del 1815 e il febbraio 1816 [7], è un brano non originale, perché era stato utilizzato dall’Autore in altre due occasioni.
Scritto in origine per Aureliano in Palmira, opera in due atti, andata in scena alla Scala nel 1813, è ripreso per Elisabetta regina d’Inghilterra, anch’essa in due atti, 1815, rappresentata al S. Carlo di Napoli quattro mesi prima del Barbiere.
Quest’ultimo rappresenta -in Rossini- una tappa fondamentale per il successo e il raggiungimento della piena maturità artistica.
L’Ouverture è suddivisa in due parti: Andante maestoso e Allegro con brio.
Il primo movimento (Andante maestoso appunto) inizia in modo solenne e lento, espresso nell’alternanza di due accordi seguiti da tutta l’orchestra in fortissimo e in pianissimo.
Poco dopo, l’oboe ci porta verso il tema dei violini.
Di nuovo gli accordi in fortissimo iniziali introducono all’Allegro con brio, a sua volta articolato in due momenti.
Il primo, molto piacevole, espresso da ottavino, violini primi e viole, in pianissimo.
Attimo di transizione (fortissimo) : ottoni e orchestra in un susseguirsi tempestoso.
Il secondo tema è affidato nell’entrata ai legni. Anch’esso suddiviso in due parti: una con note piuttosto lunghe (oboe), l’altra con note brevi (con oboe e clarinetto).
Il tema è proposto due volte, con ripresa affidata al corno.
Poi..inizia il famoso crescendo, tipico di Rossini.
Alla fine, ripetizione del primo tema; indi del secondo, assegnato prima al clarinetto poi al fagotto.
Ancora il crescendo e, poco dopo, un’accelerazione del tempo che ci porta verso lo spumeggiante finale.
L’ultima parte del pezzo viene ripetuta, dopo che il Direttore ha rivolto ai musicisti alcune indicazioni che, ovviamente, data la distanza, non riesco a cogliere.
Si è creato un clima di gioia e condivisione. Bellissimo.
Pierino e il Lupo, op. 67
Favola sinfonica per Bambini per voce narrante e orchestra
Musica: Sergej Prokofiev (23 aprile 1891, Soncivka, Ucraina / 5 marzo 1953, Mosca).
Libretto: dello stesso musicista
Composizione: 1936; titolo originale: in russo: Петя и волк; traslitterato: Petya i volk)
Prima rappresentazione: Mosca, Nezlobin Theatre, 2 maggio 1936
Nel 1927, dopo circa un decennio trascorso tra Europa occidentale e USA, Sergej Prokof’ev è protagonista di una serie di acclamati concerti in URSS, anticamera del ritorno definitivo in Patria (1933).
Sulla decisione pesano senz’altro la stanchezza dovuta all’intensa attività concertistica, unita ad un certo fastidio per la superficialità del pubblico mondano occidentale. Niente di nuovo sotto il sole: la vera, o perché no inventata, amicizia con un illustre musicista è sempre espressione di prestigio da sbandierare; altra cosa però è amare la Musica.
Ma rilevante è, in primo luogo, la nostalgia per la Madrepatria, così forte in ogni russo che si rispetti.
Questo potente sentimento pare distrarre Prokof’ev dalla condizione difficile di Musica e musicisti in Unione Sovietica -ciò vale pure per altre forme artistiche-: il diretto controllo dell’Unione dei Compositori (Sovietici), cioè di regime.
Il Comitato centrale del Partito comunista aveva indicato per i compositori le ferree linee cui attenersi: le opere dovevano avere un marcato contenuto sociale (?), valorizzare il repertorio popolare ed essere destinate ad un pubblico il più ampio possibile -ovviamente ciò non valeva per gli oppositori allontanati o incarcerati- utilizzando un linguaggio accessibile e “comunisticamente corretto”.
Non sfugge però a Sergej Sergeevič la dura condanna che aveva colpito l’opera di un altro illustre Autore, Dmitrij Dmitrievič Šostakovič (S. Pietroburgo, 1906 / Mosca, 1975), cioè Lady Macbeth nel distretto di Mszensk, bollata come “Caos, anziché Musica”; anche se tale troncatura non era giunta all’esordio (1934), coronato da successo, bensì due anni dopo [8].
Per opporsi a tale cupa atmosfera egli si dedica in prevalenza alla musica per bambini.
Nascono così: Musica per bambini, op. 65, cioè dodici pezzi facili per pianoforte, Tre canti infantili, op. 68 e Pierino e il Lupo, op. 67, favola per voce recitante e orchestra, nata nel giro di due settimane. Prima assoluta diretta dallo stesso autore il 2 maggio 1936.
Accoglienza tiepida, con notevole disappunto del compositore. Ma, nel corso dei decenni, Pierino e il Lupo ha preso il volo, diventando un autentico classico; per bambini e adulti, con infinite rappresentazioni e versioni nel mondo, Walt Disney compreso.
La Musica è orecchiabile, semplicissima, specie se paragonata alle complesse partiture che venivano composte in quegli anni.
Soprattutto, come a ragione sottolineano i musicologi, l’opera è l’esempio perfetto di come dovrebbe essere la musica per l’infanzia: si tratta infatti di un’autentica fiaba (il testo è opera dello stesso musicista), ricca di fascino, in grado di accompagnarti con le sue suggestioni per tutta la vita.
La voce recitante racconta la favola e, in contemporanea, la musica la commenta passo passo, con un ricchissimo registro di immagini sonore.
Silvio Orlando si presenta al pubblico: “Eccomi qua, primo e unico narratore”, esordisce sfoderando il simpatico accento napoletano.
“Se non lo sapete, sono il vincitore assoluto della prima edizione del ‘Premio dell’Abbonato’, per questo mi è stato assegnato un posto di privilegio: non in platea, ma qui.”
Proclama orgoglioso e prosegue: “Vedo che tutti qui sul palco sono in nero, mentre a me il Direttore ha detto Metti la camicia bianca!” Si volta con aria interrogativa verso quel burlone di Ezio che ride divertito.
“Ho indossato, pensate, l’abito del matrimonio, l’unico elegante che possiedo……Senz’altro mia moglie se lo ricorda… E’ in sala, ma…non la vedo. Forse è fuggita col terzo clarinettista….Pazienza.
Quando il mio amico Ezio Bosso mi ha proposto di partecipare, ho detto subito di sì perché Claudio Abbado è una figura…mitologica” mitica, cioè! Anzi, data la sua visione interdisciplinare del sapere, leonardesca. E confessa: “Una volta, al Festival di Lucerna, in occasione di un concerto da lui diretto, mi sono trovato, non ricordo come e perché, in mezzo ad un gruppo di persone le quali, quando applaudivano alla fine, gettavano pure fiori dalle balconate…Una consorteria..uuhhh” spiega ed esibisce un’espressione comica, abbassando il tono di voce e guardandosi attorno “ ’na specie di…setta, che ho poi saputo trattarsi dei cosiddetti Abbadiani Itineranti…”
Pausa all’insegna dello stupore, come a dire: Caspita….
Mi sia consentita una breve riflessione; benevola, ma condita con un pizzico di ironia nei confronti di questi volonterosi impegnati H24 sulle balconate a buttar fiori sull’orchestra e sul loro beniamino -talvolta in modo un po’…maldestro, debbo dire-. Senz’altro tali omaggi (in linea di massima sinceri, ci mancherebbe….) facevano piacere al Direttore, è umano. Ma mi viene subito spontaneo pensare a come egli fosse schivo, timido, alieno da qualsivoglia (auto)celebrazione. Basti osservare a quanto velocemente compisse il percorso tra entrata in scena e podio, sbirciando una frazione di secondo -e con un gesto appena accennato di saluto- i musicisti per verificare che tutti fossero al loro posto. A lui stava a cuore trovarsi subito con l’Orchestra ed immergersi nella Musica.. dopo aver fatto dondolare un attimo in aria la bacchetta estratta con la mano destra dal polsino sinistro e leggermente inspirato, quasi a concentrarsi meglio…Un rito magico.
Non gl’importavano le esaltazioni e compagnia bella.
Continuiamo.
“Oggi ho la possibilità di vivere un’esperienza davvero unica per me: raccontare una fiaba, ma una fiaba diversa dalle altre perché si tratta di una fiaba…musicale: ogni personaggio è rappresentato da un tema musicale e da uno strumento dell’orchestra, secondo gli abbinamenti più idonei. Perché voi possiate riconoscere i personaggi ogni volta che essi appaiono, chiederò ai vari strumenti di presentarsi a voi.
Per primo l’Uccellino. Esso è rappresentato dal Flauto trasverso, nel registro più acuto”. Si alza il celebre Flautista, l’olandese Jacques Zoon, che ho visto tante volte nelle orchestre di Claudio Abbado, senza mai aver occasione di conoscerlo. Questa sarà la volta buona.
“Il secondo è il Gatto, rappresentato dal Clarinetto.
Il Nonno di Pierino, molto severo -e pure un po’ noioso…- ha la voce del Fagotto.
Per dar voce a Pierino, il protagonista, l’eroe della vicenda, poi, è necessario l’intero gruppo degli Archi”. E l’intero gruppo degli Archi esegue il tema principale (notissimo) dell’opera.
“Mentre, per i Cacciatori, è a disposizione tutta la famiglia dei Legni.
Gli Spari dei cacciatori sono i Timpani e la Grancassa”.
Robert Kendall, Principe dei Timpanisti, Buongiorno!
A poca distanza da Robert, una graziosa brunetta, Isabella Rosini, alle percussioni.
“Il Lupo: tre Corni; e come altrimenti rappresentarlo? Pensate, da ragazzo sognavo di suonare il corno…
Ecco, abbiamo esaurito tutti i personaggi. Come dite? Ne manca un altro? Ah, è vero!
L’Anatra, ma guarda che la stavo lasciando da parte… Oggi la chiameremo Papera e quale strumento è più adatto per lei dell’Oboe?
Adesso immaginatevi la scena.
C’è una bella casetta, in un grande giardino, circondato da una staccionata. Poco più avanti, un alto muro di pietra.
Nella casa vivono Pierino e il Nonno. Non ci viene precisato se il nostro Pierino abita col Nonno perché è rimasto orfano o se semplicemente è andato da lui in vacanza. Poco importa.
Fuori, nei prati, vi sono un grosso albero e uno stagno.
Poco lontano….la foresta buia e misteriosa!!!
In una favola che si rispetti non può mancare questo elemento, vero? Nella foresta si nasconde un ferocissimo Lupo.
Dunque, proseguiamo.
Una mattina di buon’ora Pierino apre il cancello ed esce sul prato verde che circonda la sua casa. Ecco il Tema! Ti viene da fischiettarlo.
Sul ramo dell’albero è appollaiato l’Uccellino, amico di Pierino. Non appena lo vede arrivare cinguetta allegramente: ‘Tutto è tranquillo’.
In effetti tutto è tranquillo; l’acqua dello stagno è immobile. Nemmeno un soffio di vento.
Accanto a Pierino la Papera avanza dondolandosi, nella speranza di farsi una nuotatina al centro dello stagno.
Non appena la scorge, l’Uccellino vola giù dall’albero, si posa sull’erba vicino a lei e, con atteggiamento beffardo, l’apostrofa: ‘Ma che razza di uccello sei, che non sai volare!’; ma la Papera sa come rispondere: ‘Che razza di uccello sei tu, se non sai nuotare!’ e si tuffa nello stagno.
I due seguono a battibeccare per un bel po’. La Papera nuotando nello stagno; l’Uccellino saltellando sulla riva erbosa. Un litigio senza fine….
Ad un tratto qualche cosa attira l’attenzione di Pierino: c’è un Gatto che avanza furtivo, insidioso tra l’erba. Clarinetto di Simone Nicoletta.
Il Gatto, che da un pezzo sogna di fare un sol boccone dell’Uccellino, pensa: ‘Ecco il momento buono! E’ troppo impegnato a litigare con la sua amica per accorgersi di me: non mi sarà difficile catturarlo’. E incomincia a strisciare verso di lui sulle zampe di velluto.
‘Attenzione!’ grida Pierino e l’Uccellino rapido vola sull’albero.
Dal centro dello stagno l’anitra fa ‘qua qua’ al Gatto.
Il Gatto continua a girare intorno all’albero pensando: ‘Ma vale la pena d’arrampicarsi così in alto? Quando sarò lassù, l’uccello sarà già volato via’.
Il Nonno, ossessionato dal pensiero del Lupo, esce dalla casa. E’ mooolto arrabbiato perché Pierino ha disobbedito. ‘Il prato’ addirittura…. ‘è un posto pericoloso; se un lupo dovesse sbucare dal bosco, che cosa faresti, eh?’ Borbotta, ripete e borbotta.
Pierino, c’è da dubitarne?, non presta attenzione alle parole del nonno. I ragazzi come lui non hanno paura dei lupi, andiamo!
Ma il nonno lo prende per mano, tutto stizzito, chiude il cancello e conduce il nipote verso casa.
Pierino si è appena allontanato, quand’ecco che un grande Lupo grigio sbuca dalla foresta.
In un istante il Gatto si arrampica sull’albero. La Papera, in preda al terrore, si mette a starnazzare e stupidamente balza sulla riva. Prende a correre con tutte le sue forze, ma una Papera non può, non può essere più veloce di un Lupo! Non può!!!!
Il Lupo si avvicina… sempre di più, sempre di più; finché la raggiunge! L’afferra e ne fa un sol boccone. Povera Papera……[Sospirone].
Ed ecco come stanno ora le cose: il Gatto si è accucciato su un ramo; l’Uccellino appollaiato su un altro… non troppo vicino al Gatto, naturalmente.
Il Lupo cammina intorno all’albero guardandoli con occhi ingordi.
Intanto Pierino osserva guardava quel che stava succedendo da dietro il cancello senza un briciolo di paura.
Ideona! Corre in casa, prende una corda robusta e si arrampica svelto sull’alto muro di pietra.
Uno dei rami dell’albero attorno al quale sta girando il Lupo si protende oltre il muro.
Afferrando il ramo, Pierino riesce ad arrampicarsi e così si ritrova sull’albero.
Si rivolge all’Uccellino: ‘Vola giù e mettiti a svolazzare intorno al muso del Lupo; attenzione, però, non farti acchiappare!’
L’Uccellino quasi tocca il muso del Lupo con le ali, mentre questo, aprendo la bocca, spicca salti fulminei, cercando di azzannarlo.
Come l’ha fatto inferocire! Come vorrebbe afferrarlo! Ma l’Uccellino è molto più furbo della belva e continua il suo gioco.
Intanto Pierino ha fatto un nodo scorsoio e cautamente lo cala giù dall’albero. Riesce ad infilarlo nella coda del Lupo e tira con tutte le sue forze. Sentendosi preso in trappola, il Lupo si mette a saltare furiosamente cercando di liberarsi. Ma Pierino ha legato l’altro capo della corda all’albero. E più il Lupo salta, più stringe il nodo scorsoio.
E proprio in quel momento… i Cacciatori escono dalla foresta. Stanno seguendo le tracce del lupo e sparano ad ogni passo.
‘E smettetela di sparare, BASTAAAA!’ grida Pierino, ancora seduto sul ramo dell’albero ‘L’uccellino ed io abbiamo già catturato il Lupo. Aiutateci piuttosto a portarlo al giardino zoologico’.
Allora… figuratevi che marcia trionfale: Pierino in testa e dietro i Cacciatori che trascinano il Lupo. Il Nonno e il Gatto chiudono il corteo. Il Nonno scuote la testa e continua a brontolare: ‘E se Pierino non fosse riuscito a catturare il lupo, che sarebbe capitato?’
Sopra di loro volteggia l’Uccellino cinguettando allegramente: ‘Però, che tipi coraggiosi siamo Pierino e io! Guardate che cosa siamo riusciti a catturare!’ “.
Certo che, povero Lupo, finire al giardino zoologico…Il mio spirito animalista si ribella.
Conclude il nostro narratore:
“E se qualcuno avesse ascoltato con attenzione, avrebbe sentito la Papera che faceva ‘qua qua’ nella pancia del Lupo, giacché questo, per la fretta, l’aveva inghiottita viva!”
Applausi vigorosi.
Silvio Orlando abbraccia Ezio Bosso.
Pausa.
Mi avvicino a Luca Franzetti, lietissima di rivederlo dopo la Tre Giorni di Orchestra Mozart Festival ad aprile. Non lascia un istante l’amato violoncello. Con Iseut (sulla destra) sono una formidabile coppia di archi.
“Carissimo Luca, sei contento di suonare con Ezio Bosso? Mi sembra una figura molto coinvolgente”
“Contento sì” mi risponde lui che una volta si definì…. socio militante di Mozart 14.
“Ezio Bosso è una gran bella persona. Questa è un’occasione di grande rilievo e ho piacere che ci sia tanta gente anche alle prove!”
Mi informo sulla sua famiglia e mi rivela che, tra qualche mese, diventerà padre per la seconda volta: Complimenti, amico mio!
Ritrovo Mauro che, giunto un po’ in ritardo, era stato spedito dalle ragazze dell’Associazione in balconata; ma ora siamo insieme di nuovo.
Un rapido saluto a Gabrielle Sheck, violinista dell’Orchestra Mozart.
Vedo che uno dei due oboisti è Guido Gualandi.
Da ragazzino (è nato a Bologna nel 1981) abitava con la famiglia (mamma -il padre era morto prematuramente all’improvviso- e un paio di sorelle) al n° 32 di Via Castiglione, la porta dopo la nostra, a pochi passi dall’Aula Magna di S. Lucia.
Persone discrete, educate, molto religiose e unite tra loro.
Guido, dai capelli rossicci, aveva una bellissima voce bianca e cantava come solista nella Parrocchia di S. Giovanni in Monte.
Divenuto adolescente, lasciò il canto per la musica strumentale, dedicandosi all’oboe.
Si è diplomato presso il Conservatorio di Bologna ed ha suonato con le migliori orchestre e solisti del mondo, nonché i direttori più prestigiosi; tra i quali Claudio Abbado (ha fatto parte dell’Orchestra Mozart nei suoi primi anni).
Ora è componente della Estonian National Symphony Orchestra.
Nel Paese baltico ha trovato una seconda Patria; sposato con la bionda Ida, violinista, hanno due bambini.
Vorrei salutarlo, ma le prove vanno a ricominciare.
Un’immagine, opera di Marco, che ritrae Ezio Bosso e Silvio Orlando con un amico giornalista di Sky.
Brevissime note per l’ultimo brano, che meriterebbe assai più ampia -e degna- trattazione.
La Sinfonia n. 7 in la maggiore, op. 92 di Ludwig van Beethoven nasce tra il 1811 e il 1812 e viene eseguita per la prima volta a Vienna, nell’Aula Magna dell’Università, l’8 dicembre 1813.
Scritta a tre anni di distanza dalla Sinfonia n. 6 in fa maggiore op. 68, la mitica “Pastorale” (concepita tra il 1807 e il 1808), non ha continuità con le precedenti, composte senza interruzione tra il 1801 e il 1808.
Tra il 1809 e l’inizio della Settima l’A. aveva completato l’ultimo Concerto per pianoforte, il n. 5 (1809), l’anno successivo le musiche per Egmont di Goethe (che ben conosciamo, anche in rapporto alle vicende dell’Orchestra Mozart), nonché il Quartetto in fa minore, op. 95.
La composizione della presente Sinfonia inizia nel 1811 in una città termale della Boemia, Teplitz, dove Beethoven si trova per sottoporsi ad una cura nella speranza, peraltro vana, di recuperare l’udito.
La prima esecuzione si tiene, come detto, l’8 dicembre 1813 a Vienna nell’ambito di un concerto di beneficienza per i soldati austriaci e bavaresi feriti nella battaglia di Hanau dell’ottobre precedente. Una battaglia tremenda (che ricorda quella di Solferino, nella Seconda Guerra d’Indipendenza) nella quale, in una sola giornata, oltre 15.000 giovani furono uccisi, feriti o fatti prigionieri.
Già quella prima volta il secondo movimento, divenuto il più celebre di tutta l’opera, l’Allegretto, riporta un successo straordinario: deve essere eseguito il bis e ciò si verifica tutte le volte in cui la Sinfonia è suonata. Piace ai contemporanei del musicista perché ne apprezzano la novità.
E anche nel prosieguo del tempo. Così infatti Richard Wagner (in L’opera d’arte dell’avvenire- Das Kunstwerk der Zukunft, 1849): “….coscienti di noi stessi, ovunque ci inoltriamo al ritmo audace di questa danza delle sfere a misura d’uomo. Questa Sinfonia è l’apoteosi stessa della danza; è la danza, nella sua essenza più sublime, l’azione del corpo tradotta in suoni per così dire ideali”.
Non è difficile comprendere, anche alla luce di ciò, perché sia stata scelta per onorare Claudio Abbado.
E’ la Sinfonia che egli ha diretto di più durante la sua vita [9], la amava molto, lo comprendi da come sorrideva quando ne parlava, dichiara Ezio Bosso, che prosegue: “è [anche] una scelta simbolica perché Beethoven stesso definiva la Settima ‘la mappa per l’utopia’ ”.
Una mappa da seguire (non un sogno irrealizzabile) che non ti abbandona mai, ripete; e io, modesta appassionata, ripeto con lui.
Chi meglio del Direttore milanese ha saputo guardare oltre il quotidiano, impegnato a dare concretezza ai propri sogni artistici, rivoluzionando orchestre (riflettiamo un attimo al lavoro svolto coi Berliner) e musicisti con la dolce caparbietà che lo contraddistingueva?
“Pensiamo anche alla Scala” osserva Ezio Bosso “a cos’era diventata negli anni di Abbado, che peraltro a quell’epoca era ancora un ‘ragazzo’ [10]. Quanta fatica ha fatto, ma quanti detrattori ha avuto; questo non dobbiamo dimenticarlo”.
La Settima Sinfonia dura poco più di quaranta minuti e consta di quattro movimenti.
In estrema sintesi.
I Movimento: Poco Sostenuto
Dopo un’introduzione vivace, definita da Nietzsche “dionisiaca”, fondata su un quadro melodico discendente degli oboi che s’alternano agli altri legni, ecco i flauti che guidano la danza: il tema del primo movimento prende corpo coinvolgendo tutta l’orchestra.
Potente e ripetuto nella prova. Non appaia irriverente, ma Ezio Bosso ha quasi movenze da torero; un torero musicale! Chissà che cosa penserebbe se glielo dicessi…. Si vede che è un musicista provetto, non solo un puro direttore.
Ma…..nella vita c’è anche il dolore; profondo insistente. Chi è così teorico e pure superficiale da non essere interessato a conoscere le ragioni profonde di una composizione? La quale ha una sua autonomia, d’accordo; ma nasce pur sempre dall’esperienza personale quotidiana dell’Autore.
Ripenso alla vita di Beethoven, particolarmente drammatica proprio in quel periodo.
E infatti:
II Movimento Allegretto
Il movimento è aperto e chiuso da un accordo “dolente”, in la minore. Il primo tema, fondato su una melodia cadenzata, quasi a passo di marcia, è ripetuto più volte: è questo il suo fascino catturante, arricchito dal contrappunto. Entriamo in un altro mondo, intriso di dramma, quasi in punta di piedi…E’ qualcosa che piano piano vai creando nel cuore, intercalando dolore, serenità e riflessione. Attacco dei violoncelli, Luca e Iseut in testa.
Non per caso l’Allegretto fa da sfondo musicale alla scena chiave del film di Tom Hooper, Il Discorso del Re, The King’s Speech (2010), quella in cui Giorgio VI pronuncia il suo discorso alla Nazione, mentre il logopedista Lionel Logue, di fronte a lui, muove le braccia come un direttore d’orchestra, aiutandolo nelle pause, nei momenti più difficili, nel superamento di quei trabocchetti originati da certe consonanti. [11].
Il secondo tema ha andamento cantabile e sfocia nel:
III Movimento: Presto
In fa maggiore, è il momento più danzante della sinfonia. Il tono è leggero, con improvvise impetuosità e movimenti molto veloci. Sei incantato dai virtuosismi. Immagini di un prato..il tema s’intensifica e diventa più potente. Un breve pianissimo per poi riprendere di nuovo.
Largo sorriso di Luca. Lui e Iseut, violoncelli capi, guidano l’allegra brigata con energia contagiosa.
Piano, pianissimo e ancora ripresa. Ad un certo punto c’è pure il richiamo ad un canto popolare austriaco di contenuto religioso.
Eccolo.
Oh mein Gott, oh mein Gott du bist einzige Brot, oh mein Gott, oh mein Gott süsse liebe und Tot. So meine Seele liegt in deinem Schoss, ohne Unfälle als König in seinem Schloss.
Che significa:
Oh mio Dio, oh mio Dio sei solo pane, oh mio Dio, oh mio Dio dolce amore e morte. Così l’anima mia è nel tuo grembo, senza incidenti, come un re nel suo castello.
Morbidezza dei clarinetti.
Lo stesso clima festoso informa il IV Movimento, Allegro con brio, in forma-sonata, con un primo tema brillante affidato ai primi violini, a cui si contrappone il secondo, di carattere trionfale, affidato ai fiati. Tutto il movimento appare come un volo senza pausa che esprime una gioia sfrenata e senza confini.
Ezio figura centrale, piena di coraggio, d’amore, di spirito.
Prova terminata.
Una bimbetta bionda, con i capelli raccolti in una treccina, si avvicina a Ezio e lo omaggia di un disegno colorato, opera sua. Lui l’abbraccia commosso.
Pomeriggio.
Teatro Manzoni zeppo. Fatichi ad entrare.
All’ingresso, l’omaggio di un prezioso libretto, sull’iniziativa e su Mozart 14.
All’interno del testo, verso la metà, tra le foto ce n’è una significativa (opera di Silvia Lelli), a unire Passato e Presente. Siamo a Courchevel, in Alta Savoia, nel 1980. Claudio Abbado, con chioma bruna a caschetto e consueta tenuta sportiva “da lavoro”, dirige i ragazzini della ECYO, Orchestra dei Giovani della Comunità Europea (ora EUYO).
Prendiamo posto, in seconda fila.
Si parte puntualissimi.
Orchestra e Direttore giungono pressoché insieme, accolti da un applauso fantastico.
Fa gli onori di casa Francesca Joppolo, giornalista e socia di Mozart 14, la quale con parole semplici, dettate dal cuore, parla degli obiettivi dell’Associazione.
Poi Ezio Bosso saluta il pubblico, felice di tanta partecipazione.
Virginio Merola è presente in sala. “Ciao, Sindaco!” gli fa Ezio.
Due brevi riflessioni e poi: “Divertiamoci questa è la raccomandazione che Claudio faceva ai suoi musicisti, prima di iniziare ogni concerto. Vorrei che anche questa sera fosse così. Divertiamoci noi sul palco e voi”.
Il Concerto scorre via liscio, ancora più intenso di stamani, più sereno. C’è un clima di gioia; di partecipazione, per così dire che non è facile trovare.
Noto che Silvio Orlando è più rilassato di stamani, forse quella Presenza “mito / magica” che percepiva al mattino in prova con un po’ di soggezione, ora gli è divenuta familiare, come dev’essere.
Durante l’intervallo, incontro diversi amici. Tra questi, un paio che hanno lavorato in Mozart 14 fin dalla costituzione anche perché a lungo avevano collaborato con Abbado. Arianna Jacusso -già Responsabile per il Progetto Tamino, che ha ceduto il posto ad Anna Savini- e Alessandro Cillario -Addetto alle Relazioni esterne e alla Comunicazione, il cui ruolo è ora ricoperto da Francesca Casadei-. Non operano più nell’Associazione, ma le sono rimasti molto vicini.
Ecco Pierpaolo Redaelli, Presidente dell’Ordine di Bologna dei Consulenti del Lavoro, il “mio” Presidente. Sempre sorridente, Pierpaolo, oltre che ottimo professionista, è l’anima di un’Associazione vicina a Mozart 14, l’AMACI [12].
Racconta in breve le vicissitudini -anzitutto finanziarie- dell’Orchestra Mozart (originaria) negli ultimi mesi di vita, quando l’attività chiuse (10 gennaio 2014…mamma mia..) e ben nove dipendenti rimasero senza lavoro.
Fu anche per questo che Alessandra, con scarse risorse finanziarie per simile impresa, ma con coraggio da vendere, diede impulso a Mozart 14, nata dalla mente e dal cuore del Padre: non abbandonare le persone che avevano fatto affidamento su “Tamino” e “Papageno” , questo il target, come si direbbe, per garantire una possibilità di impiego a coloro che l’avessero seguita. Tra questi ultimi c’è chi è rimasto e chi ha preso altre strade.
La presenza di famiglie con bambini e ragazzi dà conforto: Musica e Socialità, nel loro inscindibile rapporto, vanno conosciute ed apprezzate fin da piccoli; se possibile, nell’ambito della famiglia.
Ma vi sono anche numerose personalità, note ai rotocalchi. Oltre al Sindaco, il Presidente della Fondazione del Monte, Prof. Giusella Finocchiaro, il Presidente e il Direttore di Ascom (Enrico Postacchini e Giancarlo Tonelli), il Direttore della Casa circondariale, D.ssa Claudia Clementi -sempre presente ai concerti del Coro Papageno-, due industriali e benemeriti filantropi, quali Isabella Seragnoli e il “decano” Marino Golinelli; il mio caro amico Avv. Giuliano Berti Arnoaldi Veli. Un’illustre ospite che mi fa piacere incontrare: Evelina Christillin, Presidente della fondazione Museo Egizio di Torino. E magari tanti altri, che non conosco, né ho incrociato.
Degli habitués ai concerti, della crème-più-crème- bolognese (con Mauro li abbiamo soprannominati “pompeiani”), ivi inclusi i simpaticoni che (da sempre) ritengono avere l’esclusiva patente-di-appassionati-competenti-amici del cuore del Maestro celebrato in questi giorni….di tutta questa gradevole truppa ci sono solo due coppie; pensate, quelle honte, noi siamo due file e più davanti a loro!
I quattro signori peraltro hanno almeno avuto l’intelligenza di capire subito che questa sarebbe stata un’occasione da non perdere.
L’abile e colto commerciante con moglie e familiari diversi al seguito; nonché la coppia: marito notaio navigatissimo e moglie che si muove con estrema disinvoltura nelle relazioni sociali hanno compreso al volo la situazione. Mica scemi.
Ma tutti gli altri….Il boicottaggio, per riuscire, lo sanno anche i muri, esige intelligenza e motivazioni serie, qui mancate del tutto.
L’ottuso (oltre che insensibile) comportamento di quelli rimasti a casa si ritorce contro di loro perché non solo l’evento è di altissimo livello, se vissuto con lo spirito giusto, spensierato, nella consapevolezza che si sta dando una mano ad una grande impresa ricordando un’esemplare figura; ma anche perché, come detto sopra, sono qui, insieme ai tanti comuni cittadini appassionati -come noi-, molte personalità, alle quali i sabotatori avrebbero potuto dire: io ci sono e magari strappare una fotografia con loro da far pubblicare sul giornale ed esibire gongolanti agli amici! Vantarsi di aver chiacchierato con tizio e caio, ecc., ecc. Sai la soddisfazione…
Invece, niente! Peggio per voi.
La meraviglia di stasera si conclude con un’autentica chicca, tenuta in serbo fino all’ultimo: Ouverture di Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart (1785). Degno finale, URRAH!
Lunga ovazione da battere il cuore. Bacchette al cielo a ringraziare l’Amico. Abbracci sul palco e in platea.
E grande felicità dietro le quinte. Etienne Abelin, Anna Maria Gallizio e una violinista di cui non conosco il nome.
Mi trovo in piedi accanto ad Alessandra. Non le chiedo nemmeno sei contenta? Mi vede e mi dona uno sguardo…di famiglia. Penso a lei. E’ cresciuta in mezzo a Musica e Musicisti, grazie a suo Padre. Poi c’è stata quella frattura: la chiusura della Mozart originaria, un senso di tradimento, le sofferenze e la morte di lui….il Dolore. Non ho vissuto in diretta quel periodo, ma sono rapida ad immedesimarmi nei sentimenti di Alessandra. Un allontanarsi… ma recuperando sì, dopo; solo l’aspetto sociale. Poi ha (ri)trovato Ezio e, grazie a lui, ha ritrovato pure quel mondo e quelle persone che, per tanto tempo, erano state parte della sua vita. Ognuno ora segue la propria strada, certo; ma la ricomposizione c’è, in qualche modo, stata. Le fiammelle accese da Claudio brillano più che mai. Diversi che stasera hanno suonato per Mozart 14 sono cresciuti con Abbado e fanno pure parte della “nuova” Mozart, la quale attende, a fine primavera, il Direttore per i prossimi anni, dopo la guida amorosa e sapiente -nella rinascita- del M° Haitink .
Luca / Iseut hanno davvero trascinato tutta l’Orchestra con la forza dei loro violoncelli.
Sussurro a lui in un orecchio: Sei stato Tu il Konzertmeister, stasera.
“Eh… questo non si dice”, mi fa col sorriso da burla…..ma è in stato di grazia.
Qualcuno mi batte sulla spalla: la carissima Maria Martos, brasiliana di nascita e faentina di adozione: è la madre di Maya, la bimba nata alcuni anni or sono, prematura al limite delle umane possibilità. Grazie all’amorosa costanza della mamma e alle cure del personale coinvolto nel programma Tamino, tutto è andato per il meglio.
Ci siamo conosciute lo stesso giorno in cui ho incontrato Alessandra; ci siamo riviste, sempre con grande affetto. Persone che ti restano nel cuore.
All’uscita degli Artisti, riesco a salutare alcuni protagonisti. Sono contenti, ma stremati per la fatica e l’emozione.
La……. Presenza c’è, caspita se c’è. E’ commosso e non si vergogna di darlo a divedere.
Etienne Abelin, violino super, EVVIVA!, voglio ritrovarTi quanto prima, mi raccomando.
I coniugi Iseut Chuat e Jacques Zoon (lui con in testa un buffo berretto): finalmente Vi conosco, ragazzi, grazie! Calorosa stretta di mano.
Impossibile parlare con Ezio, già scomparso.
Affido il mio messaggio a Luca: dì che lo saluta con tanto affetto Mara, che lo ringrazia di tutto, in attesa di rivederlo presto.
Senz’altro si ricorda di me. Lo credo anch’io, mi risponde lui. E di nuovo sorride con gli occhioni chiari.
GodeteVi la meritata cena.
Una bella volata lungo i portici di Via dell’Archiginnasio, verso casa. Nelle orecchie e nel cuore, in primo luogo: il quarto movimento della Settima. E che altro?
Chi mai lo sente il freddo?
Ecco, in chiusura, un bel servizio sull’evento di Maria Concetta Mattei, tratto anch’esso dal canale youtube di Mozart 14
[1] Per notizie e riflessioni su Claudio Abbado, la sua vita, le orchestre da lui fondate e l’Associazione Mozart 14, dei quali a più riprese scrivo nei miei commenti, v. il sito alle Rubriche “Musica” e “Diari di viaggio” (per quest’ultima: le puntate dedicate alla città di Lucerna, nel 2017 e 2018).
[2] In collaborazione con Mismaonda, società di produzione e gestione di progetti live: spettacoli teatrali e musicali, eventi per aziende, rassegne di incontri, ecc.
[3] In concomitanza con la rappresentazione teatrale a Ferrara fu allestita una bellissima mostra dal titolo: Le figure di Pierino e il Lupo- Cinquant’anni di balletto, cinema d’animazione, burattini ed illustrazione, Ferrara, Ridotto del Teatro Comunale -17 novembre / 7 dicembre 1990- del quale c’è il prezioso catalogo, edito da Art World Media, 1990.
[4] Uri Caine è uno dei due autori delle musiche di Claudio Abbado e i musicisti della Mozart (2014), film di Helmut Failoni e Francesco Merini sull’ultimo anno di vita dell’Orchestra Mozart. L’altro autore è Danusha Waskiewicz, la grande violista.
[5] Guanda, 2015, pp. 174 (v. mia recensione-confessione sul sito, marzo 2015, che apre la Rubrica “Musica” con la scoperta di questa figura, del Direttore milanese, cioè).
[6] Con la Legge per la musica, la Regione intende supportare le potenzialità di crescita e sviluppo del settore nel suo insieme con misure e interventi normativi e di sostegno economico che affrontino in forma integrata i diversi segmenti della filiera: da quello educativo-formativo a quello creativo, da quello produttivo a quello distributivo e promozionale.
L’attuazione della Legge 2/18 è realizzata mediante un Programma pluriennale, di norma triennale, con cui la Regione definisce priorità, strategie e azioni per il settore, e le modalità di accesso ai contributi.
[7] Tratta dall’omonima commedia francese di Pierre Beaumarchais, debuttò al Teatro Argentina di Roma il 20 febbraio 1816 col titolo Almaviva, ossia l’inutile precauzione (titolo scelto per riguardo a Giovanni Paisiello e al suo Il Barbiere di Siviglia, 1782), ma fu un autentico fiasco, con clamorose proteste, poiché tra il pubblico c’erano molti sostenitori di Paisiello, chiamati per far fallire la nuova opera. Ma il giorno successivo il “fiasco” si mutò in autentico trionfo. L’opera di Rossini oscurò ben presto quella di chi lo aveva preceduto, divenendo una delle più rappresentate e probabilmente la più famosa del compositore pesarese; ancora oggi tra le maggiormente eseguite nei teatri di tutto il mondo.
[8] Per comprendere questo è necessario tenere presente che l’1 dicembre 1934 era stato ucciso, senz’altro per ordine di Stalin, Sergej Kirov, il responsabile del Partito dei compositori. Gli succede Andrej Ždanov che inizia una campagna di irrigidimento della produzione artistica.
[9] Nel lontano 1966, Abbado aveva diretto i Berliner Philarmoniker proprio in questa Sinfonia. Fu alla testa della prestigiosa compagine ben 33 volte prima di essere eletto dai suoi membri Direttore artistico l’8 ottobre 1989.
[10] Direttore musicale dal 1968 al 1986.
[11] V. il mio commento su questo sito, Febbraio 2011.
[12] L’Amaci è un’Associazione Onlus di Genitori e Amici della Chirurgia Pediatrica del “Gozzadini” di Bologna e del locale Ospedale Maggiore: è nata per affiancare l’equipe medica e la Struttura Sanitaria Pubblica che si prendono cura dei nostri bambini. Si occupa anche di acquisto di materiale e attrezzatura medico-scientifica, di istituzione di borse di studio per medici specializzandi, di miglioramento dell’ assistenza domiciliare, di aiuto alle famiglie dei pazienti, di promozione della ricerca.