“Per il terzo anno consecutivo sarà il Maestro Haitink a guidarci sul podio del Manzoni e del LAC di Lugano; affronteremo insieme un repertorio importante e prestigioso”
Così Mattia Petrilli, primo Flauto e Board Member dell’Orchestra Mozart presenta la seconda edizione di Orchestra Mozart Festival [1]che si svolge a Bologna dal 26 al 28 aprile 2019.
E prosegue: “Il sodalizio col grande Maestro si è fortificato ogni volta di più: musicalmente c’è una profonda sintonia e umanamente ci sentiamo legati a lui da un profondo affetto”.
E’ vero: basta aver assistito all’edizione 2018 o al precedente concerto del 6 gennaio 2017, che segnò il “ritorno” di OM sulla scena dopo oltre tre anni di silenzio.
INTRODUZIONE
Quest’anno si riprende con slancio ancora maggiore e con interessanti novità.
L’Orchestra -in residenza, com’è noto, presso il LAC di Lugano[2]- terrà i concerti di Pasqua, con diversi momenti d’incontro a latere (dal 21 al 25 aprile), nella prestigiosa sede svizzera per poi convergere su Bologna.
Sono previste interessanti facilitazioni per giovani (compresi gli studenti universitari e i membri del Collegium Musicum dell’Alma Mater), non di rado restii ad avvicinarsi alla Musica classica. Anche se, per l’emozionante storia che la caratterizza, l’Orchestra Mozart è sempre stata un’eccezione positiva, pure da questo punto di vista.
Ecco il programma bolognese, sul quale mi intratterrò più avanti, in occasione dei singoli concerti:
Venerdì 26 aprile 2019, Teatro Auditorium Manzoni ore 20.30
Orchestra Mozart
Bernard Haitink Direttore
I Solisti dell’Orchestra Mozart
Joseph Haydn, Sinfonia concertante per oboe, fagotto, violino, violoncello e orchestra in Si bemolle maggiore, Hob. I:105
Ludwig van Beethoven, Sinfonia n. 3 in Mi bemolle maggiore, Op. 55 Eroica
Sabato 27 aprile 2019, Teatro Auditorium Manzoni ore 17
Concerto da camera con i Solisti dell’Orchestra Mozart
Elliott Carter, Scrivo in Vento per flauto solo
Ludwig van Beethoven, Sestetto per fiati in Mi bemolle maggiore Op. 71
Benjamin Britten, Sei metamorfosi da Ovidio Op. 49
Wolfgang Amadeus Mozart, Quintetto per archi n. 4 in Sol minore, K 516
Domenica 28 aprile 2019, Teatro Auditorium Manzoni ore 17
Orchestra Mozart
Bernard Haitink Direttore
Martin Helmchen Pianoforte
Felix Mendelssohn-Bartholdy, Ouverture da Sogno di una notte di mezza estate Op. 61
Wolfgang Amadeus Mozart, Concerto per pianoforte e orchestra n. 22 in Mi bemolle maggiore, K 482
Franz Schubert, Sinfonia n. 5 in Si bemolle maggiore, D 485.
Precisazione di carattere pratico: come in precedenza, poiché durante i concerti non è possibile effettuare riprese video -e d’altronde utilizzare face book allo scopo è complicato e non redditizio- arricchirò il mio racconto con brani, rinvenuti su YouTube, eseguiti da altri interpreti.
Pure quest’anno il programma del Festival è valorizzato da appuntamenti musicali diffusi in città, sì da coinvolgere un numero sempre maggiore di persone in questa occasione di Gioia e Cultura.
Queste le iniziative.
Sabato 27 aprile, ore 22.00.
Alcuni musicisti dell’Orchestra condurranno un laboratorio di musica riservato ai più piccoli; mentre la sera è dedicata al Late Night Concert che, nel 2019, si avvarrà del marchio Ducati -Cultura e Industria in collaborazione: va benissimo!-. Il concerto si terrà infatti presso il locale Scrambler Ducati Food Factory in Via D’Azeglio n. 34/a. Mentre, nella scorsa edizione, l’iniziativa (ottima nei contenuti) non fu particolarmente pubblicizzata, poiché il luogo scelto era molto piccolo (Il Rialto, posto nell’omonima via, a pochi passi da casa nostra), quest’anno l’ambiente più ampio consente l’accesso, tramite prenotazione, a chiunque sia interessato. Basta arrivare in tempo utile, prenotazione alla mano.
Domenica, 28 aprile, mattina
Concerto da camera del mattino nelle prestigiose sale di Palazzo Isolani (in Piazza S. Stefano).
Anche qua, e meno male, l’evento sarà aperto a tutti (e non a “invito” come nella precedente edizione, complice il luogo scelto: il Collegio di Spagna, una…bomboniera) previa iscrizione e tempestivo accesso in loco.
Riflessioni al momento opportuno.
Durante la conferenza stampa di presentazione del Festival, presso l’Accademia Filarmonica, il 22 febbraio scorso, è stata annunciata una notevole novità.
La nomina (da gennaio 2019) a Consulente Artistico dell’Orchestra Mozart del M° Gaston Fournier Facio. Quintuplice EVVIVA!!!
Nato in Costa Rica, dove ha ottenuto un Master in Storia presso l’Università locale, Gaston Fournier Facio (o “Fournier”, come ama essere chiamato) ha proseguito gli studi musicali in Inghilterra, presso la University of Sussex, conseguendo il Master in Musicologia.
Dopo essere stato Ministro Consigliere e Console Generale presso l’Ambasciata di Costa Rica a Londra, si è dedicato all’attività di Coordinatore Artistico presso prestigiose istituzioni lirico-sinfoniche italiane. Dal Maggio Musicale Fiorentino, all’Accademia Nazionale di S. Cecilia in Roma (dove ha lavorato accanto a Luciano Berio, Bruno Cagli, Myung-Whun Chung e Antonio Pappano), al Teatro alla Scala di Milano, al Teatro Regio di Torino (2014 / 2018).
Ha curato il libro Dialoghi su Musica e Teatro: Tristano e Isotta di Daniel Barenboim e Patrice Chéreau (Feltrinelli, 2008). Ha pubblicato vari testi sulla vita e l’opera di Gustav Mahler per Electa, De Sono, The Boydell Press, EDT e, nel 2010 (in occasione del 150° anniversario della nascita del compositore), ha curato Gustav Mahler. Il mio tempo verrà, per il Saggiatore (ristampato due volte nel 2011-2012). Nel 2013, in occasione del Bicentenario della nascita di Wagner, ha pubblicato per il Saggiatore L’inizio e la fine del mondo. Nuova Guida al Ring di Richard Wagner.
Nello stesso anno ha curato il volume Henze a Montepulciano, pubblicato dalla casa editrice Tratti d’Autore.
Aspetto di notevole importanza per noi: Gaston Fournier Facio ha collaborato a lungo con Claudio Abbado al quale era legato da un forte vincolo di stima ed amicizia.
Nell’ottobre 2005 egli riuscì a persuadere Claudio a portare fuori di Lucerna la preziosa Lucerne Festival Orchestra, di cui ho parlato spesso su queste pagine; precisamente al Parco della Musica di Roma. In quell’occasione poté fare al Maestro milanese una lunga video- intervista per RAI-SAT, nella quale ne furono ripercorse tutte le tappe della lunga carriera, specie in rapporto alle orchestre da lui fondate. Detta intervista, assai emozionante, è contenuta nel testo, curato da Fournier Facio, uscito a Novembre 2015, Claudio Abbado: Ascoltare il Silenzio (il Saggiatore) [3].
Fu proprio Fournier Facio, poi, a coordinare la memorabile esecuzione della Sesta Sinfonia di Mahler in occasione del ritorno del Maestro milanese alla Scala dopo ben 26 anni di lontananza (30 ottobre 2012), insieme a due tra le orchestre da lui fondate: Filarmonica della Scala e la nostra Mozart.
“Nel corso di questa lunga frequentazione con Abbado ho avuto occasione di conoscere in profondità molti dei suoi ideali di eccellenza artistica, dei suoi principi etici sul modo ideale di far musica insieme. Tenendo presente questi suoi principi ed ideali, lavorerò con tutta la mia energia per il futuro sviluppo di questa sua preziosa creazione, l’Orchestra Mozart”.
Con l’ingresso di questa figura tutta la compagine dell’Orchestra Mozart compie un notevole salto di qualità.
DIARIO
Non è dato iniziare in modo degno il presente Diario senza soffermarsi, in apertura, sul M° Bernard Haitink. Questo mitico Uomo di Musica ha festeggiato il 4 marzo scorso da par suo il novantesimo compleanno: dapprima, il 22 febbraio, presso il Centro Culturale Gasteig di Monaco di Baviera, ha diretto l’Orchestra Bavarese -valorizzata dalla presenza di Lucas Macias Navarro, oboe; e che oboe!- nella Sinfonia n. 9 di Ludwig van Beethoven; indi, il successivo 10 marzo al Barbican Hall di Londra, è stata la volta della London Symphony Orchestra: Concerto per pianoforte n. 22 K. 482 di Wolfgang Amadeus Mozart (l’ottimo Till Ferner alla tastiera), in programma nel nostro Festival con altro solista, seguito dalla Sinfonia n. 4 di Anton Bruckner.
Energia, Arte e Commozione profondissime.
Ora è impegnato col Festival lugano-bolognese.
Come riportato all’inizio nelle parole di Petrilli tutti i componenti della Mozart e il pubblico che la segue sono grati a chi con Passione, Umanità e profonda Competenza ha saputo rimettere in moto la magia di una compagine che sembrava, dall’esterno, solo una bella avventura finita per sempre.
Se n’era decretata la morte con inerte fatalismo; alcuni, addirittura, erano portatori di una niente affatto celata soddisfazione. Lo sappiamo.
Ma la caparbietà dei musicisti, nella loro ansia di esprimere “quel” suono che avevano dentro, appoggiati dall’Accademia Filarmonica di Bologna, è stata assecondata e gratificata dal Maestro olandese che li ha sostenuti e, chissà (mia ipotesi), pure aiutati nell’acquisizione della prestigiosa residenza in Lugano.
A settembre prossimo, Bernard Haitink, dopo i concerti del Festival estivo di Lucerna, si concederà un anno di meritato riposo. Dal podio e basta, ritengo; non certo dalla Musica.
Un affettuoso abbraccio e un immenso GRAZIE.
Per quanto riguarda la collaborazione tra l’Orchestra Mozart e Bernard Haitink, Mattia Petrilli ricorda che essa iniziò, nell’autunno 2013, proprio con la Terza Sinfonia di Beethoven.
Quindi oggi, egli conclude, chiudiamo il cerchio.
Eccoci di nuovo in cammino.
VENERDI’ 26 aprile, ore 20:30
Tramonto avvolto dal rosa. Lungo il portico di Via dell’Archiginnasio -il Pavaglione!- un giovane dai lunghi capelli suona il sassofono, anticipando così le gioie di stasera.
L’entrata al teatro è affollata di gente -c’è da dubitarne?-, ma non percepisco il consueto nervosismo.
Le ragazze dell’Accademia Filarmonica, che si occupano degli aspetti organizzativi, ci accolgono con un sorriso. Al banco di fronte una signora distribuisce il libretto dedicato al Festival.
In calce, tra i donatori, ci siamo anche noi due. Una bella soddisfazione.
Non ricordavo per la verità di aver prenotato due posti in prima fila: son passati due mesi….
Meglio, così staremo davvero insieme.
Silenzio. Entra l’Orchestra.
In apertura: Behrang (Rassekhi); Manuel (Kastl); Luca (Franzetti)…Tutta la compagnia.
Scorgo volti nuovi; o almeno musicisti che non avevo mai visto nella “nuova” Mozart; mentre altri pezzi forti, incontrati a più riprese, come ad esempio Johane Gonzales o Raphael Christ o Danusha Waskiewicz, oggi non ci sono. Impegnati altrove, ritengo.
Al di là del gruppo “storico” c’è sempre un certo cambiamento, più o meno; il via vai è dovuto, a mio parere, anche al fatto che suonare, sia pure per un breve periodo, in una compagine come questa, è un’esperienza davvero formativa.
Silenzio carico di emozione.
Il Quartetto: Lorenza Borrani (Violino e Konzert Meister); Raffaele Giannotti (Fagotto); Gabriele Geminiani (Violoncello, in gilet scuro e camicia bianca) e, the Best!, Lucas Macias Navarro (Oboe e un impeccabile smoking che gli dona da matti).
Il Direttore è accolto da una ovazione di Orchestra e Pubblico. Tutti lo amiamo e lui lo sa.
Via al primo brano!
Franz Joseph Haydn, Sinfonia concertante per oboe, fagotto, violino, violoncello e orchestra in Si bemolle maggiore, Hob. I:105. Uno degli ultimi brani suonati sotto la bacchetta di Claudio Abbado, ricorda Mattia. [4]
Si articola su tre movimenti.
- Allegro (si bemolle maggiore)
- Andante (fa maggiore)
- Allegro con spirito (si bemolle maggiore)
La Sinfonia è composta a Londra nel 1792 e rappresentata per la prima volta, in quell’anno, all’Hanover Square Rooms (principale sede londinese dei concerti) il 9 marzo.
Nel 1790, Haydn, terminato il servizio di musicista di corte presso gli Esterhàzy, è invitato a Londra da Johann Peter Salomon, celebre violinista e direttore d’orchestra d’origine tedesca, a capo di una fiorente e prestigiosa società concertistica. I due soggiorni nella capitale inglese, nel 1791-92 e 1794-95 segnano per Haydn un trionfo: il compositore presenta le dodici Sinfonie cosiddette “londinesi”, più questa Sinfonia concertante, eseguita per la prima volta. Come detto sopra, il 9 marzo 1792, sotto la direzione dell’autore, con Salomon al violino ed altri rinomati virtuosi nelle altre parti solistiche.
Il genere della Sinfonia concertante nasce da quello del Concerto grosso, che godette di una grande fioritura tra gli ultimi decenni del ‘600 e i primi del ‘700. Portato in auge da Corelli e da Händel, è caratterizzato dalla presenza di un gruppo di strumenti solistici (per lo più archi, ma talvolta anche fiati) che dialogano liberamente con l’orchestra, secondo un rapporto di pieni e di vuoti che la forma della Sinfonia concertante, nata nella seconda metà del Settecento presso i compositori della scuola di Mannheim, arricchisce di tutte le caratteristiche strumentali, stilistiche ed espressive maturate nel frattempo. Così, in questa pagina di Haydn, il vecchio concertino si è trasformato in un quartetto, con due coppie di strumenti appartenenti a famiglie diverse – archi e legni- scelti in modo da rappresentare le quattro tessiture fondamentali, dal basso al soprano. A differenza di quanto avviene nel genere del Concerto, nella Sinfonia concertante i solisti non si oppongono all’orchestra come personalità indipendenti: emergono, invece, dalla massa e vi rientrano, collaborando ad un discorso “sinfonico” caratterizzato da una pittoresca varietà di colori timbrici.
Le luci non vengono spente, siamo insieme, con quell’Allegro di nome e di fatto.
Par che danzino tra loro… I sorrisi d’amicizia e d’intesa ti emozionano, nella perfetta sincronia tra Quartetto e Orchestra.
Nell’Andante c’è uno splendido dialogo tra Lorenza e Lucas…. Un’onda tranquilla e ottimista, com’era nel carattere di Haydn.
Il Finale. Allegro molto è pieno di verve …Primo violino che guida tutti gli altri. Lorenza è davvero il filo rosso che lega tutto -glielo dirò nei saluti a fine concerto-.
Percussioni e assolo di lei.
Conclusione luminosa.
E foto, dopo gli applausi.
Ecco un’altra…chiacchierata….di alcuni anni fa. Annotazione per i posteri: c’era già Lucas nel gruppetto.
Breve intervallo in vista del secondo gioiello
Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore Op. 55, detta Eroica, è composta fra il 1802 e il 1804.
E’ la prima e la più potente espressione dell’impulso di Beethoven a vivere con la Musica il suo tempo, gli eventi (la Rivoluzione francese, Napoleone), gli ideali (l’umanesimo libertario), i conflitti morali. Ciò che fino a quel momento era stato oggetto della Filosofia e della Poesia drammatica (con Kant, Goethe e Schiller, prima di tutti), nell’Eroica -come in altre opere, pensiamo a Egmont- Beethoven, attraverso la Musica, si appropria di eventi, ideali, problematiche con un’energia improvvisa e incontenibile, che ancor oggi ci emoziona nel profondo.
Viene eseguita privatamente per la prima volta nell’agosto 1804 (e ripetuta nei mesi successivi) e pubblicamente il 7 aprile del 1805 al Theater an der Wien, diretta dallo stesso Autore.
La sinfonia era stata inizialmente scritta per Napoleone e rappresenta la sintesi di tutta l’aspirazione all’epos riscoperta negli anni della Rivoluzione. Beethoven indirizza a Bonaparte una dedica, che in seguito disconoscerà (dopo l’incoronazione di lui a Imperatore) in un impeto di sdegno, strappando il frontespizio dell’opera.
Una breve citazione di Ferdinand Ries -allievo, amico e biografo dell’Autore-:
“A proposito di questa Sinfonia Beethoven aveva pensato a Napoleone, ma finché era ancora primo console. Beethoven ne aveva grandissima stima e lo paragonava ai più grandi consoli romani. Tanto io, quanto parecchi degli amici più vicini, abbiamo visto sul suo tavolo questa sinfonia già scritta in partitura e sul frontespizio in alto stava la parola ‘Buonaparte’ e giù in basso ‘Luigi van Beethoven’; e niente altro. Se lo spazio in mezzo dovesse venire riempito e con che cosa, io non lo so. Fui il primo a portargli la notizia che Buonaparte si era proclamato imperatore, al che ebbe uno scatto d’ira ed esclamò: ‘Anch’egli non è altro che un uomo comune. Ora calpesterà tutti i diritti dell’uomo e asseconderà solo la sua ambizione; si collocherà più in alto di tutti gli altri, diventerà un tiranno!’ Andò al suo tavolo, afferrò il frontespizio, lo stracciò e lo buttò per terra.”
Proprio per questa delusione la Sinfonia sarà quindi definitivamente intitolata (in italiano) “Sinfonia Eroica composta per festeggiare il sovvenire di un grande uomo”.
Il dedicatario definitivo sarà il principe Joseph Franz Maximilian von Lobkowitz, un aristocratico boemo appassionato di musica e buon violinista dilettante, che ospiterà nel proprio palazzo in Praga la prima esecuzione.
Il lavoro si compone di quattro movimenti:
- Allegro con brio (12–18 min.) (Mi♭ maggiore)
- Marcia funebre: Adagio assai (14–18 min.) (Do minore)
- Scherzo: Allegro vivace (5–6 min.) (Mi♭ maggiore)
- Finale: Allegro molto (10–14 min.) (Mi♭ maggiore)
A seconda dello stile del direttore o dell’osservanza della ripresa nel primo movimento, un’esecuzione può durare dai 41 ai 56 minuti circa.
La Sinfonia Eroica è di dimensioni imponenti. Il primo tema, in mi bemolle maggiore, è basato sui tre suoni della triade e della tonalità d’impianto, mentre il tema del movimento finale era già stato impiegato nel balletto Le Creature di Prometeo.
Le dimensioni complessive dell’ Eroica (la più lunga sinfonia scritta sino a quel momento) sono superate solamente dalla Nona Sinfonia. Il volume dell’orchestra è imponente.
La trasfigurazione epica raggiunge il massimo nella “Marcia funebre” [5] con i rulli dei timpani, le trombe dalla voce apocalittica, il fugato centrale e la melodica divagazione della coda.
Il manoscritto originale è andato perduto ma esiste una copia riveduta dall’autore nell’archivio degli “Amici della Musica” di Vienna.
Gli echi della Marcia Funebre li ritroviamo fino a quasi alla metà del secolo scorso, così ricorda Giacomo Tesini nelle preziose riflessioni preliminari al nostro Festival.
Nel 1944 Richard Strauss compone lo studio per 23 archi solisti Metamorphosen con notevoli riferimenti alla Marcia Funebre. Nato da una poesia di Goethe, in cui il grande poeta tedesco metteva in luce l’abisso dell’animo umano, “Metamorphosen” è il tentativo di Strauss di indagare questo abisso. Ne nasce una composizione straziante, bellissima, che alla base ha proprio la marcia funebre beethoveniana; Strauss prende la seconda frase del tema e la riarmonizza con infinite metamorfosi e variazioni sul tema germinale, mettendo in evidenza la tecnica, tutta tedesca, dello sviluppo tematico.
Dopo lo spunto di Giacomo, non mi dilungo in ulteriori commenti: non solo perché non ho la competenza di entrare in un mondo così complesso, ma pure per non appesantire il racconto di questa tre giorni durante la quale c’immergeremo davvero in un oceano di Musica.
Solo poche annotazioni personali; in parte col cuore al passato, in parte rivolte al presente.
Impossibile non pensare a “quella” Terza diretta a Lucerna da Claudio Abbado, nell’agosto 2013, con la Lucerne Festival Orchestra.
Molti di coloro che suonano stasera erano sul palco con lui (vero, Luca, Giacomo e Gabriele? Mi limito a citare Voi, ma non siete di sicuro i soli) e oggi hanno vissuto ancora quegli istanti: il Maestro sofferente e immagino consapevole che quella sarebbe stata l’ultima Terza Sinfonia per lui, con i suoi musicisti che amava tanto. Un lungo saluto rivolto a loro, prima che al pubblico. Non puoi rivedere il relativo DVD con frequenza, come se nulla fosse.
Rivissuta oggi, Marcia funebre da brivido.… Il Silenzio assoluto….
Non si sente nemmeno il respiro. Letteralmente. Nessuno tossicchia, non un movimento.
Solo MUSICA. Con la paura pazzesca da parte mia di scoppiare a piangere, lì davanti a tutti, sai che bello.
Troppo, per davvero. Ma ho tenuto botta fino alla fine. Anche Bernard Haitink è molto commosso. Nulla è in grado di unire le persone come la Musica. L’ho compreso qui ed ora, e, ancora di più, lo comprenderò in questi tre giorni.
Poi, nel Finale, Allegro molto, gli animi si distendono e asciughi la lacrima silenziosa..
In questa Terza ci siamo tutti.
Ovazione…..E che altro?
Il Direttore sorride e stringe Lorenza, Francesco e, idealmente, tutti i presenti.
Ci avviamo verso l’uscita….
Emozione profonda che desideri trasmettere..Così, con gli abbracci sinceri, le parole non di circostanza….Sulla soglia del Teatro: Ciao, cara Ada: una signora in età, ma ancora assai significativa ed elegante, col viso illuminato da profondi occhi verdi.
Abbiamo passato insieme simpatici momenti l’anno scorso a Versailles, in occasione di un bel viaggio in un fine settimana organizzato da “Bologna Festival”.
Mi affaccio all’uscita degli Artisti e saluto alcuni dei valorosi sul palco: Giacomo (Tesini), sempre ben “carburato”; Lorenza: Brava caposquadra!; Luca (Franzetti), in grado di darti la carica appena lo vedi; José Vicente (Castello) sa mettere il buonumore pure ai sassi; una delle tre ragazze Marzadori, Sara, ottima violista; Francesco (Senese) dal sorriso luminoso. E……Ben ritrovato, caro Lucas -Don Chisciotte- Macias Navarro! Sorpresa del mio interlocutore.
Devo una risposta. Questa figura immortale si attaglia benissimo a Te che, per di più, sei spagnolo. Sai, alcune settimane or sono ho assistito in Ravenna ad una stupenda, immaginifica trasposizione scenica del romanzo di Cervantes, grazie ad un gruppo che non ha pari, interpreti e registi: Marcello Prayer, Francesco Aldorasi e, soprattutto, Alessio Boni. Il Don Chisciotte, cui quest’ultimo dà corpo e cuore, è carico di umanità, ironia ed autoironia, tenerezza, dramma, tutti i sentimenti umani in un’interpretazione che, ritengo, significhi un notevole salto di qualità per un eccellente attore come lui. Non figlio d’arte (proviene da un milieu assai lontano; proletario, come dice in tono scherzoso, ma non troppo), formatosi all’ottima scuola di Orazio Costa, Giorgio Strehler e Luca Ronconi -come Voi vi siete formati a quella di Abbado- paziente e serio, in grado di impegnarsi con passione, costanza, dedizione totale. E’ sufficiente osservare il calore con cui a fine spettacolo saluta pubblico e compagni di avventura.
Uno come voialtri, insomma, pur con qualche anno in più; ma Alessio ti appare, ad un rapido sguardo, sempre come un “ragazzo”, anche se da un po’ ha superato la boa dei cinquanta.
Principale partner di Boni è Serra Ylmaz: eccezionale attrice (e non solo) turca, persona ricca di sensibilità e talento, residente da anni in Italia; immigrata da lungo tempo, in grado di ricevere e dare cultura, diversità feconda e positiva. Il miglior Sancho Panza della Storia.
Bene. L’assunto principale della vicenda è: per realizzare i propri sogni occorrono coraggio, certo; ma soprattutto una discreta dose di follia. Chi ti sta attorno talvolta ti prende per pazzo, tende ad emarginarti…ma i fatti, prima o poi, ti daranno ragione. E poi: perché mai rinunciare ai sogni? Da questo siete partiti, amati amici della Mozart.
Ho letto la Tua intervista rilasciata al Resto del Carlino un paio di giorni fa, caro Lucas.
Riveli, senza alcuna iattanza: “…Quando tutto sembrava compromesso, venni a Bologna per un progetto con gli studenti dell’Accademia [Filarmonica] e chiesi al Presidente Loris Azzaroni: ‘Perché non proviamo?’ Lui apparve dubbioso sulla nostra volontà di continuare dopo Abbado, ma eccoci qua”. Naturalmente, questo va detto, l’iniziativa era stata intrapresa da Lucas previo accordo con gli colleghi / compagni di avventura.
A suo tempo ci fu chi -e non furon pochi- vi prese per matti e velleitari.
“Perdete il Vostro tempo…Meglio che archiviate l’esperienza, inserendola nel Vostro curriculum, lui [cioè Abbado] non c’è più, non ne vale la pena…Al momento attuale, poi..- ma Voi, uniti e coraggiosi, avete insistito e i fatti Vi stanno dando ragione.
Grazie al cielo, il mondo è pieno di questi Don Chisciotte: presi per folli da una non trascurabile fetta di coloro che dovrebbe far da sostegno. Ma la Storia ha dimostrato che scettici e detrattori sbagliavano
Oggi val la pena di soffermarsi un attimo sul sincero entusiasmo del Presidente dell’Accademia Filarmonica: “La Mozart è in grado di arrivare ovunque!” afferma orgoglioso Loris-Sancho-Azzaroni, attento alle spese, al passo secondo la gamba, al quotidiano, ma con le ali ai piedi.
[CONTINUA]
[1] L’Orchestra Mozart Festival 2019 è realizzato con il sostegno del Comune di Bologna; il patrocinio della Ragione Emilia Romagna; il contributo di: Alfasigma; Datalogic; Faac; Mielizia; la collaborazione di: Aeroprto di Bologna, NH-Bologna Hotel de la Gare, Palazzo Isolani, Salaborsa Ragazzi, Scrambler Ducati Food Factory, Tper; i media partner: Classic Voice, il Resto del Carlino, Rai Radio 3.
[2] Per quanto concerne il LAC rimando al mio commento sul Festival 2018, prima parte.
[3] Di questo testo scrivo, tra l’altro, nella puntata del “Diario di Viaggio 2017” dedicata a Lucerna e al suo Festival di Musica, alla nota n. 7.
[4] Franz Joseph Haydn (Rohrau, 31.3.1732 / Vienna 31.5.1809) Uno dei maggiori esponenti dell’epoca classica (è il periodo tra il barocco e il romanticismo, dalla seconda metà del Settecento, fino alla prima parte dell’Ottocento; cioè dalla morte di J.S. Bach -1750- fino alle prime composizioni per pianoforte di R. Schumann -1830-), è considerato il “padre” della sinfonia e del quartetto d’archi. Trascorre la maggior parte della sua lunga carriera in Austria, come maestro di cappella presso la famiglia Esterházy. Beethoven gli dedica le prime tre sonate di pianoforte.
[5] La Marcia funebre (in francese: Marche funèbre; in tedesco: Trauermarsch) è una composizione musicale del genere della marcia, adattata all’accompagnamento di cortei funebri e processioni religiose.
Trae origine dalla marcia ordinaria nata nel corso del XVII secolo che si sviluppa in seguito con caratteri originali definitisi negli anni della Rivoluzione Francese. Due secoli dopo, nel corso dell’Ottocento e pure del Novecento, acquista una notevole forza espressiva, specie nell’ambito di una composizione più ampia.
Celeberrimo è il primo movimento della Quinta Sinfonia di Gustav Mahler: composta nel 1902, fu eseguita due anni dopo.