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Ed. Mursia, Milano, Collana Romanzi Mursia, 2018, pp. 264, €.17

” ‘Questi ebrei sono così infidi? Li conosce? Nella mia città non sono così… pericolosi’

‘Eccome se li conosco!’ ‘Di persona?’ ‘No! Per sentito dire, da notai e da preti’

 

‘ Chi ha ucciso Gesù ora ci comanda’ “

 

Nulla di nuovo sotto il sole. Il dialogo riferito, intriso di antisemitismo, si svolge nel XVI secolo a Innsbruck, ma potremmo essere nell’Europa del XXI; a parte il riferimento a Gesù, figura oggi non tanto di moda, in tempi  di politicamente corretto galoppante, e qualche lieve adattamento di carattere culturale.

Renzo Caramaschi, lo scrittore Sindaco di Bolzano [1], nel suo sesto romanzo, uscito a fine ottobre 2018, Il Sigillo d’ambra, ci trasporta nel Millecinquecento, per l’esattezza a Siviglia.

Simon, il protagonista, giovane converso -cioè ebreo convertito, rimasto in Spagna dopo la cacciata, ad opera dei Re cattolici, nel 1492-, si è fatto apprezzare come amministratore presso la Real Udiencia y Casa de la Contratation (dove, quindicenne, era stato inserito dal padre), la società delle operazioni commerciali con le Indie. Fin dall’inizio egli non aveva lesinato il suo impegno, tanto che, a diciotto, occupa un posto di rilievo nell’organizzazione della società. Tutto ciò suscita forte invidia nella nobiltà cristiana locale, resa ingorda dal proprio antisemitismo e ansiosa di liberarsi di quella scomoda presenza.

Grazie a intrighi e soprusi diversi il giovane viene allontanato dal suo incarico, dalla sua città, dai suoi affetti e mandato a servizio dell’Impero, al fine di risanarne la disastrata situazione economica. Per l’esattezza a Innsbruck, quale consigliere del Signore di Salamanca, nuovo Ministro delle Finanze dell’Arciduca Ferdinando, fratello minore dell’imperatore Carlo V.

La partenza da Siviglia è dolorosissima per Simon: deve infatti abbandonare, oltre che la sua famiglia, Francisca, bellissima ragazza cristiana, sensuale danzatrice di flamenco, conosciuta allorché, una notte, un gruppo di nobilastri locali l’aveva aggredito, ferendolo gravemente.

Il coraggioso Felipe, fratello di lei, l’aveva soccorso e curato in casa sua con profondo coraggio e generosità, consapevole del rischio che comportava ospitare chi pur sempre era considerato, al di là della (supposta) conversione, un ebreo, quindi soggetto non affidabile.

Simon e Francisca si erano amati profondamente e, per tutta la vita, ella occuperà il posto principale nel cuore di lui, nonostante altri incontri, peraltro brevi e superficiali.

Il viaggio da Siviglia a Innsbruck porta il protagonista dapprima a Genova. Luogo malfamato, che “si apriva in collina, le viuzze incredibilmente sporche…percorse da uomini tesi a sopravvivere gli uni sugli altri, il vento a volte assente, girati gli angoli di angusti passaggi, spirava all’improvviso, facendo rabbrividire la pelle”.

I cattolici genovesi avevano accolto circa duecento ebrei in fuga dalla Spagna. I nuovi arrivati contribuivano a far prosperare il commercio, ma vivevano in un quartiere separato, consapevoli dell’odio di cui venivano fatti oggetto, nonostante il rilevante contributo allo sviluppo della città.

Dopo Genova, Verona e le valli dolomitiche. E ciò significa confrontarsi coi vescovi di Trento e Bressanone, con badesse vogliose di sesso, ma chiuse nel loro gretto egoismo, commerci, intrighi e inquietudini.

Il protagonista, animato da forte spirito di giustizia, assiste, nel cuore dell’Europa, al decadimento dell’Impero, mentre la figura e le parole di Lutero accendono gli animi di un popoli tormentati dalla povertà, dalle imposte, dai soprusi.

Per questi popoli vessati Simon chiede giustizia, ma ciò gli costerà caro.

Un romanzo storico articolato in capitoli brevi, succosi, in una prosa avvincente, sgranata, come spesso manca ad Autori più celebrati, che ci trasporta dalla colorata Spagna -passando per l’Italia e il Tirolo- fino ai freddi Paesi baltici (Estonia) dove Simon verrà esiliato e si dedicherà al commercio dell’ambra.

La storia di una vita defraudata: morirà poco più che cinquantenne, solo, questo antieroe pieno di generosità e ansioso di giustizia. “…aveva capito che i suoi erano  stati cinquantun anni di vita rubati, pieni di insulti e sarcasmi”.

Soltanto alla fine, in mezzo a tanto dolore, poco prima di lasciare questo mondo, avrà la gioia di sapere che….

Nel titolo del romanzo è racchiusa la sorpresa finale.

 

Il prossimo appuntamento letterario con Renzo Caramaschi, il settimo, è tra alcuni mesi: un libro di fiabe, con gli animali come protagonisti.

[1] V. mia recensione a Niente sponda di fiume, Febbraio 2018, dove inserisco note sull’A., incontrato di persona, per la presentazione del libro a Bologna.

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