novacella-2

 

25 LUGLIO, MARTEDI

Eccoci a parlare di Francia e della sua storia, dopo aver rievocato le suggestioni di ieri: la Corte del Re Sole, le danze con la musica di Lully e Couperin; e poi, nel prosieguo del tempo, Debussy, Ravel e Poulenc.

Giacomo e Massimo, dalla panchina (come si direbbe in gergo calcistico), non perdono una parola.

Giampaolo rileva come, anche dalla semplice lettura dei giornali, abbiamo tutti la sensazione, al di là delle singole vicende, che la storia della Francia sia, per così dire, “diversa” dalla nostra, che parimenti l’anima, per così dire, di quella Nazione se ne differenzi in modo notevole.

E’ vero, prosegue il nostro Professore, visto che è un altro Paese a cominciare dalla collocazione geografica.

Vediamo in modo quanto mai breve e parziale alcuni aspetti storici di rilievo, collegabili ai periodi in cui sono vissuti i musicisti incontrati da ultimo.

Partiamo dalla fine della Prima Guerra Mondiale: Francia vittoriosa dopo la sconfitta, subita nel 1870 ad opera della Germania. Tutto questo aveva suscitato nei francesi un condiviso sentimento di Rivincita, Revanche.

Teniamo presente come, contrariamente all’Italia, la Francia si sia sempre caratterizzata per un forte sentimento nazionale, il quale affonda le sue radici in una tradizione ultramillenaria, che parte da Carlo Magno, passando per Giovanna d’Arco, fino a Luigi XIV, Napoleone…e arriva a de Gaulle. Una tradizione, il che parrebbe strano riflette Giampaolo, sentita in modo forse preponderante dai credenti -religiosi e clero-, pur nel deciso anticlericalismo che caratterizzava il Paese tra Settecento e Novecento.

Il periodo di quarant’anni e poco più tra la sconfitta del 1870 e lo scoppio della Grande Guerra sono un lasso di tempo significativo per comprendere quanto avvenne “dopo”.

Cito alcuni punti salienti; chi è interessato, può approfondirli.

– La fine dell’Impero e le ipotesi di ripristino della monarchia

– La questione Dreyfus

– Le elezioni del 1898 e la scelta a sinistra

– La rottura tra Stato e Chiesa e tra Governo francese e Vaticano

ma anche

– La grande espansione coloniale in Africa e Asia

– L’accordo con la Gran Bretagna e l’allentamento delle tensioni con l’Italia

– La rivendicazione dell’Alsazia e della Lorena

– Il mito, come accennato sopra, della Rivincita -che peraltro tanto mito non è-.

Tipica della Francia è l’oscillazione /alternativa Stato / o Chiesa; Fede o Ateismo.

La legislazione promulgata nel 1905 prevede la trasformazione di tutto ciò che attiene alla Chiesa (istituzioni e quant’altro) in associazioni libere. La Chiesa francese, va da sé, non accetta queste leggi eversive -in base alle quali, ad esempio, la Grande Certosa viene chiusa-. La Francia si divide.

Allo scoppio della guerra molti giovani partono volontari per combattere contro la…fine della civiltà, la barbarie; cioè la Germania.

Ne segue un massacro immane -minore che in Italia, poiché, tra l’altro, noi entriamo nel conflitto un anno dopo-, che vede come annus horribilis per la Francia il 1917.

L’enorme numero di caduti comporta un sia pure parziale riavvicinamento tra Chiesa e Stato: vengono istituiti i cappellani militari (aumoniers militaires), che diventano figure consuete sui campi di battaglia. A proposito di questo tema ci soffermeremo, Mauro ed io, nel prosieguo del nostro viaggio, in una città francese emblematica per la Grande Guerra: Verdun (in Lorena, come sappiamo).

Nonostante le notevoli difficoltà, grazie soprattutto all’intervento degli USA a fianco dell’Intesa, la Francia esce vincitrice dal conflitto.

Diversi obiettivi sono raggiunti: la riconquista di Alsazia e Lorena; il ridimensionamento della Germania: nell’immaginario francese infatti la pace è possibile solo se alla Germania è impedito di prepararsi ad un’altra guerra. Sappiamo com’è finita.

Ulteriore questione: i danni di guerra, gravanti sulla Germania; danni che essa finirà di pagare solo nel 2010!

Grave situazione economico-finanziaria di Austria e Germania.

Occupazione della Ruhr. Dell’ampio territorio del bacino carbonifero della Ruhr -e, più in generale, della Renania- è prevista, dal Trattato di Versailles, la smilitarizzazione (osservata dalla Germania fino al 1936).

In tale contesto si inseriscono gli inadempimenti (da parte tedesca) alle riparazioni, sia in materie prime (legname, carbone) che in danaro, pure previsti dal Trattato di Versailles.

Ciò provoca, all’inizio del 1923, un’occupazione militare della zona da parte della Francia, principale creditore delle riparazioni.

Ne nascono disordini e violenze, con diverse vittime da parte tedesca; nonché una più generale resistenza passiva agli occupanti e numerosi scioperi. Oltre il passaggio dall’inflazione del marco, già cominciata negli anni precedenti, alla superinflazione dello stesso.

Fino a che Gran Bretagna e USA, differenziandosi dalla Francia, cercano una strada per fermare quella situazione assurda e drammatica, venendo incontro alle esigenze tedesche con il Piano Dawes (1924) che rende possibile una ripresa economica

Nell’ottobre 1925 è stipulato il Patto di Locarno. La Germania, ammessa nella Società delle Nazioni, ottiene una dilazione nei pagamenti con possibilità di ricevere prestiti internazionali. Purtroppo su tutto questo cade la crisi economica del 1929, che mette tutto in discussione e favorisce l’ascesa del nazismo [1].

Anni 1933 /1936: In Germania si ricostituisce l’esercito (peraltro mai scomparso)

Nel 1938 La Francia è nel panico, a causa della minaccia nazista.

1939: Patto Molotov / Ribbentrop e invasione della Polonia

1940: Invasione della Francia. Il Maresciallo Philippe Pétain viene chiamato dal Governo con l’approvazione del Parlamento. La “Canzone di Petain” sostituisce di fatto la Marsigliese. [2]

Da notare come, all’inizio, la Resistenza francese non è affatto comunista poiché, fino al giugno 1941 (“Operazione Barbarossa”), è in vigore il Patto del 1939 di cui sopra.

1943: Le colonie francesi diventano “golliste”. Il Gen. Charles de Gaulle sbarca ad Algeri nel maggio 1943 e forma col Gen. H. Giraud il Comitato francese di Liberazione nazionale (CFLN) per unificare la direzione dell’ “Impero” liberato e ne assume il comando.

Nel giugno 1944 il CFLN diviene Governo Provvisorio della Repubblica Francese (GPRF). Charles de Gaulle è a Parigi il 25 agosto 1944.

parigi-liberata

 

Con la Liberazione de Gaulle riconosce il diritto di voto alle donne francesi, avvia diverse riforme: dalle nazionalizzazioni all’istituzione di un sistema moderno di sicurezza sociale.

Dal 3 giugno 1944 al 2 novembre 1945 [3] egli è a capo del Governo provvisorio; dal 2 novembre 1945 al 20 gennaio 1946 è Presidente del Consiglio. Poco dopo si dimette e fonda, l’anno successivo, il c.d. Rassemblement du peuple français per cambiare la politica francese. Era contrario alla costituzione della Quarta Repubblica; questo finisce per emarginarlo, nonostante i vasti consensi della popolazione su di lui.

Ritorna alla ribalta (1958) con il problema dell’Algeria e della sua indipendenza (argomento che non affrontiamo, data la complessità).

Nominato Presidente del Consiglio dei Ministri, fa approvare la Quinta Repubblica Francese con un referendum.

Eletto Presidente della Repubblica egli vuole una “politica di grandezza” (la c.d. Grandeur) per la Francia. Consolida le istituzioni, la moneta (nuovo franco) e dà un ruolo di “terza via” economica ad uno Stato pianificatore e modernizzatore dell’industria. Rinuncia progressivamente all’Algeria francese, malgrado l’opposizione dei cosiddetti pieds noirs (cittadini francesi nati in Nordafrica) e dei militari, che avevano favorito il suo ritorno. Egli decolonizza anche l’ Africa sub sahariana, ma vi mantiene l’influenza francese.

De Gaulle è per l’ “indipendenza nazionale”, in antitesi col Federalismo europeo e la divisione attuata alla conferenza di Yalta. Immagina una “Europa delle Nazioni”, fondata sulla riconciliazione franco tedesca, che andrebbe “dall’Atlantico agli Urali”; realizza la Force de frappe nucleare francese (cioè di dissuasione); ritira il suo Paese dal comando militare della NATO, pone un veto all’ingresso del Regno Unito nella Comunità Europea, sostiene il “Quebec libero”, riconosce la Cina comunista, condanna la guerra in Vietnam; dopo un lungo periodo di buoni rapporti con Israele, inaugura una stagione di inimicizia con lo Stato ebraico, che ahimé tuttora permane.

La sua visione del potere, cioè di un capo approvato direttamente dalla Nazione, lo oppone ai partiti di sinistra, di centro pro europei e di estrema destra (il movimento di destra estrema OAS, contrario all’indipendenza algerina, di stampo fascista, organizza alcuni attentati contro la sua persona, falliti). I vari partiti politici criticano uno stile di governo troppo personale, quasi una sorta di “colpo di Stato permanente”, secondo la formula suggestiva di François Mitterand contro il quale de Gaulle è rieletto nel 1965 a suffragio universale diretto.

Supera la crisi del maggio 1968 (il famoso Maggio francese) -dopo aver dato, in un primo tempo, l’impressione di volersi ritirare- sciogliendo l’Assemblea nazionale e convocando elezioni anticipate: i partiti che lo sostengono riportano una maggioranza schiacciante (394 seggi su 487).

Ma l’anno dopo, 1969, egli sottomette il suo mandato al risultato del referendum sulla riforma del Senato e la Regionalizzazione.

Si dimette a seguito della vittoria dei “No”, ritirandosi nella sua proprietà di Colmbey-les Deux Églises, dove muore il 9 novembre 1970.

 

Pomeriggio –che confluirà nella sera- con i musicisti.

E’ dedicato alla GERMANIA

La parola a Giacomo. Interessante è conoscere, riflettere sulla Retorica in Musica, cioè di come quest’ultima ci “parli”; dei suoi timbri per così dire.

Carl Philipp Emanuel BACH -Weimar, 8 marzo 1714 / Amburgo, 14 dicembre 1788, secondogenito di Johan Sebastian: compositore, organista e clavicembalista- ce lo dimostra, nel brano (datato 1749) Dialogo tra un melanconico ed un sanguigno, che il nostro amico suona prima con una tonalità del violino poi con un’altra, evidenziando così i contrasti nell’anima.

Bach riprende la classifica, stilata a suo tempo da Ippocrate [4], dei quattro elementi liquidi o umori, cui corrispondono i diversi tipi umani:

Bile nera: tipo Melanconico

Bile gialla: Collerico

Flemma (o Muco): Flemmatico

Sangue: Sanguigno.

 

Allorché, nel 1792, Ludwig van Beethoven si trasferisce da Bonn a Vienna subito si rende conto che non si parla che di opera: italiana (Donizetti, Salieri) e non (Gluck).

I musicisti dell’epoca, impegnati nella composizione di brani che siano, il più possibile, graditi al pubblico –il che consente loro i necessari introiti…- ritengono necessario conferire ad essi una certa organicità, insomma un canone (in senso generale).

Ecco che nasce quella struttura che chiamiamo FORMA SONATA, la quale si articola secondo questi momenti:

1) -Esposizione. Comprende: il primo tema; il secondo tema, in contrasto col primo (per capirci: il primo è “maschile”, il secondo è “femminile”o viceversa); il ponte (breve o lungo) che collega entrambi.

Ci può essere una “coda” (lunga o corta) che contiene il ritornello. Ciò consente al pubblico di riascoltare e di familiarizzare col brano stesso.

2) -Sviluppo. Tutti gli elementi di cui sopra sub 1) entrano nel brano secondo la fantasia dell’autore (elementi del primo tema, del secondo, della coda, ecc.)

3) – Ripresa (o Riesposizione). Anche qui l’estro del musicista si sbizzarrisce.

Le eccezioni a questa regola, come sappiamo, sono infinite; al punto che spesso si ha l’impressione che essa non venga nemmeno seguita; come abbiamo già osservato all’inizio del nostro percorso.

Perché, domanda Massimo, si è adottata questa forma?

Semplice. Deriva dal nostro modo, occidentale, di ragionare che ha le sue radici nella cultura greca. Tesi / Antitesi / Sintesi. Grazie a ciò riusciamo ad isolare le diverse tematiche trattate.

Al contrario, la musica orientale è un continuo fluire di note brevissime, che non osserva la distinzione esposta sopra. Si tratta di un libero scorrere, che, per così dire, lascia perdere il ragionamento.

Le radici cristiane rafforzano il modo di organizzare il pensiero secondo Tesi / Antitesi / Sintesi

La tradizione cristiana poi si fonda sulla PAROLA, anche se, in epoca relativamente recente, essa ha (ri)scoperto il valore del SILENZIO, tipico dei Padri del Deserto.

Bellissimi i brani proposti alla sera.

Il primo.

Johann Sebastian Bach, Sonata per pianoforte [o clavicembalo] e violino in la maggiore BWV 1015.

Viene composta tra il 1717 e il 1723; è contemporanea quindi dei celebri Concerti Brandeburghesi [5]

e si distingue per varietà di espressione nei suoi tre movimenti.

Un Allegro assai di stile concertante, con un singolare arpeggio su un lungo pedale del basso [6] (mano sinistra del pianoforte), un Andante un poco (nostalgico) in fa diesis delicatamente cantabile e un Presto bipartito in fa diesis minore, che si sviluppa in forma di canone.

 

 

A seguire

Ludwig van Beethoven, Sonata per pianoforte e violino op. 12, n. 2, in la maggiore

Risale al 1798, un Beethoven ancor giovane, quindi. Dedica ad Antonio Salieri.

Un acido recensore dell’epoca scrisse, in modo sprezzante: “È innegabile che il signor Beethoven procede con un passo tutto suo. Cultura, cultura, sempre cultura, e mai natura, mai canto! Se lo si prende sul serio non c’è che una quantità di cultura, senza un buon metodo, una ricerca di modulazioni fuori dell’ordinario, un’antipatia per le combinazioni abituali, un accatastare difficoltà su difficoltà, fino a far perdere la pazienza e la gioia”. Mah. Il brano si presenta sin dalle prime battute dell’ Allegro vivace in modo diverso nel rapporto fra i due strumenti, che si rincorrono (botta e risposta) con un’arguzia un po’ capricciosa e ironica. Il tema ritmicamente punteggiato dal violino passa poi al pianoforte e si arricchisce di trovate armoniche e timbriche. Andante più tosto con Allegretto in la minore hanno un tono elegiaco e riflessivo nel dialogo tra il pianoforte e il violino. La frase melodica viene indicata con misurata riservatezza dal violino e quindi la raccoglie con delicatezza e circospezione il pianoforte. Il finale è un Allegro piacevole che con il suo carattere estroso assume i lineamenti dello Scherzo, nell’ambito di un discorso fitto di piccole frasi vivaci; fa pensare ad una piacevole gita in campagna.

Ecco Anne Sophie Mutter al violino con Lambert Orkis al pianoforte.

 

 

 

In chiusura un Johannes Brahms maturo (morirà a Vienna il 3 aprile 1897; era nato ad Amburgo il 7 maggio 1833) nella

Sonata per pianoforte e violino op. 108 in re minore, composta nel 1886/1888.

 

Le tre Sonate per violino e pianoforte op. 78, op. 100 e op. 108 appartengono alla piena maturità di Brahms e riflettono alcune caratteristiche fondamentali della sua poetica, prima fra tutte quel senso intimo, tenero, sentimentale e dolcemente affettuoso del Lied, che è l’elemento base e costante di tutta la produzione del compositore amburghese, dalla cameristica alla sinfonica. Si sa che oltre queste Sonate egli ne aveva scritte altre tre, di cui due furono distrutte dallo stesso autore, perché non ne era rimasto soddisfatto. Il terzo manoscritto delle Sonate non pubblicate, elaborato intorno al 1850 e catalogato con il numero 5 di opus, fu smarrito da Brahms a Weimar durante una visita a Liszt nel giugno del 1853. Non va dimenticata inoltre la presenza di Brahms nella Sonata per violino e pianoforte composta nel 1853 in collaborazione con Albert Dietrich e Robert Schumann.

Brahms compone le sue “Sonate” in vacanza presso il lago di Thun vicino Berna.

In questa di stasera hai l’impressione che, in qualche modo, l’Autore intenda nascondere i propri sentimenti nella forma; ma è un’opera cui davvero, concordano i nostri musicisti, “non manca nulla”, quanto a colore, pensieri, emozioni.

Dedicata al direttore d’orchestra ed amico Hans von Bülow, viene eseguita per la prima volta al Teatro dell’Opera di Budapest il 22 dicembre 1888 con Jenö Hubay al violino e lo stesso Brahms al pianoforte.

Egli invia il suo lavoro a Clara Schumann, la quale lo apprezza molto, a cominciare dal terzo movimento -Un poco presto e con sentimento- “Sembra una ragazza che amoreggia”, ella osserva.

Due parole sui quattro movimenti:

Allegro: In forma sonata, drammatico

-Adagio: Commovente

Un poco presto e con sentimento: Alè! Tutt’ altra Musica, di colpo. Pare un brano scritto oggi, per la modernità

Presto agitato: La passione esplode

Ecco un saggio del duo, nientemeno: David Oistrakh (Violino) e Sviatoslav Richter (Pianoforte). Irrinunciabile.

 

 

 

 

 

 

26 LUGLIO, MERCOLEDI

Stamani ci occupiamo di Austria: realtà storica, politica, culturale, umana dai mille volti.

Alcuni spunti, preziose “bandierine” come luoghi di partenza per tanti itinerari possibili.

Sotto diversi aspetti, l’Imperatore Carlo V (Gand, 24 febbraio 1500 – Cuacos de Yuste, 21 settembre 1558) ha rappresentato l’ultimo tentativo di ripristinare il Sacro Romano Impero.

Nel 1556 egli abdica, si ritira in un convento per prepararsi alla morte.

Viene a crearsi, dopo la sua scomparsa, una divisione che prepara l’Europa dell’avvenire.

– Da una parte → il ramo degli Asburgo che continua l’Impero

– Dall’altra → abbiamo la Spagna, coi suoi possedimenti.

Inevitabile l’accostamento tra il Monastero dell’Escorial (ad un’ora di pullman da Madrid: ne ho un emozionate ricordo risalente al 2009), luogo agostiniano, luminoso, dove riposano i monarchi spagnoli e la scura Kapuzinerkirche di Vienna con la sua Kaisergruft [7], luogo di sepoltura degli imperatori d’Austria e di alcuni aristocratici.

La visitammo nel lontano 1983, con il nostro -allora- piccolo Mattia, adesso barbuto quarantaduenne, il quale, forse per esorcizzare la paura di fantasmi e zombies, si divertiva a fare “toc toc” con le nocche delle dita sul coperchio dei sarcofaghi di illustri personaggi.

A parte le reminiscenze scherzose, un ideale accomuna questi due luoghi, all’apparenza così diversi: non si entra nell’al di là se non si rinuncia a tutti i titoli e le glorie raggiunte sulla terra. Piena spiritualità monastica.

Altro aspetto che accomuna Francesco Giuseppe e, ad esempio, Filippo II (Re di Spagna, figlio di Carlo V): il Sovrano è il massimo servitore dello Stato; una visione ascetica del potere, ben lontana da quanto purtroppo accade oggi. Ci sarebbe da….ghignare.

Da ricordare come, contrariamente al figlio e successore Filippo II, Carlo V si spostasse assai di frequente per il suo regno: c’è in lui un cosmopolitismo che non passa all’erede.

1848 – Sembra che cambi tutto, dopo i moti che scuotono l’Europa, ma, in realtà ciò non avviene, per l’ascesa, in quell’anno, di Francesco Giuseppe.

1866 – L’Impero asburgico diviene Austria-Ungheria, con la cosiddetta Ausgleich: vi sono due Parlamenti, compromesso che permette all’Impero di continuare.

Sistema asburgico: multinazionale che concede autonomie per evitare la frammentazione (pensiamo ad Alcide De Gasperi Deputato trentino al Parlamento di Vienna).

Fra gli anni ’60 dell’Ottocento e la Prima Guerra Mondiale le istanze autonomistiche crescono.

Francesco Ferdinando –l’erede imperiale ucciso a Sarajevo- era favorevole all’autonomia slava. Quali furono le cause dell’assassinio?

Ai primi del Novecento l’esercito austriaco non era potente come in passato (dato non evidente subito), soprattutto non organizzato per gli eventi che si sarebbero poi verificati.

1914 – Allorché, dopo l’attentato, l’Austria dichiara guerra alla Serbia, questo piccolo Paese, protetto dalla Russia, resiste in un primo momento (anche se cederà l’anno dopo).

L’Impero asburgico va in crisi, in Italia forte è l’irredentismo, con Gabriele D’Annunzio. Anzi, in Austria, c’era chi si rammaricava di non averlo, un D’Annunzio!

In epoca più recente l’Impero asburgico è stato rivalutato, pure come realtà economica “danubiana”, alla luce della storia europea successiva: pensiamo, un esempio per tutti, a come le vie d’acqua oggi siano riscoperte anche come mezzo di trasporto materiali. Era un’economia interdipendente nelle sue diverse realtà.

La Prima Guerra Mondiale si può dire, in breve, che termini per “mancanza di risorse”.

La difficile situazione della Germania contagia l’Austria, anche se non se ne parla pressoché mai.

1919-1920 – L’Imperatore Carlo cerca di riprendersi il trono, ma il tentativo fallisce e viene proclamata la Repubblica.

I Paesi che componevano l’ex Impero passano da un’economia “danubiana”, come scritto sopra, ad un sistema particolare, nazionale.

Ridotta ad una piccola entità, l’Austria deve, in qualche modo, reinventare la propria storia; e intanto il Parlamento imperiale diventa Parlamento austriaco, con i medesimi rappresentanti!

Grande crisi del 1929: Hitler riteneva che, a causa di questo, gli USA fossero un Paese finito.

Detta crisi si diffonde in tutta Europa dal 1930 al 1933.

Lo slogan “Piena Occupazione” è tra le principali cause di ascesa del nazismo.

L’Austria conosce tragiche vicende: dopo il Cancelliere Dolfuss (1932/1934) avremo l’Anschluss (marzo 1938).

Un particolare sull’Imperatrice Zita, moglie e poi vedova di Carlo, morto in esilio a Madera. [8]

Eccoli, nel giorno del loro matrimonio (21 ottobre 1911), accanto all’Imperatore Francesco Giuseppe.

zita11

 

Zita era italiana di nascita, diciassettesima dei ventiquattro figli di Roberto di Borbone-Parma. Il fidanzamento con Carlo d’Asburgo avviene il 13 giugno 1911 e il 21 ottobre si celebrano le loro nozze, alla presenza dell’anziano Imperatore, il quale forse si sarà rallegrato di questa lieta circostanza, dopo aver attraversato tanti dolori . Il matrimonio è benedetto da Papa Pio X, il quale, in un’udienza privata a Zita, le predice il futuro di imperatore del consorte, rivelandole che le virtù cristiane di Carlo sarebbero state di esempio per tutti i popoli.

Contraria al nazismo, s’impegna, dopo la Seconda Guerra Mondiale, a spiegare come la posizione dell’Austria fosse diversa da quella della Germania. Pare che l’Austria sia stata trattata dagli USA con maggiore riguardo proprio per suo merito.

Anche se, in verità, il Paese dovrà sobbarcarsi una non certo lieve occupazione militare sovietica fino al 1955. Sempre meglio comunque che fino al 1989 / 1990, com’è accaduto per la Germania!

 

Pomeriggio e sera liberi da impegni musicali.

Dopo pranzo ne approfittiamo per una prima gita alla vicina Bressanone.

Bressanone è il terzo comune per popolazione (poco meno di 23.000 abitanti) della Provincia autonoma di Bolzano.

E’ il capoluogo storico, artistico, culturale ed amministrativo del comprensorio della Valle Isarco.

Secondo la tradizione Bressanone viene fondata nel 901, tre secoli prima della costituzione della Contea del Tirolo. A far tempo dal 1004 e per diversi secoli è stata sotto la dominazione ecclesiastica del Principe-Vescovo di Bressanone.

Insieme al capoluogo della Provincia, cioè Bolzano, è quindi sede della diocesi di Bolzano/Bressanone; diocesi costituita nel 1964, staccando dall’Arcidiocesi di Trento la città di Bolzano e il territorio a sud di quest’ultima ed unendolo alla diocesi di Bressanone; mentre i territori della diocesi di Bressanone, ora situati in Austria (valle dell’Inn) sono stati staccati dalla stessa ed aggregati a quella di Innsbruck.

I Santi patroni della città sono: S. Cassiano di Imola, qui celebrato il 18 maggio [9]; poi i Santi Albuino [10]e Ingenuino [11], che proteggono contro la siccità e sono ricordati il 5 febbraio.

Le loro reliquie sono custodite nel locale Duomo.

Chi ha la bontà di leggermi non abbia timori! Non intendo tediare nessuno proponendo la storia di Bressanone, complessa e variegata: mi limiterò ad alcune notizie sul Duomo e il Palazzo vescovile inserendo immagini di questi luoghi tanto suggestivi.

Passeggiata lungo l’Isarco e ingresso nel centro storico

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

 

 C’è pure un piccolo oratorio -di cui non conosco il nome- introdotto da un curatissimo giardino.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

Due parole sul Duomo.

Il Duomo di Santa Maria Assunta e San Cassiano (in tedesco Dom Mariae Aufnahme in den Himmel und St. Kassian), anche conosciuto come Duomo di Bressanone (Brixner Dom), è il principale luogo di culto di Bressanone e Cattedrale della diocesi Bolzano-Bressanone.

La prima traccia che abbiamo risale attorno al X secolo: una chiesa in stile ottoniano distrutta da un incendio nel 1174.

Successivamente, sopra i resti della chiesa distrutta, viene eretto il Duomo, in stile romanico.

Piante a croce latina con tre navate, tre absidi e 2 campanili; sotto la chiesa era la cripta. Pure questo edificio andrà distrutto in un incendio nel 1234.

Nelle tre absidi c’erano degli altari in onore dei santi Pietro, Cassiano e Ingenuino.

Le reliquie di San Ingenuino vengono traslate da Sabiona a Bressanone nel 963 e quelle di San Cassiano nel 991. Bressanone diventa quindi quello che una volta era Sabiona.

Più tardi, nella seconda metà del 1700, l’edificio è rimaneggiato in stile barocco: è quello visibile ai nostri giorni; consacrazione avvenutanel 1758.

Committente del Duomo attuale: il Principe Vescovo Kaspar Ignaz von Künigl.

La cripta del Duomo romanico e gotico sono colmate durante la costruzione della chiesa barocca.

Vari gli architetti che si susseguono nella messa in opera: Teodoro Benedetti di Mori, Giuseppe Delai di Bolzano, Stephan Föger di Innsbruck, nonché i sacerdoti Franz Penz e Georg Tangl. Le nove pale dell’altare sono opere di grandi pittori, come Giambettino Cignaroli e altri.

La volta è decorata a stucchi negli anni ‘90 del secolo XIX; nel 1985/1986 tutto l’edificio è restaurato e rimesso a nuovo.

Dal 1950 (Anno Santo) il Duomo è anche basilica minore. [12] Per questo sopra l’ingresso principale spicca lo stemma del papa regnante.

Mentre il primo Duomo era dedicato a San Pietro, quello attuale è intitolato a Maria Assunta in cielo.

Nel 2001/02 il Duomo e i campanili godono di una nuova copertura: 85.000 tegole a smalto; da notare la particolare brillantezza del tetto.

A fine 2009, nell’atrio del Duomo sono stati posti tre scudi stemmati, raffiguranti gli stemmi di tre papi: Damaso II, Pio VI e Benedetto XVI; tre scudi, realizzati dallo scultore Markus Gasser, rappresentano i Papi che hanno avuto un rapporto speciale con la città vescovile.

Oggi il vescovo si è trasferito a Bolzano, ma ritorna nel Duomo di Bressanone per presiedere l’Eucaristia nelle maggiori solennità e in occasioni particolari, quali: il Giovedì Santo, allorché consacra gli olii utilizzati per l’amministrazione del Battesimo, della Cresima, dell’Unzione degli infermi, per l’Ordinazione di vescovi e presbiteri, nonché per la dedicazione di chiese e altari e la benedizione delle campane.

Altre funzioni alle quali il vescovo partecipa, sono: la Veglia Pasquale (dove egli stesso amministra il Battesimo), la Pentecoste (dove amministra la Cresima) e la festa dei Santi Pietro e Paolo, dove ordina i nuovi sacerdoti.

Nel Duomo sono sepolti tutti i 14 vescovi defunti dopo l’erezione della chiesa barocca dei quali si celebra la memoria. A loro e alla loro epoca fanno riferimento anche i monumenti lungo i pilastri e le scritte sul pavimento del transetto.

Il grande portale d’ingresso sta ad indicare che qui avviene l’accesso alla Gerusalemme celeste, la “Porta dei cieli”.

L’ottagono nel transetto è un’immagine della nuova vita, della comunità dei credenti della Gerusalemme celeste.

Sulle volte della Cattedrale si possono osservare affreschi di Paul Troger, rilevante pittore altoatesino barocco.

Sono presenti tre antichi organi.

Organo maggiore Si trova sulla cantoria in controfacciata. Costruito da una prestigiosa ditta organaria tirolese (Pirchner Orgelbau) ed inserito all’interno di una cassa riccamente decorata con sculture eseguite dall’altoatesino Konrad Wizer (1600) è stato inaugurato il 4 ottobre 1980.

Lo strumento è a trasmissione meccanica [13], dispone di 48 registri su tre tastiere, di 56 note ciascuna e pedaliera di 30, per un totale di ben 3335 canne!

Organo dell’abside

Sulla cantoria di sinistra dell’abside si trova un organo a trasmissione elettrica (l’organista non è a contatto diretto con lo strumento), costruito nel 1997 da Johann Pirchner per l’accompagnamento delle liturgie. Dispone di 21 registri, suddivisi tra due tastiere e pedaliera.

Organo della cappella di San Giovanni

Nella cappella laterale dedicata a S. Giovanni, si trova un organo positivo [14], costruito da Daniel Herz nel 1700, privo di pedale, con un’unica tastiera.

 

Gli affreschi

Nella pala dell’altare maggiore Michelangelo Unterperger ha raffigurato il Transito di Maria fra Apostoli e pie donne. Dall’alto entra una luce paradisiaca e schiere angeliche si librano in volo pronte ad accompagnare la Madre di Gesù in Paradiso.

Nell’affresco di Paul Troger sopra il presbiterio ecco Cristo accoglie Maria in cielo. Il grandioso affresco del Troger nella volta della navata (più di 250 m², con oltre 200 figure) ci permette di spingere lo sguardo nella maestosità del cielo.

Sopra la Cantoria è raffigurato un concerto angelico.

Nel transetto di sinistra il patrono diocesano San Cassiano è raffigurato come maestro, martire e missionario a Sabiona, la prima sede vescovile nella “terra dei monti”. Nel grande affresco della volta egli, con i santi vescovi Ingenuino, Albuino ed Artmanno, si incammina verso la beatitudine celeste.

Ecco alcune immagini del Duomo, dall’esterno.

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

 

 

 

E il Palazzo Arcivescovile con vasto giardino ricco delle più svariate essenze vogliamo trascurarlo?

Ma ci mancherebbe…….

E’ la cosiddetta Hofburg: antica residenza del Vescovo, quando ancora il vescovo risiedeva presso Bressanone. Il palazzo è disposto su tre piani, e le sue facciate esterne sono di un pallido giallo, decorato in porpora. Le facciate poste a nord e sud presentano due logge rinascimentali, mentre le altre due facciate sono in stile barocco, il tutto su progetto di Hans Reichle dello Schongau (1565-1642). Dal 1998 al suo interno si trova un importante Museo, posto in ben 70 sale. Il palazzo ospita anche una mostra permanente di Presepi, una delle collezioni più importanti d’Europa, di cui uno dei maggiori promotori fu il Principe Vescovo Karl Franz Lodorn.

 

hofburg-ausenansicht_vonsuden_1800x900-768x384

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

Notevole è il Giardino dei Signori del Palazzo Vescovile che con piacere visitiamo. Esso fu allestito nel 1570 in stile rinascimentale ed inizialmente era uno spazio riservato al riposo e allo svago del clero di Bressanone. La popolazione poté accedervi solo nel 1992 (!!!). Prima della sua apertura, il Giardino dei Signori è stato sottoposto a dei lavori di risanamento per un periodo di due anni, in base ad un’antica planimetria del 1831. Oggi, oltre che piante ornamentali, vengono coltivati pure erbe aromatiche ed ortaggi.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

 

Rientriamo alla base.

Prima di congedarci  ci fermiamo in una fornita bancarella, posta a due passi dal Duomo.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Acquistiamo un po’ di frutta, sempre ottima da queste parti, e una bella busta di trigonella caerulea.

Che cos’è?

Brotklee è il suo nome in tedesco, Zigainerkraut  è chiamata quello nel dialetto sudtirolese soprattutto nella Val Pusteria e Isarco; il nome botanico è Trigonella caerulea. E’ una pianta usata per aromatizzare il pane nero, molto usata in Alto Adige e pure in Austria. E’ un’essenza aromatica della famiglia delle leguminose. La sua denominazione in dialetto sarebbe, come detto, “erba zingara” (zigainer zingaro e kraut erba). Non si conosce la ragione precisa dell’origine di tale termine. Si pensa che venisse portata di paese in paese dalle carovane degli zingari che un tempo si occupavano di qualche lavoro artigianale, come la riparazione dei paioli di rame e la produzione delle funi, usate per la fienagione. Questo particolare di sapida vita vissuta mi  ricorda il “sale dello zingaro”, caro al nostro Stefano Bicocchi (in arte Vito), comico bolognese appassionato di cucina, come tutta la sua famiglia. Vito, nel simpatico libro-cronaca di casa Vito con i suoi (Ed. Il Gambero Rosso, Roma, 2016), ricco di piatti  facilissimi da riprodurre -una rarità-, racconta che suo padre Roberto ricevette la ricetta di questo sale aromatizzato (sale fino, scorza di limone, alloro, rosmarino, aglio, salvia) da uno zingaro di passaggio da S. Giovanni in Persiceto con la sua carovana. L’ho provato a mia volta e lo consiglio davvero, specie con le patate arrosto.

Torniamo….a bomba.

La Trigonella è una pianta annuale. Si raccoglie a luglio, dopo la fioritura. Qui, in Sud Tirolo, si usano foglie e steli macinati e seccati.

trigonella-caerulea-1_600x600

 

In Svizzera (Canton Glarona) i semi sono usati come ingrediente di un formaggio tipico: Schabziger Käse.

schabziger-_

 

Si può conservare per lungo tempo in un luogo fresco.

Se la aggiungi nell’impasto del pane, avrai in tavola un evocativo aroma di montagna.

Quando ho tempo, preparo volentieri il pane in casa: incamero quindi questo prezioso ingrediente.

Agrodolce

 

 

                                                                                                                                                                     [CONTINUA]

 

 

[1] Per stabilire l’autodeterminazione della Saar fu svolto un plebiscito nel 1935; il protettorato fu sciolto e i relativi territori confluirono nella Germania nazista.

 

[2] Maréchal, nous voilà ! (“Maresciallo, eccoci!”) è una canzone francese dedicata al Maresciallo Pétain. Il testo venne scritto da André Montagnard, al quale fu attribuita, assieme a Charles Courtioux, anche la composizione della musica. Durante la Repubblica di Vichy fu eseguita in molte occasioni pubbliche in Francia e Algeria diventando così concorrente alla Marseillaise come inno nazionale, pur restando ufficiale sempre quest’ultimo. La marcia, composta ufficialmente nel 1941, si scoprì poi essere un plagio della canzone del polacco Casimir Oberfeld, chiamata La Margoton du bataillon. Lo stesso Oberfeld, ironia della sorte, morì nel 1945 ad Auschwitz.

[3] A fine conflitto Pétain fu processato (per tradimento e collaborazione col nemico) e condannato a morte, pena commutata da de Gaulle nell’ergastolo.

[4] Ippocrate di Cos (460 a.C. / 377 a.C) è considerato il fondatore della scienza medica ed anche uno dei padri dell’aforisma occidentale

[5] I cosiddetti concerti brandeburghesi sono sei concerti composti da J.S. Bach nel periodo trascorso a Khöten, in Sassonia-Anhalt, dal 1717 al 1723. Furono dedicati al margravio Cristiano Ludovico di Brandeburgo Schwedt. Bach adottò per queste opere la dicitura francese di Concerts avec plusieurs instruments (che può essere quindi considerato il titolo ufficiale dell’opera), in parte caratterizzata da movimenti in cui il numero di strumenti corrisponde al numero di parti eseguite, (cioè senza il “raddoppio” della parte). La caratteristica principale di questi concerti è dunque la loro forma solistica, in cui ogni esecutore segue una propria linea melodica o armonica secondo il momento, contraria ad ogni tipo di riproduzione tendente a presentarli in forma orchestrale classica.

La denominazione attuale di “concerti brandeburghesi” è stata introdotta dal primo grande biografo di Bach e primo curatore ufficiale del suo catalogo del 1879, Philipp Spitta, per via della loro destinazione

 

[6] Il basso continuo è una sorta di improvvisazione lungo linee “basse” da parte di strumenti che riescono a produrre note “basse”: ad es. pianoforte, violoncello, fagotto, clavicembalo.

[7] La costruzione del chiostro e della cripta fu voluta dall’Imperatrice Anna del Tirolo nel  1617 per sé e per il marito, l’Imperatore Mattia. L’imperatore Ferdinando d’Asburgo, scelse questa cripta come luogo di esequie e sepoltura degli Imperatori del Sacro Romano Impero e della dinastia imperiale.

 

[8] Zita Maria delle Grazie Adelgonda Micaela Raffaela Gabriella Giuseppina Antonia Luisa Agnese di Borbone-Parma (Capezzano Pianore, vicino Camaiore, 9 maggio 1892 / Zizers, Svizzera –Cantone dei Grigioni-, 14 marzo 1989) è stata l’ultima imperatrice d’Austria, regina di Boemia, regina apostolica d’Ungheria. Proclamata Serva di Dio dalla Chiesa cattolica.

[9] San Cassiano di Imola (circa 240 / 33-305), martire cristiano, è il patrono principale della Diocesi di Imola (festeggiato il 13 agosto), nonché dell’arcidiocesi di Ferrara e Comacchio e di quella di Bolzano – Bressanone (festeggiato l8 maggio); oltre a diversi luoghi, all’estero e in Italia, come, ad esempio, S. Casciano Val di Pesa.

Stabilitosi a Forum Cornelii, l’odierna Imola, Cassiano vi insegnò grammatica e letteratura. Impartì ad alcuni suoi allievi anche lezioni di ars notoria, la moderna stenografia. Educatore della gioventù, non rinunciò a comunicare la fede cristiana gli allievi. Alcuni cittadini lo denunciarono alle autorità come “autore di una nuova religione”. Processato, gli fu ordinato di rinunciare al proprio credo e di sacrificare agli dei. Cassiano rifiutò e fu condannato a morte. Il giudice impose ai suoi studenti, come pena per averlo ascoltato, di eseguire la condanna.

Il martirio di San Cassiano si colloca probabilmente al tempo della persecuzione dei cristiani ordinata dall’Imperatore Diocleziano (febbraio 303 – marzo 305). Per lunghi secoli si è pensato che il racconto del martirio fosse solo una pia tradizione popolare. Peraltro recenti studi, promossi nell’ambito dell’Anno Cassianeo, compiuti da diverse équipes statunitensi ed europee, hanno dimostrato che i fori che si trovano nel cranio del martire sono compatibili con le dimensioni degli stiletti con cui all’epoca gli studenti incidevano le tavole di cera e con cui sarebbe stato compiuto il martirio. E’ considerato il patrono di: scrittori, stenografi, informatici (sic), dattilografi, professori.

 

[10] Albuino divenne nel 975 vescovo di Sabiona (considerata l’organizzazione ecclesiastica più antica della regione del Tirolo, risalente al VI secolo) ed è ricordato a Bressanone e in tutto l’Alto Adige come il vescovo che trasferì la diocesi da Sabiona a Bressanone. Qui morì il 5 febbraio 1006.

 

[11] Ingenuino, anche noto come Genuino (VI secolo, Sabiona, 605), fu il primo vescovo della diocesi di Sabiona. Morì nel 605 a Sabiona, ove il suo corpo fu inizialmente sepolto; ma nel 963 le sue reliquie vennero trasferite nel Duomo di Bressanone.

[12] Basilica minore (basilica minor), è una denominazione onorifica che il Papa concede a edifici religiosi cattolici particolarmente importanti. Attribuzione e denominazione non sono limitate allo stile e alla omonima tipologia architettonica.

Una basilica minore può avere anche il titolo di basilica papale: attualmente, in Italia, questo status è stato concesso solo alla basilica di S. Francesco e a quella di S. Maria degli Angeli in Assisi.

 

[13] Premesso che, ciò vale per tutti i tipi di organo, nell’alimentazione di esso è indispensabile una riserva d’aria (generalmente un mantice) che un tempo veniva alimentato manualmente tramite delle pompe, mentre oggi si utilizza un compressore elettrico; basti dire (senza addentrarci in complesse spiegazioni) che la trasmissione meccanica, rispetto a tutte le altre, consente la miglior coscienza esecutiva in quanto l’organista resta a contatto diretto ed immediato con il proprio strumento e, mediante un sapiente controllo della pressione sul tasto, può incidere sulla resa sonora delle canne. .

 

[14] L’organo positivo (chiamato anche semplicemente positivo o organo da camera) è un piccolo organo a canne, dotato di un unico manuale. Il suo nome deriva dal latino ponere, “collocare”, in quanto è possibile trasportarlo.