Mostra storico didattica in occasione del 150° dell’Unità d’Italia
Museo Ebraico di Bologna 9 Novembre 2011 / 15 gennaio 2012
In occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia il Museo Ebraico di Bologna ha dato vita alla mostra storico-didattica La partecipazione degli Ebrei al Risorgimento in Emilia-Romagna [1815 /1870] volta a porre in luce la partecipazione degli Ebrei alla storia del nostro Paese nel XIX secolo e, in particolare, agli avvenimenti che furono alla base del Risorgimento e della nascita dello Stato unitario.
Il Risorgimento per gli Ebrei significa anzitutto Emancipazione, cioè estensione a questa minoranza dei diritti civili e politici al pari degli altri cittadini. Ed è vissuto non solo e non tanto in termini religiosi, quanto come liberazione civile, come uscita dai ghetti, certo materiali, fisici, ma, in primo luogo, psicologici ed esistenziali.
Il Risorgimento per gli Ebrei significa anzitutto Emancipazione, cioè estensione a questa minoranza dei diritti civili e politici al pari degli altri cittadini. Ed è vissuto non solo e non tanto in termini religiosi, quanto come liberazione civile, come uscita dai ghetti, certo materiali, fisici, ma, in primo luogo, psicologici ed esistenziali.
Gli Ebrei entrano ben presto nelle società segrete e nella Carboneria, stampano manifesti, finanziano progetti.
Nella nostra Regione tra le prime figure di combattenti ebrei abbiamo Abramo Fortis, figura di rilevo nei moti di Faenza nel 1820; Israel Latis, condannato dal duca di Modena nel 1831; Giacomo Levi, reggiano, il quale, nel 1831, viene rinchiuso a Venezia nella prigione dei Piombi insieme con Daniele Manin per avere partecipato ai moti di quell’anno con un nutrito gruppo di correligionari, poi condannati al carcere o all’esilio; tra i ferraresi, Salvatore Anau e l’economista centese Leone Carpi fanno parte dell’Assemblea della Repubblica Romana nel 1849.
Patriota ebreo, scrittore e storico è il modenese Cesare Rovighi, ammirato da Garibaldi, che prende parte alla Seconda Guerra di Indipendenza e a numerose battaglie risorgimentali.
Discepolo di Giuseppe Mazzini e poi seguace di Garibaldi è il colonnello Enrico Guastalla, direttore a Genova del periodico Libertà e Azione, nonché tra gli organizzatori della spedizione in appoggio allo sbarco dei Mille. A proposito di questi ultimi, ricordiamo, nelle loro file, tra gli altri, Eugenio Ravà, reggiano, Sabbatino Jacchia di Lugo e Samuele Finzi di Correggio.
Numerosi sono gli Ebrei emiliano romagnoli che, negli anni, partecipano in modo attivo al governo del nuovo Stato; un nome per tutti è quello di Epaminonda Segré di Novellara, collaboratore di Quintino Sella al Ministero delle Finanze.
Ricordiamo sempre quale profondo rapporto c’è tra Mazzini e il mondo ebraico sia per quanto concerne il contesto italiano, sia in riferimento alla nascita e allo sviluppo del movimento nazionale ebraico, il Sionismo. Non a caso Theodor Herzl è chiamato “Il Mazzini di Israele”, vedi, in proposito, il significativo volume di Luigi Compagna, intitolato, non a caso, Theodor Herzl, il Mazzini di Israele (Ed. Rubbettino, 2010, pp. 242).
La Mostra è pure visitabile on line sul sito del Museo (www.museoebraicobo.it) consultando i quindici pannelli, un autentico e appassionante volume di storia .
Nell’ambito dell’esposizione sono -e sono state- organizzate diverse iniziative.
In primo luogo il Convegno nazionale di Studi Gli Ebrei italiani dai vecchi stati all’Unità, tenutosi il 9 novembre scorso, che ha visto l’apporto di studiosi di chiara fama; conferenze e dibattiti, come quello -20 novembre- dedicato al confronto tra le due realtà di Ferrara e Parma, con Davide Luigi Mantovani (storico) ed Ercole Camurani (giornalista e saggista), nell’ambito della quinta edizione di SBAM! Cultura a porte aperte, iniziativa a cura dell’Assessorato alla Cultura e Pari Opportunità della Provincia di Bologna. Tale incontro ha evidenziato quanto rilevante sia stato il ruolo della minoranza ebraica nella costruzione delle strutture economico/sociali del nostro Paese, sia prima che dopo la costituzione dello Stato unitario.
A questo proposito, alcune note di cultura e costume. Zaccaria Pisa -proveniente da una famiglia ebraica ferrarese di commercianti e banchieri, l’origine della quale risale alla Comunità romana dei secoli XIII-XIV- dà vita all’omonima Banca, poi trasferita a Milano nel 1852. Fu sempre un Istituto progressista e d’avanguardia, che contribuì in modo notevole alla crescita della città. Tra l’altro, salvò dalla chiusura un giornale sportivo in difficoltà, divenuto poi la celebre Gazzetta dello Sport, dalle caratteristiche pagine color rosa (dal 1899).
Infine, l’offerta didattica del Museo per l’anno 2011/2012 prevede un programma di incontri interattivi per il pubblico adulto. Tramite l’adesione alle tematiche introdotte col concetto di lifelong learning (apprendimento lungo tutto l’arco della vita) l’istituzione propone contesti di formazione dinamici e interculturali -a cominciare dalla presente esposizione- accompagnando il pubblico ad una più approfondita conoscenza della storia, della tradizione e dell’identità ebraica.