(Titolo originale The Secret Life of Walter Mitty; U.S.A., 2013; Genere: Commedia, Avventura)
 
“Hai…hai mai fatto qualcosa di notevole  degno di menzione?”
“Vedere il mondo, attraversare i pericoli, guardare oltre i muri”
Quinto film da regista di Benjamin (Ben) Stiller, attore tra i più simpatici e versatili di Hollywood. Uscito in Italia in questi giorni, I sogni segreti di Walter Mitty è una strenna natalizia che emoziona e fa riflettere.
Ispirato ad un musical di successo, Sogni proibiti, interpretato nel 1947 da Danny Kaye -tratto, a sua volta, dall’omonimo romanzo di James Thurber-, racconta la storia di Walter Mitty (lo stesso Stiller), un quarantenne newyorkese, d’animo buono e sognatore, responsabile dell’archivio e sviluppo negativi della Rivista Life. Talvolta, mentre è preso dalle incombenze quotidiane, gli capita di estraniarsi dalla realtà e sognare ad occhi aperti mirabolanti avventure che lo vedono protagonista.
E’ fortemente attratto da Cheryl Melhoff (Kristen Wiig) una graziosa impiegata che lavora in un ufficio non lontano dal suo, ma, causa la timidezza, non osa rivolgerle la parola. Preferirebbe entrare in contatto con lei tramite la copertura, falsamente rassicurante, di un social network, ma non ci riesce per i soliti, banali, trabocchetti tecnici di cui è disseminata l’informatica per i profani.
Allora si consola favoleggiando: ad esempio, immagina di salvare il cagnolino della ragazza portandolo all’esterno di un edificio che esplode una frazione di secondo dopo, o di sedurla tra i ghiacci nelle vesti di un esploratore dal buffo accento.
Sua madre Edna è signora vivace ed ironica -che gioia rivedere la mitica Shirley Mc Laine!-, specializzata nel cucinare un’insuperabile torta al mandarino e legatissima ad un vecchio pianoforte, dono del defunto marito, morto quando Walter aveva sedici anni e sua sorella Odessa era piccola.
Allorché, a causa -o col pretesto- della crisi economica la direzione della Rivista decide di sopprimerne la versione cartacea in favore di quella on line, tra i dipendenti dilaga il panico: diversi posti di lavoro sono in bilico, tra cui quelli dello stesso Walter e di Cheryl.
Si pone poi la questione  di come predisporre l’ultimo numero nella veste tradizionale. In particolare è problematico confezionare  la relativa copertina: quell’immagine, che il più celebre fotografo del mondo, freelance, Sean O’Connell, ha inviato, qualche tempo prima a Life, definendola “perfetta” proprio per  la copertina, nessuno ha potuto vederla perché il suo negativo -il n. 25!- pare essere scomparso e nessuno sa dove si trovi.
Toccherà a Walter, nella sua qualità di responsabile dell’archivio fotografico e conosciuto come persona ingenua e di buona volontà, lasciare il suo ambiente di vita, dal quale non si era mai mosso, per andare alla ricerca del misterioso negativo e del suo autore; personaggio stravagante, celebre nel ritrarre luoghi e situazioni estreme. E nello scomparire, proprio quando sei (o credi di essere) a un passo da lui.
Il protagonista abbandona giocoforza i quotidiani sogni ad occhi aperti per tuffarsi in una realtà assai più fantastica, e sovente più pericolosa, di quella immaginaria.
E non è una coincidenza il fatto che, nella nuova situazione, finalmente, incontri di persona Cheryl, interagisca con lei e conosca alcuni aspetti della sua vita: come, ad esempio, che è separata dal marito e madre di un simpatico ragazzino biondo, appassionato di skateboard. Come Walter, del resto.
La nuova vita di Mitty ora scorre su autentiche “montagne russe” nei luoghi più incredibili del pianeta: da un istante all’altro va dalla Grande Mela, alla verde Groenlandia, all’Islanda dei ghiacciai e dei vulcani, rischiando grosso a causa dell’eruzione del tremendo Evjafjöll, la cui nube di cenere mandò alcuni anni fa in tilt gran parte degli aeroporti europei per diversi giorni. Si salva grazie all’aiuto di un intrepido signore che lo carica in fretta e furia sulla sua automobile proprio quando quella forza della natura li sta inseguendo inesorabile. Solleva lo sguardo e gli par di vedere, per un attimo, O’Connell il quale, a bordo di un elicottero, riprende con passione e sprezzo del pericolo l’eccezionale spettacolo. E’ pura fantasia? No, è tutto vero. Forse.
Mentre nella prima parte del film Sogno e Realtà erano due situazioni ben distinte e contrapposte, man mano che la trama si sviluppa esse tendono a confondersi, anzi a coincidere.
L’Himalaya e l’Afganistan non possono attendere.
E finalmente avviene l’incontro col Mago della fotografia, al quale presta il proprio volto un camaleontico Sean Penn, lì per lì irriconoscibile: la virtù degli attori autentici.
Barba incolta, capelli in disordine, rughe, innamorato della realtà all’intorno cui si accosta con devozione, al punto di rinunciare a riprendere con l’obiettivo un rarissimo esemplare di leopardo delle nevi (o gatto fantasma, che dir si voglia) per non sciupare la gioia di quella visione davvero unica.
O’Connell è la figura umana-chiave attorno alla quale ruotano le avventure di Walter. Poi ve ne sono altre due, non umane: una è il negativo n. 25 e l’altra…..
L’imprevedibile sbuca minuto dopo minuto, fino alla sorpresa finale, che contiene un garbato, ma inequivocabile, messaggio.
Confezionato con lievità, frutto di mestiere e di cuore, Stiller ci presenta una sorta di antieroe in grado di ribellarsi contro coloro i quali, con vile arroganza, pretenderebbero di distruggere l’impegno personale e la fantasia. Efficacissimo, a tale proposito, il personaggio del giovanotto, ciuffo di capelli alto sul capo e barbetta, nonché faccia da schiaffi e ignorante come non mai, chiamato a gestire il cambiamento di rotta nella Rivista.
Derubato del suo mondo, di stabili punti di riferimento, in favore di un freddo archivio digitale, il nostro paladino sa reagire e affronta questo viaggio reale / immaginario.
Anzi la fantasia che giocoforza Walter aveva sviluppato nel tempo per esorcizzare le gravi prove cui la vita lo aveva sottoposto -a cominciare dalla perdita del padre negli anni dell’adolescenza-, proprio questa capacità di sognare ha “messo in azione l’eroe che [egli] aveva dentro”, così dichiara l’Autore in un’intervista di alcune settimane fa, confessando come l’idea del film gli “girasse per la testa” da alcuni anni.
Nulla, nella narrazione, è lasciato al caso: ogni elemento, perfino quello in apparenza più insignificante, svolge un ruolo preciso: si tratti di persone, animali, paesaggi o cose. Ciascuna tessera si inserisce alla perfezione nel poetico mosaico d’insieme.

Sogni proibiti
uscì a breve distanza dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, la nostra pellicola vede la luce in piena crisi economica. Due momenti gravi, nei quali, con le aziende decise a tirare i remi in barca a scapito del personale, la creatività e lo spirito di iniziativa si rivelano l’unica strategia di sopravvivenza.
Spontaneo accostare il personaggio alle figure più vivaci dello humour ebraico, lo schlemiel, il (peraltro solo apparente) “credulone, babbeo”, quello che alla fine però esce vincitore su avversari che sembrerebbero assai più corazzati di lui di fronte alle difficoltà della vita. Discendente di Ebrei in parte austriaci, in parte russi, Stiller sottolinea il proprio legame con quel tipo di umorismo, come del resto in altre occasioni -pensiamo a Larry, il bizzarro inventore / guardiano notturno di Una notte al Museo (2006/2007)-.
Come del resto era un comico, per così dire, di derivazione ebraica Danny Kaye, il cui vero nome era David Daniel Kaminsky (1913/1987), nato a Brooklyn, ma figlio di ebrei emigrati dall’Ucraina.
“Volevo raccontare una storia diversa, commuovere la gente, parlare a tutti quelli che nella vita vorrebbero osare e non lo fanno. Ho sempre avuto la passione per i film che fanno piangere e ridere contemporaneamente”, afferma Ben Stiller.
 Obiettivo centrato.

Ecco il trailer

 

 

 

 

 

 

https://youtu.be/nhg5mMs9cU4

http://youtu.be/lxYGXXunV74

SCHEDA E TRAMA DEL FILM